La battaglia

Metanodotto Snam Sulmona Foligno, sindaci verso la protesta a Roma

Assemblea partecipata dei sindaci del territorio per dire No al metanodotto Snam: l'incontro a Navelli. Si valuta manifestazione di protesta a Roma. Ora avanti con la sottoscrizione di un documento da far arrivare al Ministero.

Assemblea partecipata dei sindaci del territorio per dire No al metanodotto Snam Sulmona Foligno: l’incontro a Navelli. Si valuta manifestazione di protesta a Roma. Ora avanti con la sottoscrizione di un documento da far arrivare al Ministero.

Sindaci e rappresentanti politici del territorio riuniti a Navelli ieri, mercoledì 27 luglio, per l’assemblea promossa dai primi cittadini di Sulmona, Gianfranco Di Piero, e di Navelli, Paolo Federico, per ribadire un secco No al progetto del metanodotto Snam.
Quella degli amministratori è una posizione ribadita negli anni da un territorio che è direttamente chiamato in causa dal progetto del metanodotto, da realizzare inizialmente entro il 2035, ora – sembra – entro il 2028.
Un progetto che attraverserebbe, tra gli altri, proprio il territorio peligno e quello della piana di Navellisenza uno studio sull’impatto sismico, in un’area ad elevata sismicità, hanno ribadito i sindaci. Alla riunione ha preso parte anche il Comune dell’Aquila – con l’assessore Taranta in video collegamento – e la provincia dell’Aquila, con un suo rappresentante. Tra i consiglieri regionali erano presenti Pierpaolo Pietrucci e Marianna Scoccia. Hanno preso parte all’assemblea anche i rappresentanti di alcuni comitati del territorio.

incontro navelli metanodotto

Abbiamo ribadito la nostra contrarietà al progetto – ci spiega il sindaco di Navelli Paolo Federico, intercettato dalla redazione a margine dell’assemblea – evidenziando le ben note considerazioni in merito ai dubbi sui rischi di una simile infrastruttura. E per l’impatto sismico e, nello specifico del comune di Navelli, per la vicinanza del tracciato alle abitazioni. Inoltre, la strada intrapresa dall’Italia e gli accordi siglati con l’Europa vedono il Paese sempre più proiettato sulla strada di un’economia verde, basata su energie rinnovabili. A maggior ragione nel momento in cui l’opera sarà stata realizzata, questa stessa opera sarà assolutamente inutile. Considerando, inoltre, che se è vero che lo Stato ha oggi urgente necessità di gas, è altrettanto vero che il metanodotto sarà pronto, nella migliore delle ipotesi, solo entro il 2028: data che non è di certo dietro l’angolo”.

Nel corso dell’incontro è stato sottoscritto un documento che, una volta raccolte le firme di tutti i sindaci interessati, sarà inviato al Ministero. Ma il fronte dei sindaci non si fermerà qui: sarà richiesto un incontro con il governatore d’Abruzzo, Marco Marsilio, e si sta predisponendo l’organizzazione di una manifestazione di protesta a Roma, dinanzi alle sede ministeriali. La battaglia è appena iniziata: basterà?

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Il comunicato

I Sindaci dei Comuni della Provincia dell’Aquila interessati dall’attraversamento del metanodotto Snam Sulmona – Foligno, al termine dell’assemblea tenutasi a Navelli il 27 luglio 2022, hanno approvato il seguente comunicato: “Il metanodotto Sulmona – Foligno, con annessa centrale di compressione, è un’opera del tutto inutile che, qualora dovesse essere realizzata, provocherebbe danni molto gravi all’ambiente, alle economie locali e alla sicurezza dei cittadini. I suoi costi di costruzione, inoltre, causerebbero un aumento immotivato della bolletta energetica, già eccessivamente elevata, a carico dei consumatori italiani. La non necessità di nuove infrastrutture energetiche si evince dai consumi di gas dell’Italia che, dopo il picco massimo avutosi nel 2005 con 86,3 miliardi di metri cubi, sono costantemente in calo, fino a raggiungere il dato medio degli ultimi cinque anni di 71,5 miliardi di metri cubi. Tutte le previsioni per i prossimi anni danno i consumi di metano ulteriormente in calo, non solo in Italia ma in tutto il continente europeo. E ciò per il forte incremento delle fonti energetiche rinnovabili in vista dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi, con la riduzione del 55% della CO2 al 2030 e il raggiungimento della neutralità climatica al 2050. Molte sono le criticità dell’opera, tra cui spicca il rischio sismico. Il metanodotto, infatti, passerebbe lungo i territori più altamente sismici dell’Appennino Centrale, già tragicamente colpiti dal terremoto dell’Aquila del 2009 e da quelli del 2016 -17 che hanno interessato molti Comuni di Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio. E’ inaccettabile che un’opera di così rilevante impatto possa essere autorizzata senza gli studi sismici di dettaglio imposti dalla legislazione vigente e dalle prescrizioni della Valutazione di Impatto Ambientale. Il metanodotto inoltre, provocherebbe danni elevati, e in molti casi permanenti, a territori di grandissima qualità ambientale, attraverso l’insensato abbattimento di milioni di alberi, la perdita di biodiversità e lo sconvolgimento degli habitat della fauna protetta, l’alterazione degli equilibri idrogeologici, oltre alla forte limitazione, e in ampie fasce anche la soppressione, dei diritti di uso civico. Il metanodotto inciderà pesantemente anche sull’assetto e sulla programmazione urbanistica di diversi Comuni, interferendo direttamente con attività economiche e commerciali e mettendo a rischio la stessa incolumità pubblica, stante la mancanza delle distanze di sicurezza dalle suddette attività. In più punti, inoltre, la realizzazione della condotta avrà un impatto notevole su beni archeologici e culturali. Per molti Comuni l’interramento del metanodotto, con le relative servitù, comporterà impedimenti e consistenti limitazioni alle attività agricole. La gravissima crisi climatica in atto, con temperature mai raggiute prima, ghiacciai che si sciolgono e crollano, una persistente siccità con conseguenti notevoli danni all’agricoltura, impongono l’abbandono delle fonti fossili –  tra cui il metano, un gas climalterante più potente della C02 – e  la loro sostituzione con fonti pulite e rinnovabili. Diversamente il pianeta, e con esso la vita stessa di esseri umani, animali e piante, andrà incontro al collasso. Per tutte queste validissime ragioni abbiamo chiesto al Governo, attraverso un dettagliato documento, di non autorizzare il metanodotto Sulmona – Foligno e nello stesso tempo un incontro al fine di approfondire tutte le tematiche connesse all’opera”.

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