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Draghi va avanti e chiede coerenza, i 5Stelle fingono di ignorare la scissione

Camere con vista: Draghi va, i 5Stelle fingono di ignorare la scissione e il PD riflette.

Camere con vista: Draghi va, i 5Stelle fingono di ignorare la scissione e il PD riflette.

Paradossi della politica italiana. Draghi chiede coerenza, avverte che la strada è quella di un aiuto anche militare all’Ucraina e la pace si potrà fare alle condizioni che detterà quel Paese.  E su quella linea con fermezza c’è soprattutto Fratelli d’Italia, il solo partito di opposizione se non si prendono in considerazione varie schegge parlamentari frutto di abbandoni e scissioni. La maggioranza, quella che ufficialmente sostiene Draghi, anche alla Camera, approva una risoluzione annacquata frutto di una laboriosa mediazione tra le forze politiche. Così ha buon gioco Giorgia Meloni nel sottolineare le ambiguità di quel testo. Ma così è la politica oggi. Del resto è Casini, l’ultimo reduce di quella Prima Repubblica, a volte disprezzata e a volte rimpianta, a ricordare che in passato tutto si sarebbe risolto in poche parole: ascoltate le dichiarazioni del presidente del Consiglio il Parlamento approva.  Già, ma i 5Stelle volevano marcare la propria differenza,  con una serie di preultimatum che hanno portato a risibili risultati concreti, nulla cambia nella linea governativa, ma sono costati una scissione sanguinosa. Forse il preludio di una evaporazione di un movimento politico che pretendeva di rivoluzionare la politica italiana e che invece si sta sciogliendo sotto il sole torrido di questa estate. Poi c’è la Lega. Rifiuta di essere la quinta colonna di Putin, condanna quella invasione, prende le distanze, vorrebbe solo che Draghi parlasse anche di pace. E’ accontentata. Rivendica il successo. Piccole schermaglie. In aula c’è chi denuncia l’invio di obici agli ucraini, denunciando che quelle non siano armi difensive. Un tentativo, caduto nel vuoto, di distinguere tra armi difensive e offensive. A parte gli scudi quale arma è solo difensiva? E come si fermano dei blindati aggressori? L’aria a Montecitorio è solenne, come nelle grandi occasioni, ma è la politica di piccolo cabotaggio che fa capolino. Ci sono anche i grandi temi, l’energia, la siccità, le conseguenze delle sanzioni economiche. L’Europa, l’ombrello Nato. Meloni  più in sintona di altri con Draghi prova  a dire che vanno incrementate le spese militari. Ma è sola, meglio non aprire la questione, la faticosa mediazione raggiunta in questa anomala maggioranza potrebbe saltare. A Draghi interessava non avere intralci dal Parlamento. Così è stato. Va al Consiglio d’Europa con il sostegno del Parlamento. Le altre questione le lascia ai partiti.

Di Maio, dopo la rottura con il suo vecchio schieramento, siede al fianco del premier, quasi a ribadire che anche lui fa parte del presunto partito di Draghi. Non ci sono polemiche dirette, almeno questo, c’è solo attesa per una fase politica nuova. Di Maio e il suo gruppo possono fare la fine del partito di Alfano o di Fini: evaporati al primo passaggio elettorale. Oppure può dar vita a uno schieramento centrista capace di condizionare la nuova legislatura. Se Di Maio si limiterà a fare un suo partito e basta l’esito è scontato. Se invece riuscirà a unirsi ad altre forse in movimento allora la musica potrebbe essere diversa. Intanto Conte sembra non dar peso a una scissione che pure pesa sul movimento che da oggi non è più la prima forza parlamentare. I 5Stelle, comunque, hanno confermato il sostegno all’esecutivo. Ma sarà così anche dopo. Grillo atteso a Roma nei prossimi giorni potrebbe rinunciare. Del resto ormai la frittata è fatta. Letta parla alla Camera, ma si dedica all’Europa. Nessun cenno a Conte, Di Maio, a quel campo largo che sempre più appare come un aborto politico. Un frutto  mai nato. Il problema c’è. Sono ringalluzziti i centristi di Destra e Sinistra che intravedono uno spazio politico di intervento. A Destra si sente aria di vittoria, alle prossime politiche. Ma la strada è lunga.

Draghi lascia Montecitorio con il via libera che gli serviva e vola in Europa. Lo attende un Consiglio d’Europa dove vuole incidere.  A Roma restano le questioni di bottega che impegneranno i partiti nei prossimi giorni. Il voto politico è lontano e vicino nello stesso tempo. Che abbiano inizio le grandi manovre politiche. Draghi riuscirà a restarne fuori? Se non ci riuscirà, l’accelerazione potrebbe portare ad anticipare la fine della legislatura.

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