Edilizia, il superbonus 110%

Superbonus, l’Ance Abruzzo: “Scongiurare blocco cantieri, la misura va resa strutturale”

Superbonus 110%, sono 4800 gli interventi in Abruzzo, ma non mancano le polemiche. L'ANCE Abruzzo: "Perché lo Stato continua a lanciare allarmi sul rifinanziamento del provvedimento? C'è il rischio che alcuni cantieri restino bloccati"

Superbonus 110%, sono 4800 gli interventi in Abruzzo alla data del 31 maggio, ma non mancano accese polemiche. L’ANCE Abruzzo: “Perché lo Stato continua a lanciare allarmi sul rifinanziamento del provvedimento? C’è il rischio che alcuni cantieri restino bloccati”.

“Il superbonus 110%, unito al meccanismo di cessione del credito, ha prodotto importanti risultati, non solo in termini di interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico, ma perché ha inciso positivamente sul PIL con la registrazione del più 6,6 per cento dell’anno scorso, con quattro punti che sono merito dell’edilizia con i settori collegati.
In una fase storica caratterizzata dalla ripresa dell’inflazione, è doveroso e giusto moralmente incentivare provvedimenti che, oltre i benefici diretti, stimolano gli investimenti, riducono l’evasione fiscale ed il lavoro nero”, spiega l’Ance Abruzzo in una nota.
“Lo Stato rientra delle minori entrate e consegue, addirittura, un saldo positivo, in termini di fatturato delle imprese, con maggiori versamenti di IRES ed IVA, e per il fattore lavoro.
Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel 2021, con il 110% a fare da traino, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per quasi 4 miliardi di euro.
A fronte di un aumento della spesa per edilizia abitativa pari a 8,75 miliardi nel triennio 2020-2022, si registra un incremento del valore aggiunto complessivo per il Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento e un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi a fronte di un impatto netto attualizzato sul disavanzo pubblico pari a -811 milioni di euro”.

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“A fronte di questi dati, non si comprende perché lo Stato continui a lanciare allarmi circa la difficoltà di rifinanziare il provvedimento, rendendolo strutturale, se non ipotizzando che le entrate vengano riassegnate ad altre poste di spesa.
Le richieste hanno superato già i 33,7 miliardi di euro e ci dicono che i fondi sono finiti, con il rischio che alcuni cantieri restino bloccati. Le imprese, in questo scenario, devono scontare l’inasprimento delle condizioni e dei tassi in quanto le banche, che ancora accettano le cessioni del credito, lo fanno, se del caso, a prezzi più elevati rispetto ad un anno fa, di 6 o 7 punti percentuali. Queste sono le prepotenze da combattere!
Queste distorsioni stanno producendo danni incalcolabili, mettendo a rischio la tenuta delle imprese e ben potevano essere evitate, adottando una strategia di lungo respiro, garantendo un arco temporale di applicazione degli incentivi di almeno un decennio, inserendo un tetto annuale di “soli” 15 miliardi, in modo da consentire la migliore programmazione sia pubblica che privata con possibilità di investimenti pluriennali in termini di produzione e lavoro”.

“In assenza di un arco temporale di riferimento e, soprattutto, di regole certe, nessun operatore economico ha possibilità di fare investimenti a lungo termine e la crescita economica è strozzata.
Come ANCE abbiamo suggerito – sin dall’introduzione del SUPERBOUNS – alcune misure di miglioramento che avrebbero garantito la migliore e più efficace applicazione: dalla stabilizzazione temporale, all’introduzione di un tetto di spesa, alla riserva dei lavori in capo ad imprese certificate alla adozione del contratto collettivo di lavoro dell’Edilizia.
La limitazione dei lavori ad imprese qualificate favorisce non solo la qualità del lavoro, ma incide anche sulla limitazione delle truffe ad opera di aziende improvvisate senza storia e senza nulla da perdere.
Il superbonus, inoltre, a differenza di altre tipologie, ha regole tali da scoraggiare illegalità tra obblighi di asseverazione dei prezzi, massimali e visti di conformità”.

“In tal senso, anche la contrattazione dei prezzi è regolata da tariffari pubblici e siamo stati sempre noi, come ANCE, a chiedere di riconoscere solo quelli delle regioni di riferimento attingendo agli altri, di natura privata, solo per le voci mancanti.
Anche sul caro prezzi è smascherata la clamorosa bugia che riconduce l’escalation al Superbonus. Le rilevazioni dell’indice dei prezzi delle costruzioni di Istat ed Eurostat, del quarto trimestre dell’anno scorso, rilevano una crescita del 20% sui dodici mesi nei 27 paesi UE.
L’Italia si colloca sotto la media con un incremento del 9,7%.

Nei Paesi nei quali non ci sono i bonus per l’edilizia si registrano incrementi molto più consistenti.
È il caso della Germania con +24,1%, Spagna +19%, rialzi tra il 23 e il 32% in Scandinavia.
Le maggiori tensioni sui costi delle costruzioni emergono in Repubblica Ceca con un aumento del 43% e in Ungheria con il 74%Il caro-materiali è un fenomeno geopolitico internazionale con intensità differenziata, e l’Italia si colloca tra quelli più virtuosi, anche nel primo trimestre 2022″.

“Lo stato attuale dei cantieri, con monitoraggio a cura di ENEA e del Ministero della Transizione Ecologica ci parla di un sistema in fermento, al 31 maggio 2022, in Italia, ci sono circa 170.000 cantieri edili di Superbonus aperti per 30 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. Stiamo parlando di oltre l’1% del PIL, il 4% con i settori collegati.
In Abruzzo, al 31 maggio, si rilevano 4.800 interventi, con 1 miliardo di euro di lavori ammessi a detrazione e 672 milioni di investimenti per lavori conclusi.
A fronte di questi dati, non ci faremo scoraggiare da eccesso di burocrazia e falsi problemi, continueremo a cercare un confronto serio ed obiettivo rispetto alle vere criticità per i bonus edilizi che sono la mancanza di certezza nel tempo e di stabilità degli incentivi.
Chiediamo atti di responsabilità al Governo, chiediamo di essere messi in condizioni di lavorare a beneficio della ripresa economica e sociale, la nostra è una battaglia di civiltà per la certezza del diritto e per il rispetto che dobbiamo alle imprese che sono il motore dello sviluppo”.

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