LE NUOVE STANZE DELLA POESIA |
Copertina
/
Cultura
/
L'Aquila
/
Senza categoria
/

Le poesie della pace: “Dov’è la pace” di Mahatma Gandhi

21 luglio 2022 | 09:39
Share0
Le poesie della pace: “Dov’è la pace” di Mahatma Gandhi

Dov’è la pace?: Una poesia, quasi un’implorazione ricordando Mahatma Gandhi nell’appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

La domanda che si pone Mahatma Gandhi in questa sua poesia è una domanda importante. Infatti c’è sempre da chiedersi “dov’è la pace” che poi in sostanza significa “che cos’è la pace”. Ma anche che cosa significa vivere nella pace e quindi adottare il pacifismo come punto di riferimento dei conflitti. Passando attraverso quella che è la fondamentale arma del pacifismo la “non -violenza” di cui il Mahatma Gandhi ha dato esempio per tutta la vita lasciandoci una eredità da conservare e valorizzare gelosamente.

Scrive Massimo Recalcati in “Pasolini e quell’orrore di scambiare il pacifismo con il diritto alla pace”in un articolo su La Stampa del 20 giugno 2022 “La pace, infatti, non è una condizione di vita tra le altre, ma quella che più si adegua alla forma umana della vita che è fatta, come direbbe Hanna Arendt, per vivere e non per morire. Tuttavia, la storia umana appare come una successione terribile e con poche tregue di guerre atroci. Per Freud gli esseri umani sono nel loro fondo una «masnada di assassini». Basta aprire di sorvolo L’interpretazione dei sogni per trovare quanto l’onorabilità della nostra vita diurna si ribalti ogni notte nell’orrore di pulsioni sconcertanti: stupri, aggressioni, morti, torture, lotte violente, furti, menzogne manifestano inesorabilmente, ogni notte, quello che Freud definiva come “il contenuto immorale dei nostri sogni”. E’ un fatto: esiste un desiderio umano che è contro il Diritto, criminogeno, feroce e crudele e che non trova alcun corrispettiva nemmeno nel mondo animale che, non a caso, non conosce né la brutalità del crimine, né quella della guerra. Tuttavia, anche la fratellanza tra gli uomini è un sogno che ha una sua forza sebbene questa parola sia stata, tra le tre che hanno accompagnato la grande rivoluzione francese, la più negletta. Oggi, essa sembra ritornare nella forma dell’invocazione pacifista della pace .”

La guerra dunque “contenuto immorale dei nostri sogni “ che si oppone alla fratellanza che oggi sembra ritornare nella forma di invocazione al pacifismo . Dunque pacifismo e non violenza. Anche se come prosegue Massimo Recalcati :““Non si devono infatti confondere pace e pacifismo. In Europa abbiamo ottenuto il miracolo collettivo della pace grazie ad una guerra lunga e dolorosa. Il pacifismo non era allora una opzione possibile. Lo stesso accade oggi: il pacifismo non può essere una opzione in gioco nel conflitto militare in corso. […] Per questa ragione la frase «tacciano subito le armi» del pacifismo, oltre che un appello che tutti idealmente condividiamo, se calato nel contesto reale del conflitto, se rivolto al popolo ucraino impegnato in un lotta cruenta per salvare la propria terra dall’occupazione russa contro un nemico militarmente assai più forte – come accade a Davide contro Golia -, non solo suona immediatamente retorico, ma rischia di diventare una vera e propria bestemmia.

Tacciano le armi sembra essere il monito che si leva dappertutto. A cominciare dall’Italia “Fermatevi, la guerra è una follia” è stato il tema della marcia tenutasi domenica 24 aprile 2022 . Una marcia da Perugia ad Assisi con arrivo nella Piazza inferiore di San Francesco. Sono intervenuti , tra gli altri, i giovani in servizio civile, i Rettori delle università italiane, i rappresentanti di 150 enti locali, Cecilia Strada, Responsabile comunicazione ResQ, Alex Zanotelli, missionario comboniano, Aluisi Tosolini, Dirigente Scolastico, Coordinatore della Rete Nazionale delle Scuole di Pace, Elisa Marincola, Portavoce Articolo 21. «È una marcia che facciamo insieme a papa Francesco», ha dichiarato uno degli organizzatori «Raccogliamo il suo grido “fermatevi, la guerra è una follia”. Un’iniziativa concreta in risposta all’appello che proprio il Papa ha lanciato la domenica di Pasqua: impegniamoci per la pace, promuoviamola. Ogni giorno che passa, lo scontro s’innalza e la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogni residuo spazio di pace. Per questo ripetiamo che va fermata subito».

La guerra in Ucraina si trascina ormai da più di quattro mesi e, con essa, le ombre di un mondo che sembra aver detto addio al pacifismo. Per rendersene conto basta fare un confronto con il 2003, quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq. In quell’occasione le manifestazioni portarono in strada milioni di persone in tutto il mondo in una delle più grandi proteste contro la guerra di sempre. Nei mesi scorsi, invece, quando i movimenti per la pace hanno organizzato mobilitazioni contro l’invasione russa e l’invio di armi a Kiev, in piazza è sceso un numero minore di persone. Un numero non certo determinante per “costringere” alla pace ma comunque significativo proprio nell’affermazione della volontà appunto di pace. Prima della marcia di Assisi il 5 marzo, da piazza della Repubblica a Roma era partita la manifestazione nazionale “Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace”, convocata dalla Rete italiana pace e disarmo. La manifestazione chiedeva la fine immediata della guerra in Ucraina e diceva no a tutte le guerre, con la prospettiva di costruire insieme un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali.Hanno aderito numerose organizzazioni della società civile italiana. Tra queste Arci, Acli, Libera, Emergency, Legambiente, Cgil, Movimento nonviolento, Un Ponte Per, Archivio Disarmo, Associazione ong italiane, Link 2007, Rete della Conoscenza, Anpi, Greenpeace.Il corteo si è concluso in Piazza San Giovanni con interventi delle realtà aderenti e testimonianze da varie zone di conflitto: dall’Ucraina, dalla Siria, dai Balcani, dall’Afghanistan e dalla Palestina. La Rete italiana pace e disarmo (Ripd) e le organizzazioni promotrici hanno ribadito la condanna dell’azione militare in Ucraina da parte della Federazione Russa, e hanno espresso la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte al fine di sostenere tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Ucraina e Russia che si oppongono alla guerra con la nonviolenza. La Ripd ha chiesto di arrivare alla cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva, evitando qualsiasi pensiero di avventure militari insensate e fermando le forniture di armamenti che non possono certo portare la pace ma solo acuire il conflitto.
Decine di altre manifestazioni in Italia hanno fatto sentire la loro voce in favore della pace. A livello mondiale va detto che,malgrado appunto una minore incidenza rispetto ad altri scenari del passato, comunque secondo il Sole 24 ore in un articolo di Emilio Calabrese in una treemap costruita con i dati derivanti “dal database di ACLED, che raccoglie in tempo reale informazioni relative ai luoghi, agli attori dei conflitti, alle vittime e ad altre fattispecie come alle proteste politiche e sociali, si evidenzia che in tutto sono state quasi duemila le manifestazioni pacifiste e che tra tutti i Paesi oltre all’Ucraina stessa, a cui fanno riferimento quasi la metà di queste sono gli Stati Uniti a detenere il primato di iniziative contro l’invasione pilotata dal Cremlino a discapito del popolo ucraino. Con trecentoundici eventi di protesta dall’inizio del conflitto, sono indubbiamente tra i più solidari. “Le sorti della popolazione ucraina sono ancora tutte da scrivere. Ciò che purtroppo è oramai storia, sono le macerie, sangue e lacrime, i morti civili , i bambini morti ,il prezzo pagato dalla popolazione civile”.  Proprio in merito a queste lacrime, queste morti e queste distruzioni come dice Sbilanciamoci.Info “Nelle iniziative dei pacifisti italiani, nei loro documenti, si è condannata l’aggressione russa, si è ribadita la contrarietà all’espansione della Nato all’est, si è chiesto un ruolo di pace delle Nazioni Unite, si è fatto appello alla nonviolenza e si è condannato l’invio delle armi nelle zone di guerra. Alcuni opinionisti hanno utilizzato l’argomento dell’invio delle armi per criticare le presunte incoerenze dei pacifisti. Hanno evocato in modo strumentale la guerra di Spagna e la lotta di liberazione in Vietnam per sostenere che bisogna sempre mandare le armi a quelli per cui parteggiamo. Ancora una volta la logica delle armi fa dimenticare le ragioni della politica.” Da questo panorama vengono fuori più idee di pacifismo che comunque coesistono e arricchiscono il pensiero e l’azione anche se tante sfaccettature del pacifismo in realtà ha determinato anche qualche confusione su quello che significa pacifismo. Lo spazio di questa rubrica non mi permette di entrare nel dettaglio. Ho ricordato le manifestazioni per dar conto fino in fondo di quello che si muove . E proprio in questa prospettiva mi sembra utile richiamare alla mente per brevità ma anche perchè rappresenta un faro in tema di non violenza e pacifismo, l’esempio di Mahatma Gandhi che per per decenni ha incarnato appunto questi ideali. Tanto che ha ispirato le persone di tutto il mondo, oltre ai più famosi leader dei diritti civili, tra cui Martin Luther King Jr., un altro limpido esempio di lotta non violenta e di affermazione del pacifismo, oltre che contro il razzismo. Sebbene i due uomini non abbiano mai avuto occasione di incontrarsi (King aveva 19 anni quando Gandhi fu assassinato), King imparò a conoscere Gandhi attraverso i suoi scritti e un viaggio in India nel 1959. King improntò al principio gandhiano di nonviolenza il suo attivismo per i diritti civili, scrivendo che mentre era in corso il boicottaggio di Montgomery, Gandhi in India era la luce guida della nostra tecnica di cambiamento sociale non violento.

Dov’è la pace Mahatma Gandhi
Quando sento cantare:
“Gloria a Dio e Pace sulla terra”
mi domando dove oggi
sia resa gloria a Dio
e dove sia pace sulla terra.
Finché la pace
sarà una fame insaziata
a finché non avremo sradicato
dalla nostra civiltà la violenza,