Elezioni politiche 2022, l'intervista

Elezioni politiche, parla Michele Fina: questo è il momento di una scelta di campo

Elezioni politiche, parla Michele Fina: “Questo è il momento di una scelta di campo”. Il candidato del Senato vive a L'Aquila da anni, l'intervista.

Elezioni politiche, parla Michele Fina: “Questo è il momento di una scelta di campo”.
Il candidato al Senato vive all’Aquila da anni: “Il mio impegno è valorizzare le potenzialità della città e del comprensorio”

Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese, è capolista al Senato nel collegio plurinominale regionale. Di Luco dei Marsi, vive all’Aquila da diversi anni. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

In questa prima parte di campagna elettorale si è molto discusso della scelta della destra di candidare in posizioni di eleggibilità ben quattro “non abruzzesi”. Questo benché ci si trovi di fronte a causa della riforma a una diminuzione degli eletti in Parlamento, che passeranno per la nostra regione da 21 a 13. Come commenta?

“Con relativo stupore e amarezza – spiega Michele Fina – Siamo del resto l’unica regione in cui il Presidente, Marco Marsilio, è un paracadutato che vive attualmente a Roma e che ogni giorno una macchina della Regione va a prendere e riaccompagnare. E adesso ben 4 parlamentari in posizione eleggibile saranno non abruzzesi: uno della Lega (Bagnai) che viene da Firenze, tre di FdI, di Ascoli Piceno (Silvestri) e Roma (Roscani e Meloni). Tra questi c’è il nome eccellente di Giorgia Meloni appunto: la destra abruzzese si è affannata a mascherare questa circostanza come una scelta dal territorio, ma è evidente che è falso. Meloni è candidata in tutt’Italia ma solo all’Abruzzo toglierà un seggio per un abruzzese. Per questo tante e tanti mi stanno dicendo che voteranno Rita Innocenzi. Anche elettori di destra che sanno che comunque Giorgia Meloni sarà eletta altrove”.

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Lei che ha concrete possibilità di essere eletto invece è ovviamente abruzzese.

“E orgoglioso di esserlo, tanto che dopo qualche anno passato a Roma per lavoro ho scelto il percorso inverso, di tornare a vivere nella nostra regione. In particolare all’Aquila: la mia vita si divide tra il capoluogo, dove ci sono la mia famiglia e la mia bimba di tre anni, e Luco dei Marsi, dove vado spesso per aiutare i miei genitori. Il mio legame con il capoluogo ha due nodi fortissimi: metà della mia famiglia ha sempre vissuto qui (prima a Monticchio e poi a Cansatessa) con la sorella di mia madre, che è stata ed è per me una seconda madre.
Da bambino e da ragazzo ho vissuto qui intere estati con i miei cugini e molti altri amici. In questa città mi sono poi laureato e ho vissuto quando ho svolto il ruolo di Assessore provinciale all’Ambiente e alla Protezione civile, dal 2004 al 2010. Nei mesi terribili che hanno seguito quel maledetto 6 aprile sono stato giorno e notte nel Tavolo di Coordinamento e ovunque fosse necessario nei Comuni del Cratere. Dopo tanti anni da quella ferita sento il dovere di portare in Parlamento le potenzialità ancora inespresse di questa terra, affinché trovino la loro migliore valorizzazione, consapevole dell’enorme lavoro che ha già svolto per questa città Stefania Pezzopane“.

A proposito di terremoto e di ricostruzione, è inevitabile che si tratti di un tema che all’Aquila abbia da tempo una attenzione prioritaria. Michele Fina come valuta il percorso intrapreso fino ad oggi?

“Parliamo di una strada lunga più di tredici anni, che ha vissuto momenti differenti, e le valutazioni al riguardo non possono che differire a seconda della fase. Di certo è stato perso molto tempo dal Governo nazionale all’inizio, è stato inevitabilmente pagata la cronica difficoltà a fare i conti con la mancanza di un quadro unitario di gestione e ripartenza rispetto alle catastrofi. È positiva in questo senso, e gode del nostro appoggio, la proposta del Commissario alla ricostruzione del Centro Italia Giovanni Legnini, di predisporlo attraverso norme e strutture dedicate. Ci tengo a dire che se poi la ricostruzione è decollata, specialmente nel settore privato, un riconoscimento va dato alla classe dirigente del Partito Democratico e del centrosinistra aquilani, a cominciare dal sindaco Massimo Cialente, che per questa città nei momenti più tragici ha rappresentato più di un primo cittadino, ma anche un punto di riferimento irrinunciabile, nel dialogo e a tratti nello scontro, quando è stato inevitabile, con le istituzioni nazionali. Gran parte dei risultati e dei benefici che emergono ancora oggi vengono da quell’approccio di lavoro. Esemplare, su tutto questo, è il lavoro che Gianni Anastasio sta portando avanti con il Coordinamento dei sindaci del Cratere, che per me sarà un interlocutore assolutamente privilegiato”.

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Oggi si riscontra una disponibilità di fondi di cui anche L’Aquila dovrà essere in grado di beneficiare. Di che sfida si tratta?

“La mole di risorse è ingente. L’impostazione che il Partito Democratico è stato in prima fila a reclamare, quando alcune forze politiche di opposizione, come Fratelli d’Italia, erano schierate contro, ha permesso che dalla tragedia della pandemia sortisse una stagione di opportunità. Tra Piano nazionale di ripresa e resilienza e Fondo complementare dedicato alle aree sismiche, con l’aggiunta delle risorse del cosiddetto “quattro per cento” dei fondi per la ricostruzione da destinare alle attività produttive (anche questa un’intuizione del Pd, non a caso ripresa nella proposta di normativa unitaria nazionale), L’Aquila e il suo territorio di riferimento sono ben posizionati per ottenere nuovo slancio. A patto, naturalmente che non si prosegua nel “metodo Fratelli d’Italia”, alla Biondi o alla Marsilio, ovvero chiusura e preoccupazione esclusiva per le ricadute elettorali immediate. Occorre concertazione e progettazione assieme al territorio e agli stakeholder, anche per massimizzare i risultati delle risorse e degli investimenti, per renderli realmente produttivi. È in tutta evidenza la migliore risposta che si può dare in questa area d’Italia alla crisi economica ed energetica, all’allarme per l’occupazione recentemente lanciato dalla Cgil provinciale. Oltre al settore delle attività produttive, è importante sottolineare le possibilità che possono arrivare dalla cultura: L’Aquila è qui particolarmente vocata, ha una storia di grande prestigio. Gli attori territoriali, ribadisco, vanno coinvolti per aprire una nuova fase di impegno e rinascita”.

La pandemia ha messo in luce tutte le criticità del sistema sanitario. Numerose polemiche sono sorte anche nel capoluogo, in tanti hanno avanzato il sospetto che fossero altri i territori ad avere attenzioni e sostegni. Condivide questa ipotesi?

“Quella della sanità è una materia che gestisce in grande prevalenza la Regione e, viene da dire con una facile battuta, si vede. Potete immaginare l’Italia gestita come Marsilio gestisce la sanità abruzzese? Ecco, nel grande caos che è stata l’amministrazione della fase pandemica, le aree interne e L’Aquila hanno pagato il prezzo più alto. L’ospedale San Salvatore beneficerà di una quota ridottissima, appena 4 milioni sui 410 complessivi, da destinare all’edilizia sanitaria e gli altri presidi della provincia sono messi persino peggio; sono enormi i problemi di personale e in generale di organizzazione che quell’ospedale sconta e a cui si riscontra una totale incapacità, o forse mancanza di volontà, di porre rimedio da parte della gestione politica e amministrativa. Un’inversione di tendenza è quanto mai necessaria e per quello che mi riguarda e mi compete dal livello nazionale sarò implacabile nel reclamarla”.

Sono recenti le elezioni amministrative dell’Aquila e ora per il centro-sinistra c’è una nuova fase. Che caratteri ha?

“I caratteri di un radicale rinnovamento: sono davvero grato al gruppo dirigente del Pd che, con Emanuela Di Giovambattista, ha deciso di rispondere alla sconfitta con grande slancio. Lei, i consiglieri comunali, il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, tante ragazze e ragazzi e soprattutto nuove energie ed esperienze che stanno decidendo di entrare nel Pd. La lista che si presenta a queste elezioni mette anche insieme diverse forze: Articolo Uno, PSI e i cattolici di Demos, oltre al Pd. La festa dell’Unità che torna in città i prossimi 8, 9 e 10 settembre rappresenterà al meglio questo cambio di passo fatto di allargamento, apertura ed unità. Io presterò tutta la mia forza a questa nuova sfida”.

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