Cultura

Tutti i Santi giorni, 16 agosto: San Rocco

San Rocco per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 16 agosto.

San Rocco per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 16 agosto.

Il 16 agosto si ricorda San Rocco. San Rocco di Montpellier, o de la Croix, universalmente noto come san Rocco, nacque tra il 1345 e il 1350. È il santo più invocato nell’Europa del Medioevo per debellare la peste e ancora oggi dai contadini nei campi, dai soccorritori durante le grandi catastrofi come i terremoti, dai medici che si occupano di epidemie e malattie gravissime, pur essendo la sua figura avvolta in parte nel mistero. Secondo la più recente agiografia, che incrocia le date certe della vita del Santo e gli eventi storici dell’epoca, nella seconda metà del ‘300 – alcune fonti datate concordano nell’indicare la data del 1379 – è attestata nelle carceri di Voghera la morte di un pellegrino di origine francese. L’uomo venne arrestato circa cinque anni prima nei pressi della vicina località di Broni, accusato di spionaggio e reticenza nel fornire le proprie generalità. I due manoscritti più antichi sulla vita del Santo finora rinvenuti sono la Istoria di San Rocco, scritta da Domenico da Vicenza tra il 1478 e il 1480, e la Vita Sancti Rochi di Francesco Diedo, del 1479. Tutti concordano che sia nato a Montpellier da famiglia agiata, forse da Giovanni e Libera Delacroix, che erano tra i maggiorenti cittadini e consoli della città. Educato alla religione dalla madre, nutrì una profonda devozione per la Vergine Maria che lo spinse a diventare un “servo di Cristo”, cioè a seguire Cristo nelle sofferenze terrene prima di accedere alla gloria celeste, come testimoniato dalla croce rossa marchiata sul suo petto come simbolo di vocazione eterna. Perduti i genitori in giovane età, Rocco distribuì i suoi averi ai poveri e s’incamminò in pellegrinaggio verso Roma. Giunto in Italia durante l’epidemia di peste del 1367-1368, si legge nella Vita del Diedo che si recò ad Acquapendente, dove su invito di un angelo, benedisse gli appestati con il segno della croce e all’istante li guarì toccandoli con la mano taumaturgica; così, in breve l’epidemia si estinse. La scena si ripeté in tutti i luoghi in cui il Santo si fermò, tanto che attorno alla sua figura cominciò a crearsi già in vita fama di santità. Trascorsi alcuni anni a Roma, San Rocco decise di fare ritorno a Montpellier ma il suo viaggio fu interrotto ancora dalla peste, che imperversava a Piacenza. Il pellegrino vi si fermò ma, mentre assisteva gli ammalati dell’Ospedale di Santa Maria di Betlemme, venne contagiato; per tener fede al voto di anonimato, si trascinò fino ad una grotta lungo il fiume Trebbia. La tradizione narra che un cane provvide quotidianamente a portargli un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone, il signore del castello di Sarmato, il nobile Gottardo Pallastrelli. Questi, seguito il cane per i tortuosi sentieri, giunse in quella capanna e trovò Rocco che prontamente soccorse; una volta ristabilitosi, il Santo riprese il suo cammino. Gottardo, intanto, colpito dalla del pellegrino, cedette anch’egli ai poveri il suo patrimonio e si ritirò dal mondo: divenne il primo biografo e, secondo la tradizione, ne dipinse il ritratto, tuttora visibile, affrescato nella chiesa di Sant’Anna santità di Piacenza. Tuttavia, quello che avrebbe dovuto essere il ritorno a Montpellier si interruppe a Voghera. Pellegrino dalla barba lunga e incolta, avvolto in poveri abiti, con il viso trasfigurato dalla sofferenza della peste, San Rocco giunse al confine della cittadina attirando su di sé la curiosità della gente e delle sentinelle. Scambiato per una spia, fu legato e condotto dinanzi al governatore Guglielmo della Croce, suo zio paterno, che non lo riconobbe e lo condannò al carcere dove rimase dai tre ai cinque anni, a seconda delle biografie, dimenticato da tutti finché, nella notte tra il 15 e il 16 agosto di un anno imprecisato tra il 1376 e il 1379, morì. Il riconoscimento del corpo da parte di una donna, forse la nonna di Rocco, grazie alla croce rossa impressa nelle carni dell’uomo, confermarono l’identificazione. Nel 1485, dopo alterne vicende di trafugamenti e compravendite, i suoi resti, eccetto una parte delle ossa di un braccio lasciate a Voghera, furono traslati definitivamente nella chiesa a lui intitolata a Venezia. La scarsa storiografia su San Rocco si estende anche alla sua canonizzazione, di cui non si conosce con esattezza la data. L’ipotesi più attendibile è che sia avvenuta per opera del Concilio di Costanza nel 1414, durante il quale, secondo la tradizione, la cittadina fu colpita dalla pestilenza: solo con il ricorso all’intercessione di San Rocco la città fu in breve tempo liberata dal morbo. Fu quindi, una canonizzazione avvenuta per acclamazione di popolo e ufficialmente riconosciuta dal concilio. La prima ufficializzazione del culto è avvenuta con Papa Gregorio XIII che ne fissò la festa al 16 agosto, approvato poi solennemente da Papa Urbano VIII nel 1629.

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Dal punto di vista iconografico, numerosissime sono le sue raffigurazioni: il santo viene presentato in abito da pellegrino, con una serie di attributi e simboli che si ripetono in modo più o meno costante e che ne permettono l’identificazione. Oltre al vestito caratteristico del viaggiatore – consistente nel tabarro e  nel relativo tabarrino, una mantellina di dimensioni ridotte, posta sopra il lungo mantello, con funzione protettiva del tronco e delle spalle, specie quando si trasportava bagaglio e che da lui ha poi preso il nome di sanrocchino -, indossa un cappello a larga tesa; reca con sé un bordone, una zucca per contenere l’acqua, spesso appesa al bastone, le conchiglie da usare per bere e fissate sul mantello o sul cappello oppure appese a modi di collana, la bisaccia a tracolla, in alcuni casi pure una piccola fiaschetta attaccata alla cintola e nelle mani la “lancette”, cioè il piccolo bisturi utilizzato all’epoca per incidere i bubboni, favorendo la fuoriuscita del pus. Alcuni artisti mettono anche la corona del Rosario, in ricordo della devozione alla Madonna “delle Tavole”, tuttora venerata nella sua città natale; qualcuno sostituisce la cintura ai fianchi con un cordone francescano. L’elemento che contraddistingue San Rocco è una piaga, solitamente sulla coscia; la lesione ha solitamente la forma di una piaga verticale, lineare e ovale e somiglia alla ferita provocata da una freccia, simbolo della peste, oppure all’incisione che il chirurgo praticava per cercare di porvi rimedio. Spesso appare la croce rossa posta sugli abiti, sul lato del cuore, per indicare il marchio in base al quale verrà riconosciuto dopo il decesso. Oltre all’angelo, che fu il primo “elemento” a comparire nelle più antiche immagini rocchiane e che lo confortò durante la malattia, soprattutto a partire da Quattro e Cinquecento compare anche il cane, talvolta raffigurato mentre lecca le piaghe dell’appestato ma il più delle volte accucciato ai suoi piedi, con in bocca il tozzo di pane sottratto alla mensa di Gottardo Pallastrelli, con cui avrebbe nutrito il Santo durante la malattia.

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