Camere con vista

Elezioni amministrative, la rivincita del centrosinistra al secondo turno

Elezioni amministrative, il centrodestra diviso perde, il secondo turno sorride al centrosinistra e dà un'iniezione di fiducia al Pd: ma per le politiche non basta.

Elezioni amministrative, al secondo turno c’è la rivincita del centrosinistra.
Il centrodestra diviso perde. Il nuovo appuntamento di “Camere con vista”, dell’editorialista Giuseppe Sanzotta.

Elezioni amministrative, era stato proprio il sindaco Biondi a sottolineare, subito dopo la sua trionfale rielezione a L’Aquila, la vittoria del centrodestra unito. Infatti, dove la coalizione si divide o non riesce ad esprimere un proprio candidato arriva la sconfitta, anche in quei territori considerati sicuri. È successo così a Verona e Catanzaro. Due suicidi politici.
Nella città veneta si sono presentati due candidati sindaci di centrodestra, uno il sindaco uscente, Sboarina, sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia, e l’ex sindaco Tosi sostenuto da Forza Italia. Al ballottaggio ha vinto l’ex calciatore Damiano Tommasi, con la sua lista civica sostenuta dal centrosinistra. Verona era considerato un feudo leghista.
Clamoroso anche il risultato di Catanzaro. Lega e Forza Italia hanno sostenuto Donato, un ex esponente del Pd, Fratelli d’Italia ha presentato una propria candidata. La vittoria è andata nettamente a Fiorita del centrosinistra. Catanzaro, come Verona, aveva una salda tradizione di centrodestra. Quasi scontata la vittoria della sinistra a Parma. Meno prevedibili le vittorie del Pd a Piacenza, Alessandria e soprattutto a Monza, dove il sindaco uscente di centrodestra era in vantaggio al primo turno ed era fortemente sostenuto da Berlusconi, che lo aveva coinvolto nei festeggiamenti per la promozione del Monza in serie A. Invece, a sorpresa la vittoria è andata al candidato di sinistra. Il centrodestra conquista Lucca, Barletta, Gorizia. Troppo poco per non giudicare negativamente la tornata elettorale.

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Pur essendo una prova limitata e influenzata da questioni locali alcune riflessioni vanno fatte sulle elezioni amministrative.
Il centrodestra è spesso in difficoltà ad esprimere candidati locali competitivi. Qualche mese fa, per queste ragioni, aveva subito delle vere umiliazioni a Milano, Roma e Napoli. Dove presenta personaggi competitivi come a Palermo, Genova e L’Aquila vince. E vince ancor di più quando non si divide. Questa è la lezione sia in vista delle regionali in autunno in Sicilia, dove c’è il rischio dell’ennesima rottura, e soprattutto alle politiche. Litigare già oggi su chi dovrà essere il candidato premier potrebbe costare caro. Il messaggio è chiaro. Serve un progetto condiviso da presentare agli italiani.

Anche a sinistra arrivano messaggi chiari. Quando attinge da personaggi di area riesce a scegliere bene. È stato così a Verona, Tommasi aveva come suo grande sponsor il sindaco di Milano, Sala, che lavora al progetto di una formazione civica nazionale che potrebbe coinvolgere sindaci di sinistra e centristi e forze politiche minoritarie, come il nuovo partito di Di Maio e/o Calenda. Potrebbe essere un tassello importante di quel campo largo che il Pd di Letta propone da tempo.
Il risultato di queste elezioni è buono per il Pd, ma per le politiche non basta. Servono alleati.
Resta in piedi, almeno formalmente, il rapporto con Conte, ma i 5Stelle (oggi a rapporto da Grillo arrivato a Roma) sono in dissolvimento. In molte realtà non si sono nemmeno presentati, in altre il loro apporto è stato irrilevante. I 5Stelle, fino ad ora rappresentano un ostacolo per l’ingresso di altre forze nell’alleanza. Questioni su cui Letta dovrà riflettere.

Comunque sia, nei due schieramenti una riflessione è avviata. Il centrodestra ha verificato che nessuna vittoria è scontata, che gli umori degli elettori cambiano rapidamente. Nell’altro schieramento il Pd ha avuto una iniezione di autostima: è in crescita e può giocarsi la partita delle politiche. Deve costruire le alleanze, ma può trattare da una posizione di forza e comunque porre ai 5Stelle delle precise condizioni. Del resto, il partito di Conte con il passare dei giorni sembra sfaldarsi. Potrebbe reagire tornando al partito ribelle delle origini. Ma Grillo appare stanco e sempre più disinteressato, inoltre appare difficile immaginare un Conte sulle barricate. Resta la via dell’alleanza con il Pd, ma a differenza di qualche mese fa, in un ruolo subordinato.
I giochi sono aperti e l’autunno, con tutte le incognite legate alla guerra, a partire dall’economia, potrebbe riservare sorprese per tutti.

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