L'intervista

Perdonanza 2022, le origini della Porta Santa: la prima al mondo

Le origini della prima Porta Santa al mondo, gli studi che lo confermano. L'intervista a Monsignor Orlando Antonini.

La prima Porta Santa al mondo, il Primo Giubileo della storia, il primo Papa incoronato fuori Roma. Questo e molto altro è L’Aquila insieme alla sua Perdonanza Celestiniana. L’intervista a Monsignor Orlando Antonini.

Qual è l’origine della nostra Porta Santa?
Per sé la Bolla della Perdonanza per beneficiare dell’indulgenza plenaria prevede solo, pentiti e confessati, la visita alla chiesa di Collemaggio, non l’entrata in essa attraverso una speciale porta. La Porta Santa costituisce un’innovazione tarda, ispirata dall’Alto: “Io sono la porta – disse Gesù – se uno entra attraverso di me, sarà salvo;
entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). D’altra parte ben conveniva per i pellegrini un modo rituale ‘ufficiale’ di entrare in chiesa per ‘visitarla’. Il pregevole manufatto che vediamo consiste in una intelaiatura lombarda neo-romanica a spalle verticali in pietra rossa alleggerite in tre risalti per parte accoglienti lisce colonnine
cilindriche in pietra bianca che continuano concentricamente nel grande archivolto, il tutto impreziosito dalle policromie della lunetta (una Vergine e Bambino tra San Giovanni Battista e San Celestino in affresco) e con, sul culmine d’arco, l’aquila cittadina ritta su artigli ed ali, simbolo rivelatore del carattere civico della gestione
organizzativa della Perdonanza. Il maggior storico dell’architettura in Abruzzo, il Gavini, nel 1927-28 la datava a fine ‘300 in base al testamento 1397 di un certo Simone di Cola da Cocullo; datazione fattasi tradizionale, questa, che però concordando con altri autori ho già segnalato in altro lavoro non è più sostenibile.
Perché?
Perché il testo del da Cocullo dice che il dipinto avrebbe dovuto essere eseguito su una porta della chiesa aperta ‘vicino al campanile’. Ciò fa dubitare si trattasse dell’attuale Porta Santa sia in quanto appare singolare che per indicare un ingresso così importante e noto il testatore abbia dovuto farne precisare l’ubicazione, sia soprattutto perché l’attuale localizzazione vicino la Porta Santa del campanile della basilica risale solo al 1881, mentre in precedenza era sul torrione di facciata. Per di più il Chini segnala l’Antinori secondo il quale il documento testamentario di Simone di Cola disponeva in realtà che la porta «si adornasse piuttosto di marmi, che di pitture», quindi si sarebbe trattato non di dipinto ma di gruppo scultoreo, il che non è evidentemente attribuibile all’attuale Porta Santa.
Se dunque l’attuale portale non è quello cui il testamento del 1397 si riferiva, esso quando fu realizzato?
La tradizionale datazione della Porta Santa al 1397 circa, attesi i caratteri formali e stilistici dell’affresco della sua lunetta, che il Chini avvicinò ai modi di Giacomo da Campli, il Bologna a quelli di Antonio d’Atri e la Paone alla
maestranza tardo-gotica della terza e quarta campata dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista di Celano, varierà di poco rispetto a quella finora invalsa: tra il 1381 dell’affresco di Sant’Amico, cioè, e l’ante-1413 degli affreschi di San Silvestro della maestranza tardo-gotica predetta. Io ipotizzo la costruzione realizzata per celebrare il primo centenario dell’istituzione della Perdonanza: il 1394. Prima di quell’anno sullo stesso sito esisteva un altro portale, più semplice e di minori dimensioni rispetto all’odierno.
Ed esso era già Porta Santa?
Non lo sappiamo, perché stranamente non si conoscono finora testimonianze documentali tanto antiche sull’esistenza di una Porta Santa. Neppure ne parla la pur particolareggiata Relazione della Perdonanza quadricentenaria del 1694, come anche, del resto, la supplica nel 1967 alla Penitenzieria Apostolica da parte
dell’arcivescovo Costantino Stella per la conferma dell’indulgenza. Evidentemente la Porta e il rito erano sottintesi, dato che non rientravano tra le condizioni dell’indulgenza. E il silenzio delle fonti almeno in questo caso non fa prova. Comunque per la nostra Porta disponiamo di una testimonianza monumentale inequivocabile: essa nel 1394 Santa lo era di certo, giacché il soggetto iconografico del dipinto, con Celestino V in atto appunto di dispiegare il rotolo della bolla del Perdono, la dimostra senza alcun dubbio collegata all’indulgenza.
Ma se la Porta Santa aquilana stando all’epoca del suo affresco è del 1394 od anche del 1397, allora sarebbe più antica di quelle di Roma, dato che di queste pare se ne ha notizia solo coi Giubilei del 1425 e del 1500…
Sì, dovrebbe dirsi proprio così. Fino a quando per le Porte Sante romane non si rinvengano testimonianze documentali più antiche di quelle oggi a disposizione – il silenzio delle fonti anche qui non fa prova – all’Aquila l’introduzione della Porta Santa col suo rito di passaggio si sarebbe verificata in anticipo rispetto a Roma, come
vi si era anticipato il Giubileo universale. È ciò che mi ha indotto, nel mio lavoro del 2004, ad ipotizzare – è solo un’ipotesi – che sia stato il nostro S. Bernardino, il quale predicò a Roma il Giubileo del 1423 e dati i suoi rapporti con l’Osservanza aquilana e con Giovanni da Capestrano già a quel tempo, a suggerire a Martino V per detto
Giubileo, sull’esempio appunto della già realizzata Porta Santa di Collemaggio all’Aquila, di introdurre tale devozione anche a Roma. Ma ripeto: ciò vale fino a che non si scoprano testimonianze più antiche per le Porte delle basiliche romane.

perdonanza 2021 corteo della bolla apertura porta santa

Nel 2022 eccezionalmente la Porta Santa verrà aperta per prima volta in 728 anni da un Papa, Papa Francesco. Questo atto straordinario può dirsi il termine ultimo, finalmente, di quel che si dice un ‘ostracismo’ nei confronti di Celestino V e della Perdonanza posto da parte dei papi del passato?
Tale affermazione, corrente specialmente dal 1983 della ripresa moderna di Perdonanza, non ha fondamento critico. La puntuale rassegna sui pronunciamenti papali emessi in merito nel corso dei secoli, esposta recentemente da Angelo De Nicola, dice il contrario: nessun papa, dico nessuno, dopo Bonifacio VIII, ha mai espresso un giudizio negativo su Celestino. Positivissime testimonianze sono del 1313 quando la Chiesa lo canonizza, del 1575 con papa Gregorio IX, del 1657-65 con Alessandro VII, del 1668 con Clemente IX, del 1896 con papa Leone XIII e del 1996
con il Segretario di Stato card. Sodano, tutte elencate dal De Nicola. Ad esse aggiungo il S. Celestino affrescato nel 1583 circa sulla volta della Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, col Santo in preghiera nella grotta e l’arrivo dei messi papali e regi all’eremo di S. Onofrio per notificargli la nomina a papa; inoltre, da una recentissima pubblicazione di Stefania Di Carlo veniamo a sapere che anche papa Eugenio IV nel 1445 chiese al prelato Matteo Vegio che gli scrivesse “in modo più adatto ed ordinato la vita di Celestino V, la quale finora è stata più male trattata che descritta”. Di Paolo VI nel 1966, di Giovanni Paolo II nel 2001, di Benedetto XVI nel 2009-2010 ed oggi di papa Francesco sono noti gli interventi ampiamente positivi. In concreto, solo e soltanto Bonifacio VIII, per le ragioni che ben si sanno, ha mostrato avversione nei confronti di Celestino e della Perdonanza.
Allora come mai nessun papa era mai venuto all’Aquila ad aprire la Porta Santa?
Semplicemente perché in passato non si è mai pensato di invitare un Pontefice; non vi si pensò neppure coi nostri Cardinali Confalonieri e Bafile. Stavolta il nostro Cardinale Arcivescovo Petrocchi, nella sua sollecitudine per la Chiesa Aquilana, felicemente l’ha fatto, e il papa viene. Viva Papa Francesco dunque, che con questa
visita pastorale viene a riconfortarci dalle tragedie di questi anni ed a predicare ancora la misericordia di Dio, misericordia che con la difesa degli ultimi e con la salvaguardia del creato costituisce l’architrave del suo magistero! Nel mondo cristiano, del resto, vi sono molte altre indulgenze plenarie e Porte Sante: ebbene, nessun papa fino a papa Francesco ha mai presenziato ad altre indulgenze plenarie o aperto Porte Sante fuori Roma. Se l’avessero fatto altrove e all’Aquila no, allora forse si potrebbe dubitare. Al massimo si può pensare che i papi possano aver avuto una
certa qual ritrosia psicologica a riassumere il nome di Celestino a causa della sua rinuncia, ma al solo scopo di non dare ansa a ‘chiacchiericci’ su loro eventuali intenzioni dimissionarie, ciò che si verificò appunto per la visita di Paolo VI nel 1966 a Fumone e si vede anche adesso sui media per papa Francesco nel venire all’Aquila.

mons orlando antonini
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