Caro prezzi, ogni famiglia spenderà 600 euro in più all’anno

Inflazione all’8,4%, ogni famiglia spenderà 600 euro in più all’anno. Critica la situazione energetica, a rischio migliaia di imprese. I partiti si rivolgono a Draghi: interventi sì, ma senza fare debito.
Inflazione all’8,4%, ogni famiglia spenderà 600 euro in più all’anno. Critica la situazione energetica, a rischio migliaia di imprese. I partiti si rivolgono a Draghi: interventi sì, ma senza fare debito.
Mancava la certificazione dell’Istat, ma ogni famiglia era già consapevole dell’aumento dei prezzi. Quelli della spesa quotidiana, per non parlare delle bollette. L’Istat ci ha avvertito che la sensazione comune era giusta: l’inflazione ad agosto è dell’8,4 per cento. Cioè i prezzi son aumentati rispetto all’agosto dello scorso anno di quella cifra. E si tratta di una media, perché, per alcuni prodotti, il rincaro è stato anche superiore. Parliamo dei generi alimentari, soprattutto quelli agricoli hanno subito rincari di oltre il 10 per cento. Qui, come rileva la Coldiretti, hanno agito due fattori, i costi dell’energia e la siccità che ha fatto calare notevolmente alcune produzioni. Così quell’8,4 in più è un dato che in Italia non si rilevava dal 1985. Preoccupa perché questa fiammata non sembra essere passeggera. Certamente la siccità con l’arrivo dell’autunno potrebbe essere un ricordo, ma per quanto riguarda l’energia le prospettive sono cupe. Così, passando dalle statistiche ai dati reali, in media, ogni famiglia, spenderà 600 euro in più l’anno solo per gli acquisti necessari alla vita quotidiana.
Un discorso a parte riguarda il gas e il prezzo dell’energia. Non possono bastare piccoli interventi in favore delle famiglie a basso reddito. Il problema è serio e mette in discussione il futuro della nostra stessa economia. La commissione europea sta mettendo a punto un piano generale. E’ prevista per il 9 ottobre la riunione dei ministri degli esteri della Ue. In discussione la fissazione di un tetto massimo del prezzo del gas. La proposta caldeggiata con forza da Draghi sembra aver fatto breccia. Può bastare a calmierare il prezzo? C’è da farsi poche illusioni. Dalla Russia arrivano sempre più frequenti interruzioni nelle forniture del gas. E’ vero che le riserve di gas in tutta Europa hanno raggiunto l’80 per cento, ma in previsione dell’inverno saranno previste forme di risparmio e di razionamento. Più complessa, ma è allo studio, la possibilità di dividere il prezzo del gas da quello di altre fonti energetiche, come per esempio quello delle rinnovabili. Energia che ora costa come il gas, ma che non ha avuto alcuna conseguenza negativa dal taglio delle forniture russe. Draghi ha varato un provvedimento per costringere le aziende che hanno visto moltiplicare gli utili di riversare parte di questi nelle casse dello stato per calmierare i prezzi al consumo. Iniziativa che al momento ha dato scarsi risultati per l’opposizione delle stesse aziende che hanno fatto ricorso contro il provvedimento.
È chiaro che ci troviamo in una emergenza e non è possibile rinviare decisioni incisive alla fine di ottobre, quando dovrebbe insediarsi il governo figlio del voto del 25 settembre. Così, raccogliendo un invito di Calenda, i partiti, nonostante la campagna elettorale, si dicono disposti a concordare con Draghi un impegno comune. Alcune forze politiche hanno proposto interventi immediati per 30 miliardi di euro. Questo per dare respiro a decine di migliaia di aziende che potrebbero chiudere i battenti. Una prospettiva terribile. Così c’è chi come la Lega ha proposto di intervenire anche con uno scostamento di bilancio, cioè facendo debito come fu con la pandemia. Draghi ha detto no, le risorse non possono venire facendo altro debito, quello italiano è già il più alto d’Europa. Anche Giorgia Meloni si è detta contraria, così questa linea sembra ormai accettata. Draghi ha avvertito che il governo elaborerà le proposte nella prossima settimana. La Meloni è andata anche oltre chiedendo di riaprire la Camera per un dibattito generale sulla questione energetica. Ma siamo pur sempre in campagna elettorale. Così i 5Stelle vogliono distinguersi dalle altre forze dicendo di aver avvertito per tempo dei rischi energetici, ma dicono no ai rigassificatori, ai termovalorizzatori, all’incremento della nostra produzione di gas, per non parlare del nucleare e del carbone. Poi c’è il Pd che non rinuncia alla polemica sottolineando che si appellano ora a Draghi gli stessi che l’hanno sfiduciato. Polemiche che non nascondono il problema; anche chi pensa di vincere il 25 settembre ha tutto l’interesse ad affrontare ora la situazione per non trovarsi domani con una emergenza ancora più grande. A parte i tatticismi politici, è generale la consapevolezza della gravita della situazione e delle possibili conseguenze sul nostro sistema produttivo. E comunque, pur dimissionario, è il governo Draghi che deve cercare una qualche soluzione con la promessa dei partiti di sostenerla. Forse avremo qualche polemica in meno, ma, speriamo, qualche risposta in più per il bene del Paese.