Abruzzesi nel mondo

Mario Lanza: il tenore americano dal cuore abruzzese

Mario Lanza tenore di origini abruzzesi nella terra promessa. Ce lo racconta Sergio Venditti.

Mario Lanza è protagonista della rubrica di Sergio Venditti che ci racconta ogni domenica gli abruzzesi nel mondo.

MARIO LANZA – Alfred Arnold Cocozza, nacque il 31 gennaio 1921, nella grande città di Filadelfia, da una famiglia abruzzese e molisana, con la madre Maria Lanza (da cui riprese il nome d’arte), originaria di Tocco Da Casauria (PE) ed il padre Antonio, partito giovanissimo da Filignano (IS), per ritrovarsi tutti nella “terra promessa” americana. Il piccolo (“Freddy”) visse già nella sua famiglia con le tradizioni ed i miti degli Italo-americani come il grande tenore Enrico Caruso, (scomparso proprio nell’anno della sua nascita), che divenne la sua passione, ascoltando ed imitando tutte le sue arie, scoprendo le sue stesse qualità canore, pur ancora acerbe. Fu proprio la madre Maria, anch’essa amante di musica lirica, ad incoraggiare il figlio, con le sue doti naturali e il bell’aspetto, pur con enormi sacrifici e rinunce. In particolare affidò il suo giovane Freddy, dopo le scuole di base, ad una valente insegnante, Irene Williams, già soprano, che gli fece affinare la voce ed arrivando a procurargli un’audizione, per una parte nella celebre aria “Vesti la Giubbadai Pagliacci di R.Leoncavallo. Con soli due anni di scuola di canto, il giovane talento esordì nel 1942, ne “Le Allegre Comari di Windsor”, facendo notare la potenza del suo timbro. Secondo i suoi estimatori aveva “soprattutto la naturalezza, la passionalità, la forza comunicativa…. La dizione era buona e l’articolazione ben chiara, nonostante un italiano dalle leggere inflessioni dialettali, tipiche degli italo-americani”, anche con le loro doti di generosità, specie verso i meno fortunati. Le critiche, anche aspre dei suoi detrattori, parlarono di scarsa purezza lirica, con i tipici eccessi di contaminazione del linguaggio cinematografico, dovuto al successo commerciale dei suoi dischi e dei film girati, che avvicinarono comunque un enorme pubblico alla lirica, mai visto. In più le sue note caratteriali, con i frequenti sbalzi d’umore ed intemperanze verbali. Qui la svolta della sua brillante, ma breve carriera decennale, iniziando a firmare il suo primo contratto discografico, con la famosa RCA Victor con il suo musical “On The Beam”. Quindi con questa svolta nella sua vita M. Lanza alla fine della guerra si costruì una famiglia (sposando Betty Hicks, che gli darà 4 figli), ma purtroppo legata a lui in un tragico destino. A New York, continuò a perfezionare la sua possente voce (con il maestro italiano E.Rosati, già di B.Gigli). Dopo inizieranno le prime tournée negli States, ma anche in Canada e Messico, moltiplicandone la fama, anche in Europa. La sua carriera cinematografica, che gli procurò notorietà e ricchezza, prese però il sopravvento, firmando un contratto con la Metro-Goldwyin-Mayer, che lo scritturò per ben 7 film, divenuti celebri. Dal “Il Bacio di Mezzanotte”, interrelati con concerti lirici, come il famoso “Madame Butterfly” di G.Puccini ed incidendo le “Romanze” nel 1949, considerata la migliore incisione dell’anno. Nel 1951 arriva la sua interpretazione, che aspettava da sempre, con il suo mito giovanile “Il grande Caruso“, che lo consacrò nel mondo, arrivando a vendere oltre un milione di copie, con il disco d’oro. Le grandi reti televisive americane, dalla CBC alla NBC, oramai lo corteggiavano, insieme agli stessi sponsor come la Coca Cola, che commissionò ben 59 puntate settimanali, con Lanza protagonista e tanti ospiti, con un vasto repertorio di musiche, dalla lirica alle canzoni popolari. Dopo la rottura con la MGM riuscì però solo nel 1956 a girare un nuovo film: “Serenata”, prima di partire per il nostro Paese (insieme alla sua famiglia), per girare: “Arrivederci Roma(con R.Rascel e M.Allasio), fino al suo ultimo: “Come Prima“, nel 1959, il suo anno fatale. Infatti il 7 ottobre la stella di Mario Lanza si spense tragicamente in una clinica romana, a soli 38 anni, per un arresto cardiaco, forse dovuto ad una embolia polmonare da flebite, sospettando anche dovuto agli scompensi per dimagrire. La stessa consorte Betty, gli sopravvisse solo pochi mesi, anch’ essa per un’overdose di farmaci, seguite da altre tragedie, con la scomparsa di due dei loro quattro figli. M.Lanza, anche da morto, fece notizia con ben tre funerali celebrati, uno a Roma e gli altri negli Usa. Il suo mito comunque è ancora vivo nel mondo, con i suoi dischi, i film ancora presenti e per i tributi di altri grandi tenori come P. Domingo, L. Pavarotti e J. Carreras, che a lui si sono ispirati, rendendogli onore come nel 1994, a Londra, nel prestigioso “Royal Albert Hall”. Un affetto continuo ad un artista, venuto dal nulla, salito nell’olimpo della musica e dello spettacolo e discesovi troppo presto. Un sogno come tanti di un figlio dell’emigrazione abruzzese, che riuscì ad uscire dal ghetto dell’emarginazione sì con la forza e la tenacia, ma con un grande talento, forse senza il necessario rigore e disciplina, senza così dominare gli eccessi e gli abusi di alcol e cibo, che forse gli furono fatali. Ogni anno, nel mese di agosto la sua Tocco Da Casauria, attraverso un’associazione che porta il suo nome, organizza un Festival del Canto, magari per scoprire un giovane tenore talentuoso come Mario, facendolo però rimanere nel nostro Paese. Il poeta Peligno Ovidio, molti secoli or sono, scriveva:

 

“Finché sarai fortunato, conterai molti amici: se ci saranno nubi, sarai solo”.

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