Camere con vista

Elezioni politiche: il centrodestra appare unito, il centrosinistra fa campagna acquisti

Giorgia Meloni ha vinto i primi due set: chi prende più voti indicherà il premier. Fdi avvia l’ultima battaglia: quella dei seggi. Grillo sfida Conte

Giorgia Meloni ha vinto i primi due set. Ha chiesto che il vertice di centrodestra non fosse una riunione conviviale, come nel passato, in una delle case di Berlusconi, ma in una sede politica. E così è stato.

L’appuntamento è per le 17 in un ufficio della Camera. Ma Giorgia Meloni voleva una conferma: leader della coalizione è il capo del partito che prenderà più voti. Scontata la richiesta, i sondaggi non mostrano dubbi: Fratelli d’Italia prenderebbe più voti di Lega e Forza Italia messi insieme. Soprattutto a Berlusconi la cosa piace poco. Alla fine un’intesa di massima c’è stata. Sarà leader chi prenderà più voti. Poi ci sarà l’indicazione del premier.

In teoria Giorgia Meloni sarà il candidato premier del centrodestra. La legge elettorale non prevede questa indicazione. Così la questione di fatto è rimandata a dopo le elezioni. Però le regole non cambiano. Tanto basta a Fratelli D’Italia per avviare l’ultima battaglia: quella dei seggi. Nel vertice è Calderoli, l’esperto della Lega a spiegare il meccanismo elettorale dopo il taglio del numero dei parlamentari. E’ la questione meno mediaticamente rilevante, ma quella più concreta, si tratta di stabilire i candidati nei seggi uninominali, quelli in cui sarà eletto chi prenderà più voti. Giorgia Meloni vuole le sia riconosciuto il suo peso.
Berlusconi prova a fare la voce grossa, i sondaggi mi danno al 10 per cento, ma io arrivo al 20. In realtà per Forza Italia non sono giorni felici. Ci sono fughe dal partito. Non basta a compensarle la Vezzali che dichiara di aderire a Forza Italia. Gli aspetti tecnici saranno definiti. Resta la richiesta di un peso adeguato di Giorgia Meloni che nasce dalla consapevolezza che se il centrodestra vincerà le prossime elezioni sarà per l’apporto di Fratelli d’Italia. Il vertice finisce bene.
Del resto la vittoria è a un passo, litigare ora vorrebbe dire fare un clamoroso autogol. Questo non ci sarà .

Nell’altro campo un po’ ci avevano sperato, una frattura nello schieramento avversario sarebbe stato un regalo clamoroso e inatteso. Non ci sarà. Ne è consapevole il segretario del Pd Letta che, abbandonata l’idea di un patto con i 5Stelle prova a costruire in extremis una alleanza larga che possa competere. Il cantiere è aperto, Letta candida il Pd a rappresentare la sinistra e conta su Calenda per raggruppare il centro. Poi tutti insieme per sfidare la destra. Ma è un lavoro complicato. Renzi non si sente ben accetto e si dice pronto ad andare da solo. Di Maio non è gradito a Calenda. Insomma lavori in corso, ma i tempi sono stetti. L’unica cosa che appare certa è che i 5 stelle non avranno alleati. Ma per loro i problemi sono altri.

I 5stelle vivono la fase più delicata della loro storia. Hanno perso deputati e consensi. Hanno buttato a mare l’alleanza con il Pd. Adesso andranno da soli. Un nuovo terremoto è scoppiato nella polemica, nonostante le smentite, tra Grillo e Conte. Il fondatore ha detto no a un terzo mandato. Conte invece si è detto pronto a delle deroghe. A quel punto Grillo ha minacciato di abbandonare il movimento.. Alla fine Conte ha cercato di negare lo scontro. Ma il fatto resta. Come resta la crisi del movimento destinato a evaporare con il prossimo voto.

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