Lutto

Piero Angela e L’Aquila: amore, scienza ed invito alla vita

Se n'è andato Piero Angela: tante le sue visite all'Aquila, anche dopo il sisma del 2009. "L’Aquila è come un corpo dilaniato all’interno. Bisogna che questa città creda nella sua capacità di ritrovare la propria nicchia di vita. Soprattutto per i giovani", aveva detto nel 2012.

Se n’è andato Piero Angela, all’età di 93 anni: tante le sue visite all’Aquila, soprattutto dopo il sisma del 2009.

“L’Aquila è come un corpo dilaniato all’interno. Bisogna che questa città creda nella sua capacità di ritrovare la propria nicchia di vita. Soprattutto per i giovani”, aveva detto nel 2012.

Tante volte L’Aquila ha avuto l’onore di ospitare Piero Angela, il più conosciuto fra i divulgatori scientifici dell’epoca moderna: grazie a lui, tante generazioni di italiani si sono appassionati alla scienza e al sapere in senso lato. E tanti, oggi, dopo la triste notizia della sua morte, lo piangono come se avessero perso un caro amico.

L’ultima volta che Angela venne in città, nel 2019, fu ospite al GSSI ad un incontro con il giornalista Paolo Mieli per parlare di scienza e innovazione.
La scienza, la ricerca, la tecnologia, l’innovazione sono la vera macchina della ricchezza, ma purtroppo la politica, soprattutto nel nostro Paese non sembra accorgersene e non fa nulla per alimentarle. Continuando così non reggeremo il confronto con i Paesi emergenti come India e Cina, ma nemmeno con i vicini europei”, disse Angela, di fronte a una platea gremita e attenta.

Aule piene e auditorium gremiti, sempre, per Piero Angela: così fu anche nel 2017, quando venne a presentare nell’auditorium Bper il suo libro “Il mio lungo viaggio”. Anche in quell’occasione, in molti restarono fuori, proprio per l’impossibilità di far entrare tutti ad ascoltare le parole dello studioso. In quella circostanza, il giornalista del Capoluogo Andrea Giallonardo scriveva:

“Sulla soglia dei novant’anni Piero Angela è ancora lucido, autoironico e dalla dialettica vivace. Ascoltando Piero Angela parlare della propria giovinezza si ha l’impressione di avere davanti non già un pilastro della cultura scientifica italiana che ha ispirato la vita di generazioni di ricercatori ma un amico che ti racconta della propria vita come farebbe un nonno con i nipoti:

“Voi pensate che a scuola fossi il primo della classe, in realtà ero il secondo ed a volte prendevo anche qualche votaccio. Un giorno fui interrogato senza che avessi studiato: presi un bel due, un voto per andare alla lavagna ed un altro per tornare al banco”.

Negli anni Piero Angela, con il suo caratteristico parlare pacato, ci ha spiegato i segreti del corpo umano, ci ha portato a spasso nel tempo, dai dinosauri al giorno d’oggi, senza tralasciare interrogativi su come sarà il prossimo futuro:

“Ne ho viste tante, arrivato a quest’età mi duole dovermi dire preoccupato per il nostro Paese, ancora prigioniero dei propri atavici difetti, avrei voluto vedere l’Italia progredire ed invece è ferma, incapace di reagire alle sfide di un mondo che cambia sempre più velocemente”

Andando indietro nel tempo e rileggendole ora, le sue parole pronunciate nel post sisma, più precisamente in un incontro con gli studenti del Cotugno nel 2012 , suonano come un augurio di vita: 

“La messa in sicurezza è importante ma non basta. Bisogna anche ricostruire. Ovviamente bisogna che la gente torni nelle case.  Devono essere ricostruite case sicure e deve riprendere la vita interna della città. C’è un’esistenza ancora troppo provvisoria. Questa è pur sempre una città. Non basta un tetto o un posto in cui dormire e dove cucinare. La vita è un’altra cosa.
Questa città è ferita nella profondità e non solo nelle case e nei palazz, ma nella struttura umana, nel lavoro nella capacità di riprendere le attività umane. Bisogna che questa città creda nella sua capacità di ritrovare la propria nicchia di vita. Soprattutto per i giovani. Questa è la cosa più tragica, e cioè che il terremoto non ha colpito soltanto le strutture, ma la società, le persone, il tessuto sociale, come un corpo che è stato lacerato dentro e non solo fuori».

C’è poco da aggiungere. Buon viaggio, Piero Angela. 

 

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