Visita papa francesco a l'aquila

6 aprile 2009 – 28 agosto 2022: Rosita Torre e l’emozione di incontrare Papa Francesco

"Incontrare Papa Francesco sarebbe bellissimo: i nostri cari, vittime del sisma, sono stati dimenticati". La storia di Rosita Torre che, il 28 agosto, incontrerà a L'Aquila Papa Francesco

Tredici anni fa, il 6 aprile, Rosita Torre perse suo marito Emanuele Sidoni e i suoceri Emidio e Maria Fina Marrone. Tutti e 3 vittime del sisma che ha, anche, cancellato il piccolo borgo di Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere. Per Rosita e per i suoi figli, che non hanno dimenticato, è molto importante esserci a L’Aquila il 28 agosto, quando Papa Francesco durante la visita in città incontrerà alcuni familiari delle Vittime del terremoto.

“Vogliamo esserci, speriamo di esserci, per richiamare alla memoria delle Istituzioni ancora una volta mio marito, il padre dei miei figli ed i suoi genitori, i miei suoceri, Vittime dimenticate di un paese, Castelnuovo, che non esiste più”, ha detto, commossa, la signora Rosita Torre sentita dal Capoluogo.

“Con mio marito Emanuele – racconta Rosita Torre – vivevamo a Roma, zona Rione Borgo, a due passi dal Vaticano, la voce del Papa è qualcosa di presente nelle nostre vite da sempre. A San Pietro ci siamo sposati il giorno in cui fu eletto Pontefice, Papa Luciani, Giovanni Paolo I. Sapere che Papa Francesco sarà a L’Aquila ed ha chiesto un momento per ricordare le 309 Vittime del sisma incontrandone i familiari, per noi è molto significativo: Emanuele Sidoni mio marito, il padre dei nostri figli, era un lavoratore instancabile, un credente, un parrocchiano iscritto (dalla ricostituzione) alla Confraternita della Beata Vergine del Carmelo, un vero pater familias. Mio suocero Emidio, decano del Paese, era un instancabile lavoratore con anni di emigrazione in Francia e Svizzera, mia suocera Maria Fina, conosciuta da tutti come Finuccia, una donna di casa di cui si è perso lo stampo, sempre disponibile, amata e benvoluta dai paesani e che non ha mai disdegnato i pesanti lavori di campagna per aiutare marito e suocero”.

6 aprile, mio marito: dimenticato tra le vittime in un paese cancellato

“La mia famiglia spesso – ricorda ancora Rosita – tornava a Castelnuovo per far visita agli anziani genitori ultraottantenni e in quelle occasioni Emanuele non mancava mai di aiutarli nei lavori in campagna, nel tagliare la legna per il caminetto o nelle piccole manutenzioni di casa. Quella maledetta domenica del 5 aprile mio marito Emanuele era tornato da solo a Castelnuovo, un’occasione imperdibile per far compagnia ai ‘vecchiarelli’, considerato che il 6 aprile doveva effettuare un lavoro di manutenzione alle cucine della Caserma della Guardia di Finanza a Coppito. Inutile dire che non realizzò mai quei lavori, e in Caserma ci fu portato in bara. Non li eseguì perché la scossa delle 3,32 di quella maledetta notte fece crollare, completamente, l’antica residenza. In piedi non restò nulla, fatta eccezione per il garage. Mio marito finì schiacciato da una trave del tetto, i miei suoceri furono ritrovati tra le macerie di quella che era la cantina. Sopravvisse solo il pastore abruzzese, che fu estratto dal garage. Io e miei figli siamo vivi per caso, e per una fatalità, perché se il terremoto ci fosse stato qualche giorno dopo saremmo morti tutti, dal momento che era in programma di trascorrere a Castelnuovo le ferie pasquali”.

“Essere presenti in occasione della visita del Papa sarebbe bello, dal momento che in questi anni non ci ha cercato mai nessuno, non abbiamo avuto nulla, non siamo stati supportati da alcuno, depredati di terreni e, da qualche mese, abbiamo appreso dalla stampa, che anche le macerie della casa avita (il Castello come lo chiamavano i paesani) sono state portate in discarica. I Sidoni esistono nella Piana di Navelli dal III sec. a. C., arrivarono al seguito di Annibale durante la II Guerra Punica. Il Capostipite Sidonio, ebbe un feudo in epoca normanna e fondò la Civita Sidonia sulle rovine dell’antico Peltuinum. Ora non c’è più nulla solo silenzio, tanta rabbia ed i ricordi! Ecco vorremmo essere all’incontro con Papa Francesco perché per me e per i nostri figli Emanuele Sidoni, Emidio Sidoni e Maria Fina Marrone sono vittime del terremoto (con pari dignità) come le altre 306“.

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