Tecnologia e …conseguenze

Io, tu e ..lo smartphone: più stress, meno tempo per gli altri e neanche ce ne accorgiamo

Adolescenti in gruppo presi ognuno dal proprio smartphone, dietro le ultime tendenze Tok Tok, coppie distratte dai social. Dov'è finita la condivisione? Il tempo dedicato ai rapporti vis a vis? Lo smartphone sempre più compagno di giornate: chiamasi phubbing

Io, tu e…lo smartphone. Potremmo chiamarlo terzo incomodo? Forse.
Sempre più spesso il telefonino diventa nostro compagno di giornate, più dei nostri cari. E il nostro tempo, di conseguenza, è sempre più “digitale”.

Smartphone, quanto “mi costi”! Si chiama phubbing ed è la denominazione inglese che descrive l’insieme delle funzioni – dai gruppi whatsapp alle notifiche Facebook, dalle storie Instagram alle chat Telegram – che richiamano la nostra attenzione, sottraendo quella che dedichiamo alle relazioni reali, di persona. In molti casi senza fare eccezione per chi è seduto accanto a noi. Facciamo un esempio.
Quante volte, al ristorante, vi capita di notare una coppia in cui entrambi sono distratti dallo smartphone?
Ancora, quante volte, durante una passeggiata in centro, c’è quel gruppo di adolescenti in cui ognuno è preso dai trend di TiK Tok, seguiti sul proprio smartphone? Proprio per dare un nome a questo fenomeno si è scelta la parola “Phubbing”, che unisce i termini “phone”, cioè telefono, e “snubbing” ovvero snobbare. Chi snobbiamo? Chiunque si trovi in nostra compagnia, purché fisica, dando priorità al telefono e al suo mondo illimitato.

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– Smartphone e trasformazioni: l’era digitale
Sarà sicuramente uno degli effetti principali della rivoluzione tecnologica che ha trasformato il nostro tempo e la nostra società. Nell’ambito di questa evoluzione, sono stati inevitabilmente coinvolte anche le relazioni umane.
“È come se sapere di poter essere sempre connessi con tutti e tutto offrisse, soprattutto a chi ha difficoltà nei rapporti sociali, la possibilità di sopperire a quelle difficoltà nella realtà virtuale. Peccato che la disfunzionalità dell’uso smodato del telefono e dei social sia dietro l’angolo. Restare esclusivamente dietro uno schermo, spesso, implica da parte di una persona la volontà di nascondersi, evitando di affrontare il mondo e le relazioni reali: tutto ciò ci priva delle tantissime emozioni che arricchiscono i legami tra le persone. Che sia una stretta di mano, una carezza sul volto, il viso arrossato di un’amica che riusciamo a notare solo se a pochi centimetri di distanza da lei”…e potremmo continuare all’infinito.

A parlare alla nostra redazione è la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia, che sottolinea come la crescente dipendenza da internet abbia interferito rilevantemente nei rapporti umani di molti. Già, perché uno dei tratti distintivi dell’era digitale è proprio l’iperconnessione, agevolata anche dalla diffusione dei social network, che ci fanno vivere sempre più con lo smartphone in mano.“L’era digitale – continua la psicologa e psicoterapeuta – ha portato ad un nuovo processo nella vita delle persone, con una serie di cambiamenti importanti. Tali cambiamenti hanno, a loro volta, portato a mutazioni dal punto di vista sociale, psicologico e, a mio avviso, anche antropologico: poiché hanno accentuato anche eventuali disagi dell’essere umano. Disagi che possono poi essere ‘coperti’ dallo spazio virtuale. Deve essere chiaro, però, che quando utilizziamo il web – e tutte le sue numerose risorse – ci esponiamo anche all’uso che ne fanno gli altri e nella parola altri intendiamo chiunque, anche persone al di fuori della rete dei nostri contatti“.
Ciò vuol dire che quest’era digitale può anche riservare un lato della medaglia molto distante dall’idea di fare nuove amicizie, ritrovare vecchie conoscenze, scambiare informazioni sui propri hobby o condividere quei contenuti che contribuiscono ad abbellire i nostri profili social. “L’uso eccessivo di internet e dei social in particolare può rischiare di amplificare sofferenze che già ci portiamo dentro da tempo. Pensiamo a chi soffre di bullismo e all’eventualità che il web diventi fonte e canale di ulteriori ‘violenze’, sfociando nel cyberbullismo. Stesso discorso – prosegue Chiara Gioia – si potrebbe fare per quelle dipendenze che possono tramutarsi in cyber dipendenze, ad incominciare dalla stessa dipendenza da internet”.

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-Comunicazione
“Quando si parla di relazione si parla anche di comunicazione, ma internet ha aperto la frontiera delle relazioni a distanza.  Un nuovo modello comunicativo che, nel tempo, si è evoluto: si è passati dalle lettere, oggi praticamente scomparse, al cyberspazio.
Ma cosa si guadagna vivendo questo tipo di relazioni? Occorre precisare che la dimensione del cyberspazio ha reso tutto più indefinito, mentre la psiche ha bisogno di differenziare, poiché il caos genera sofferenza. 

Vivere relazioni virtuali ci fa abbandonare tante componenti tipiche di una relazione classica e della comunicazione che ne è alla base, a incominciare da quelle corporee e paralinguistiche. Tutto questo a vantaggio delle immagini che caratterizzano la comunicazione virtuale, la cui multimedialità va inevitabilmente ad influenzarci, anche senza accorgercene. 
La multimedialità, infatti, offre una marea di contenuti e interazioni illimitate: è un flusso che incide su di noi. La nostra mente non sempre riesce a identificare chiaramente tutte queste immagini che arrivano dallo schermo dello smartphone, del tablet o del pc. Queste immagini e questi contenuti ci passano davanti inesorabilmente e vengono assorbiti dalla nostra mente.
Tutto questo ha l’effetto di eccitarci ed esaltarci. Ci esalta, ad esempio, l’idea di conoscere tante cose e tante persone. Ma qual è la sostanza di queste ‘relazioni’? 
Per rispondere a questa domanda, pensiamo solo a quanto è complicato, nell’arco di una giornata, nutrire i rapporti più stretti, quelli che viviamo appunto di persona: figuriamoci quelli virtuali…
Siamo davvero convinti che i nostri 1500 follower siano tutti nostri amici? E che ogni giorno, postando una storia Ig, io riesca ad essere in contatto con tutti loro?“. 

Emozioni e disorientamento.
Con l’era digitale, quindi, rischiano sempre più di venir meno le emozioni, in primis quelle che caratterizzavano, da sempre, la quotidianità dei rapporti personali. Perché non sempre la distanza è solo geografica e fisica. E la forza più grande del web, riuscire a connettere il mondo, al di là della zona remota in cui possiamo trovarci, può diventare un pericoloso boomerang e far sì che quelle distanze, dapprima azzerate, tornino a crescere esponenzialmente.
La tecnologia – spiega ancora Chiara Gioia – è diventata un altro mondo da abitare: e ciò è successo mentre noi abbiamo difficoltà anche solo a vivere i rapporti vis a vis, quelle cioè tipiche del mondo che viviamo da sempre, fin dalla nostra nascita. Il mondo virtuale, tuttavia, si intreccia con quello reale, nonostante siano due di dimensioni estremamente diverse. Ciò perché il digitale ormai fa parte della vita di tutti noi e, sempre più spesso, ne fa parte fin da età giovanissime. Anche troppo.
Vero è che siamo fatti per comunicare, per ‘connetterci’, ma questa connessione al giorno d’oggi è riferita al mondo intero: basta avere un tablet o uno smartphone in mano. E troppo spesso dimentichiamo che siamo comunque dietro a uno schermo e che quella forma di comunicazione manca delle emozioni e delle somatizzazioni del rapporto in presenza.
Del resto, la relazione implica anche il
senso dell’attaccamento. Se ci limitiamo ad un’interazione di questo genere, che attaccamento si crea? Restando con lo sguardo incollato sul mondo social rischieremmo di estraniarci, fino al punto di sentirci un pesce fuor d’acqua anche soltanto uscendo di casa per andare a mangiare una pizza”. 

Dal virtuale lo stress “reale”.
“La nostra quotidianità ci sottopone già a una rilevante dose di stress: agli impegni, professionali, familiari e personali, si aggiunge, oggi, il ‘peso’ dell’altra dimensione da abitare, quella virtuale appunto. Ed ecco, quindi, che stanchezza e stress spesso derivano proprio da questa realtà: perché essa agisce su ognuno come una tempesta sensoriale. Si tratta di un mondo pieno di input. Quei dieci minuti di pausa che impegniamo per navigare sulla home di Facebook sono comunque ulteriori impulsi sensoriali che caricano il nostro cervello, anche in quello che crediamo essere un nostro momento di pausa.
Ci si lamenta tanto, e spesso, di non avere tempo. Tempo per le relazioni, per gli hobby, per gli impegni quotidiani. Eppure non togliamo tempo alla realtà digitale, rischiando invece di toglierlo alle relazioni di persona. È proprio da questo punto di vista che il tempo digitale rischia di diventare disfuznionale. 
Così la relazione di coppia vede molti partner lamentarsi di mancata condivisione: si rientra dal lavoro e ci si distrae sui social, senza raccontarsi le rispettive giornate. Un comportamento che viene decodificato dal partner come assenza. Anche da questo – che potrebbe sembrare un aspetto di poco conto – nascono crisi nelle relazioni. 
Ricordiamo che le emozioni passano dal corpo, ma nel mondo virtuale il corpo non c’è. Un rapporto virtuale, per quanto forte possa diventare, non potrà avere lo stesso potere emotivo di un rapporto reale“, conclude Chiara Gioia.

Come ha sottolineato recentemente il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi:

L’attenzione al vivere “qui e ora” è un lavoro molto importante nell’ambito psicologico, in particolar modo nello stabilire la relazione terapeuta-paziente e come spunto di riflessione per il proprio vissuto emotivo e comportamentale. Il benessere portato dal progresso tecnologico sta, come rovescio negativo della medaglia, velocizzando il tempo delle nostre vite, ormai abituate ad essere proiettate in un futuro continuo senza soffermarsi sul presente.

 

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