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Le nuove stanze della poesia, “Pace” di Li Tien Min

4 agosto 2022 | 09:46
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Le nuove stanze della poesia, “Pace” di  Li Tien Min

Li Tien Min: un’altra poesia della pace per l’appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Li Tien Min è un poeta cinese, che con questa poesia intitolata “Pace” si rivolge al mondo intero per affermare la necessità di una conquista, quella della pace, che è una aspirazione in definitiva universale in quanto supera le barriere del tempo e i confini geografici.

Un sentimento che certamente diventa più intenso in alcuni momenti,quando l’orrore della guerra ci mostra l’irrazionalità di questo modo di risolvere le questioni tra nazioni e ci coinvolge sempre tutti in una profonda riflessione. Dalla quale devono scaturire azioni concrete per impegnare i governanti a costruire percorsi di coesistenza pacifica cominciando proprio dalla quotidianità di ciascuno di noi . Il paragone poi è semplice. La gestione dei conflitti in ambito personale ha strumenti suoi propri come pure quella a livello internazionale. Nel primo caso, quello personale. si tratta di riconoscere il conflitto, esplicitandone onestamente l’esistenza per poi focalizzarsi consapevolmente sul problema.

Adottare comportamenti violenti porta solo all’esasperazione della conflittualità e nega ogni possibilità di gestione . Infatti la risoluzione non è mai:“io vinco tu perdi”. Occorre che si mettano in campo le condizioni per trasformare un rapporto appunto conflittuale, da un scontro a un incontro di esigenze, bisogni e desideri diversi. Per quanto riguarda le tecniche di negoziazione e gestione dei conflitti, inoltre, affermano gli psicologi è importante “prendere tempo senza reagire di impulso (reazioni di attacco o fuga), ascoltare l ‘altro, senza interromperlo, per conoscere i suoi pensieri e la sua visione sul problema. Dobbiamo sempre mantenere una comunicazione rispettosa. Chi interrompe ascolta solo se stesso”.

In ambito internazionale il ricorso alla diplomazia,ovvero ad un dialogo continuo e costante , è la strada maestra per controllare e risolvere problemi . Anche se a trent’anni di distanza dalla caduta del muro di Berlino, il quadro complessivo delle relazioni strategiche internazionali ,specialmente in questo momento, appare pieno di incognite ma soprattutto di difficoltà e per questo l’uso degli strumenti della diplomazia risulta essenziale. In un momento in cui ritorna prepotentemente uno scenario geopolitico, in cui le crisi nei rapporti tra Stati si fanno sempre più acute lo scambio di “parole” attorno ad un tavolo è l’avvio di fatti concreti che evitano o mettono fine ad azioni cruente. Certo nazionalismi e leader controversi e populisti non aiutano a gestire tutti quei conflitti tra Stati creati e alimentati da fenomeni come crisi demografica, migrazioni, cambiamenti climatici.

E’ sempre più in crisi il multilateralismo, che è uno strumento importante per sviluppare strategie utili e necessarie ad affrontare la sfida globale che i fenomeni sopra richiamati e i loro effetti propongono . In questo momento, ecco perchè si ricorre alla guerra in molte aree del pianeta , sono in crisi dunque strumenti che avevano assicurato stabilità per esempio durante il periodo della Guerra fredda . E soprattutto è in crisi , dopo l’inizio della guerra russo- ucraina, proprio la globalizzazione che aveva assicurato paradossalmente una coesistenza quasi pacifica. Tanto da poter arrivare a decretare , qualche decennio fa , la “ fine della storia “. Infatti il CeSPI (Centro studi di politica internazionale) nell’esaminare la situazione con uno studio di Lamberto Zannier e Domenica De Fazio afferma: “ La fine della Guerra Fredda aveva creato aspettative di una nuova fase nelle relazioni internazionali, improntata a condizioni per un dialogo più aperto e prospettive di stabilità e pace. I Capi di Stato e di Governo della CSCE (oggi OSCE), nell’adottare la Carta di Parigi per una Nuova Europa nel Novembre 1990, annunciavano solennemente: “L’era della contrapposizione e della divisione dell’Europa è terminata. Dichiariamo che per l’avvenire le nostre relazioni saranno basate sul rispetto e sulla cooperazione”.

Lie Tien Min, nato nel 1909 è un poeta e politico cinese che con questa poesia ha voluto anche richiamare l’attenzione su quella che è sempre stata la filosofia di vita dei popoli del vicino Oriente che, nel tempo hanno dato vita ad una cultura che dovrebbe fare , in una sana coesistenza da sponda a quella occidentale promuovendo una integrazione, sebbene molte volte questi due mondi sono stati messi e sono in competizione. Basti pensare alla pretesa supremazia dell’Occidente sull’Oriente , al fenomeno del colonialismo, allo sfruttamento delle risorse esistenti in alcuni paesi da parte di altri. Condizioni e fenomeni alimentati anche da una scarsa conoscenza delle varie realtà.

Sembra essere un conflitto tra Occidente e Oriente , anche se per interposte parti il conflitto che in questi giorni si consuma tra Russia e ‘Ucraina, stando almeno alle parole pronunciate sull’Occidente al Forum economico di San Pietroburgo, dove Vladimir Putin ha ribadito che “l’era dell’ordine mondiale unipolare è finita” e ha teorizzato la “nascita di un nuovo ordine mondiale” fatto di “Stati forti e sovrani che non si muovono lungo la traiettoria già delineata da qualcuno”. Con la Russia che “diventerà ancora più forte”. Una posizione che fa il paio però con alcune domande che è necessario porsi per tentare di capire l’evoluzione di un percorso quello di Vladimir Putin e le possibilità di evitare un nuovo periodo di guerra fredda. Anche se è quasi certo che il futuro , al termine della guerra russo- ucraina, sarà caratterizzato da un pianeta a macchia di leopardo per dire che saranno molto importanti le influenze su scala regionale con l’accentazione di una divisione per blocchi .

La domanda delle domande è sicuramente quella che si chiede perchè Vladimir Putin ha deciso, qualche mese fa, che questo è il momento giusto per scatenare una guerra alle porte dell’Europa. Che cosa unisce l’analisi che lo stesso Putin fa nel rilanciare l’egemonia russa contro il “molle occidente” con la visione del mondo che Xi Jinping propone ormai da alcuni anni. Come mai l’Occidente ha sottovalutato i segnali che da tempo arrivavano dalla Russia e che l’intelligence americana e britannica si sforzavano di decifrare. Molto probabilmente c’è un nesso tra tutte le questioni che alimentano queste domande. Probabilmente c’è una specie di crisi dell’autostima dell’Occidente, la caduta di valori scaturita dal processo che l’Occidente ha messo in atto contro se stesso e la smobilitazione ideologica per la criminalizzazione della propria storia, colpevole dei misfatti dell’imperialismo. In uno scenario di cambiamento che vede una contrapposizione tra Oriente e Occidente che avviata per mezzo della globalizzazione ad una forma di coesistenza è riesplosa nelle parole di Putin per esempio al forum economico internazionale di San Pietroburgo. Putin e Xi Jinping hanno strategie diverse ma convergono su una diagnosi: l’Occidente è in una decadenza irreversibile. Quando il patriarca ortodosso prende le difese di Putin, non è solo l’erede di un’alleanza storica fra la religione e gli Zar, è anche il capo spirituale di un mondo che ci considera una società molle, perché ormai priva di certezze. Le analisi di Pechino sono identiche. Quando l’amministrazione Biden critica gli abusi contro i diritti umani a Hong Kong o nello Xinjiang, la risposta cinese cita Black Lives Matter, o le requisitorie della sinistra “no border” di Alexandria Ocasio-Cortez che accusa l’America per tutte le ingiustizie planetarie. (Corriere della sera.it ) Molte pagine di questa storia sono ancora da scrivere .

Rimane comunque, malgrado gli scenari ricordati, un’aspirazione alla pace da parte di ognuno di noi per dare un senso compiuto alla nostra vita e per “sollecitare le coscienze di tutti ed in particolare dei giovani, affinché scoprano l’aspirazione alla pace bene primario per l’umanità. Educarci ed educare alla pace come stile di vita personale e comunicarlo a quante più persone possibile. Imparare a conoscere e ad accogliere la complessità dei percorsi di pace senza perdersi, senza scoraggiarsi, senza sentirsi inutili (SERMIG Servizio Missionario giovani).

Lie Tien Min è nato il 14 ottobre 1908 ed è morto il 24 giugno 1993. Poeta, politico e storico taiwanese della provincia del Sichuan ha studiato presso l’Accademia militare centrale di Wuhan e ha completato gli studi universitari in economia presso l’ Università di Waseda. Nel 1948 è stato eletto come candidato del Guomidang per rappresentare il comune di Chengdu nella provincia di Sichuan nello Yuan legislativo della Repubblica cinese . Ha ricoperto questa carica dal 1948 fino al 1991. Storico, biografo, e professore presso L’Università Nazionale Chengchi, ha scritto sei libri sul Partito comunista cinese. Ha avuto sette figli. Il suo secondo figlio, Kai-Fu Lee, è un ricercatore computer science, il Presidente fondatore di Google Cina e in precedenza fondatore di Microsoft Research Asia. In questa poesia di immediata comprensione per la sua semplicità Lie Tien Min, rivolgendosi a tutti, in sostanza accomuna la pace alla bontà, dove bontà va sicuramente intesa come “bene” di tutti. La pace è dunque per questo uomo cinese vissuto nel secolo scorso, caratterizzato da eventi straordinari anche per la Cina, il benessere di ciascun singolo uomo in un mondo che sappia offrire a tutti le condizioni per una vita dignitosa ,ricca di possibilità , per schiudere scelte, decisioni, cambiamenti che diano futuro alle vite e alla pace.

Non importa chi tu sia,
uomo, donna,
vecchio o fanciullo,
operaio o studente,
o commerciante:
se ti chiedono
qual è la cosa
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per l’umanità
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