Caccia al voto

Calenda si sfila, al Pd resta solo la sinistra

A Calenda piacciono i colpi di teatro, così ha aspettato un programma tv per dire no a Letta. Ora al Pd resta solo la sinistra per provare a ostacolare o limitare il successo del centrodestra alle politiche

Anche Calenda si sfila: ora al Pd resta solo la sinistra. Nuovo appuntamento con “Caccia al voto”, a cura dell’editorialista Giuseppe Sanzotta, verso le elezioni politiche.

A Calenda piacciono i colpi di teatro. Ma anche il gioco pericoloso. Così ha aspettato un programma tv per dire no a Letta.
Non farà parte della coalizione messa in piedi dal Pd per cercare di contrastare o almeno limitare il successo del centrodestra.
Calenda aveva stretto un patto politico con il Pd, c’era condivisione sul programma ben sapendo che il Pd avrebbe cercato di fare un patto elettorale con la sinistra e con gli ex 5Stelle. Ma come è stato definito il patto elettorale, si è frantumato quello politico.
Del resto Calenda si ritiene il solo politico capace di guidare l’Italia, dopo Draghi.
Un’alleanza a lui va stretta, così dopo qualche ora di silenzio ha scelto la Tv per annunciare il suo no a Letta. Lo ha fatto mentre l’alleato di Più Europa annunciava il via libera all’intesa. Divorzierà anche dalla Bonino?

Sprezzante il commento di Letta: “Calenda può allearsi solo con se stesso”. Ormai gli schieramenti sono definiti con una sola incognita: la Bonino andrà con Letta? Se così fosse Calenda si ritroverebbe senza simbolo e senza alleati, con il rischio di non potersi presentare alle elezioni. Il no di Calenda potrebbe essere un boomerang. A meno che non cerchi in extremis un accordo con Renzi. Due caratteri difficili: vicini politicamente ma orgogliosamente divisivi.
Letta, che aveva cercato l’impossibile, non nasconde la delusione e comunque anche la consapevolezza che non poteva fare di più..
Ha una intesa con la sinistra che da sola non basterà a frenare una Destra che oggi si sente ancora più vicina alla vittoria. Del resto il piano di alleanze aveva solo lo scopo di ostacolare la vittoria della coalizione guidata da Giorgia Meloni.

Adesso la campagna elettorale può veramente iniziare avendo chiari gli schieramenti. Da una parte c’è una coalizione che sfoggia la propria compattezza e un programma comune, nascondendo possibili divergenze, dall’altra c’è solo il Pd con una alleanza tecnica con la sinistra. In mezzo Calenda e Renzi destinati a pagare il prezzo del voto utile. Destinati cioè ad essere fagocitati dalla radicalizzazione della campagna elettorale.
Ben diversa sarebbe stata la situazione se Calenda e Renzi avessero lavorato ad un centro capace di attirare anche sigle che ora sono nello schieramento opposto. Come quelle di Lupi, Toti o Brugnaro. Ora appare tardi. I due, stretti tra Destra e sinistra, rischiano il naufragio.
Cambierà anche la strategia del Pd, che in pratica dovrà far da solo ben sapendo che non potrà offrire agli elettori una alternativa di governo, ma potrà chiedere un voto per fermare lo schieramento opposto. Questo porterà inevitabilmente a una radicalizzazione della campagna elettorale per smuovere incerti e far breccia nel partito dell’astensione.

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