San Pietro Crisologo per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 30 luglio.
Il 30 luglio si ricorda San Pietro Crisologo. Assai scarse e poco precise sono le testimonianze giunte sino a noi su San Pietro Crisologo e anche quanto scrisse lo storico di Ravenna, Andrea Agnello, nel suo Liber Pontificalis, composto intorno alla metà del IX secolo, desta qualche perplessità negli storici. Secondo la tradizione il Santo nacque intorno al 405 a Imola, a quel tempo Forum Cornelii, lungo la via Emilia, a metà strada tra Forlì e Bologna. Battezzato dal vescovo della città, fu da lui stesso seguito nella sua formazione spirituale fino all’ordinazione a diacono. Durante il pontificato di San Celestino I fu eletto vescovo di Ravenna, a quel tempo residenza della corte imperiale. San Pietro Crisologo spiccò per la santità, eloquenza e scienza, testimoniate attraverso le sue omelie volte soprattutto alla predicazione della vera fede contro la dottrina dell’arianesimo. Insieme all’imperatrice Galla Placidia promosse la costruzione di edifici di culto come la chiesa di San Giovanni Evangelista e il battistero di San Pietro in Classe. Secondo quanto asserito da Agnello, il Santo vescovo morì il 30 luglio tra il 451 e il 458 a Imola e fu seppellito nella basilica suburbana di San Cassiano. Allo storico si deve l’appellativo di Crisologo, termine greco che significa dalle parole d’oro. Dal punto di vista iconografico, il Santo viene raffigurato con i tradizionali abiti vescovili, con il baculo pastorale. Alcuni dipinti dell’area ravennate rimandano agli episodi della sua vita come riportati nel Liber Pontificalis. Nel primo, Papa Sisto III, al momento di dover confermare il nuovo vescovo di Ravenna scelto dal clero e dal popolo, sognò San Pietro apostolo e Sant’Apollinare suo discepolo che gli imposero un giovane diacono della chiesa di Imola, di nome Pietro. Il secondo dipinto rappresenta San Pietro Crisologo in fin di vita davanti all’altare della basilica di San Cassiano ad Imola: dopo aver offerto doni preziosi al sepolcro del patrono della città, sorretto da due chierici pronunciò alla folla una commossa preghiera di commiato; in alto due angeli gli conferiscono la corona di gloria. I soggetti dei due quadri sono stati scelti con lo scopo di rendere sempre vivo e attuale l’esempio e il magistero del primo metropolita di Ravenna.
