Le nuove stanze della poesia

Le poesie della pace, “Generale” di Bertolt Brecht

"Generale: la poesia di Bertolt Brecht e la canzone di Francesco De Gregori, per l'appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Ho già ricordato in questa rubrica per le poesie della pace una poesia di Bertold Brecht “I bambini giocano alla guerra”. In questa puntata voglio proporre nuovamente questo autore con la sua poesia “Generale – il tuo carro armato”.

Dice Bertolt Brecht: “Generale, il tuo carro armato è una macchina molto potente ma ha bisogno di un uomo che lo guidi. E pure il tuo bombardiere, un areo potente, una macchina sofisticata che ha però un difetto, ha bisogno di un meccanico che lo aggiusti. Insomma Generale c’è sempre bisogno di un uomo per muovere le tue potenti armi da guerra. Solo che a sua volta l’uomo pure lui ha un difetto piccolo e insignificante che, come diceva il filosofo, lo fa apparire come una canna in balia del vento anche se una “canna che pensa” .Ecco generale, l’uomo ha una facoltà: può pensare”.

La poesia “Generale – il tuo carro armato” è un riconoscimento al valore dell’umano che può decidere con la sua capacità di giudizio cosa sia giusto o sbagliato. Che cosa c’è dunque di sbagliato in una guerra. Per esempio che cosa c’è di sbagliato nella guerra di invasione che ha avviato Vladimir Putin sul territorio dell’Ucraina senza peraltro mai nominare la parola guerra. Lo dicono i leader del G7 all’indomani del 24 febbraio scorso, data di inizio di quella “operazione speciale” che in pochi giorni doveva portare l’Ucraina alla completa annessione alla federazione russa.”Il presidente Putin ha riportato la guerra nel continente europeo. Si è messo dalla parte sbagliata della storia”. I leader si sono detti “scioccati” e condannano “l’aggressione militare su larga scala della Russia contro l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina” Continuavano i leader del G7 nel loro documento :”Noi come G7 stiamo portando avanti severe e coordinate sanzioni economiche e finanziarie”, ribadendo che l’offensiva “costituisce una seria violazione del diritto internazionale e una grave infrazione della Carta della Nazioni Unite” e di tutti gli altri obblighi internazionali della Russia. “Questa crisi è una seria minaccia all’ordine internazionale basato sulle regole, con conseguenze che vanno ben oltre l’Europa. Non c’è giustificazione a cambiare con la forza dei confini internazionalmente riconosciuti, questo ha cambiato fondamentalmente la situazione della sicurezza euro-atlantica”.

Dunque in questa guerra russo-ucraina, in questa invasione dell’Ucraina da parte della Russia c’è di sbagliato che “non c’è giustificazione a cambiare con la forza confini internazionalmente riconosciuti e soprattutto non c’è giustificazione a cambiare fondamentalmente la situazione della sicurezza euro-atlantica”. In tema di sicurezza euro atlantica dunque sembra interessante leggere un report dell’Istituto Affari internazionali in cui , per quello che riguarda appunto il principale strumento di sicurezza per europei e Stati Uniti d’America, la Nato, Alessandro Marrone e Karolina Muti scrivono: “Guardando al 2030, l’evoluzione della Nato dipenderà principalmente da due variabili. La prima riguarda il contesto di sicurezza internazionale, e in particolare se questo tenderà al cosiddetto multipolarismo aggressivo”. Questo scenario vede le potenze regionali e globali impegnate in varie forme di guerre per procura nonché attacchi cibernetici e guerre di informazione, tutti strumenti atti a mettere sotto pressione le società dei rispettivi competitor prendendo di mira principalmente infrastrutture critiche, sicurezza energetica, processi politico-decisionali, opinione pubblica, ecc., senza però sfociare in un conflitto aperto – una sorta di “guerra in tempo di pace”. La seconda variabile riguarda le politiche nazionali dei principali membri dell’Alleanza: da esse dipende il futuro della Nato e l’approccio degli Stati Uniti verso le alleanze multilaterali sarà un fattore determinante. In Europa le scelte nazionali si intersecano anche con il processo d’integrazione europea e il percorso dell’Ue verso una più ampia autonomia strategica nel settore della difesa. L’Italia dovrà perseguire in questo nuovo contesto le sue tradizionali priorità relative alle relazioni con gli Stati Uniti, il dialogo e la deterrenza verso la Russia, la partnership Nato-Ue e la stabilizzazione della regione del “Mediterraneo allargato”. Paper preparato per il webinar “The Future of NATO”, organizzato l’8 ottobre 2020 dall’Aspen Institute Italia e dall’Istituto Affari Internazionali, in partnership con il Real Istituto Elcano e il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. Ma ai generali si rivolgono molti altri artisti tra i quali per esempio Francesco De Gregori proprio con una canzone intitolata “Generale” pubblicata nel 1978. Fa parte del sesto album in studio del cantautore ed è arrivato al secondo posto (insieme al brano Natale) nella hit parade di quell’anno. E’ uno dei brani più famosi e classici della sua discografia, e pubblicata anche da Vasco Rossi nella sua raccolta “Tracks” del 2022.

Generale, dietro la collina
Ci sta la notte crucca e assassina
E in mezzo al prato c’è una contadina
Curva sul tramonto, sembra una bambina
Di cinquant’anni e di cinque figli
Venuti al mondo come conigli
Partiti al mondo come soldati
E non ancora tornati
Generale, dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole?
Non fa più fermate, neanche per pisciare
Si va dritti a casa senza più pensare
Che la guerra è bella, anche se fa male
Che torneremo ancora a cantare
E a farci fare l’amore
L’amore dalle infermiere
Generale, la guerra è finita
Il nemico è scappato, è vinto, battuto
Dietro la collina non c’è più nessuno
Solo aghi di pino e silenzio e funghi
Buoni da mangiare, buoni da seccare
Da farci il sugo quando viene Natale
Quando i bambini piangono
E a dormire non ci vogliono andare
Generale, queste cinque stelle
‘Ste cinque lacrime sulla mia pelle
Che senso hanno dentro al rumore di questo treno?
Che è mezzo vuoto e mezzo pieno
E va veloce verso il ritorno
Tra due minuti è quasi giorno
È quasi casa, è quasi amore

Il brano è diventato un simbolo contro la guerra. Le immagini si succedono con una forza tale da non dare respiro a chi ascolta. Perché la vicenda che raccontano questi versi è quella di uomini partiti per combattere . La domanda allora è quanti uomini nel corso della Storia sono partiti per combattere, abbandonando famiglia, casa, lavoro e ogni altro compito o affetto. Ma soprattutto quanti sono tornati dai campi di battaglia. Il destino spesso rendeva la condizione di veterani o reduci una condizione esistenziale sulle quali bisognerebbe riflettere ancora. Perché per esempio furono le aspettative dei reduci che dettero vita ai prodromi di regimi o addirittura lo scatenamento di altri conflitti. Come nel caso italiano: le aspettative dei reduci divennero concausa e forza preponderante , insieme al clima di violenza , dell’affermazione del regime fascista. Aspettative e rivendicazioni rispetto a come erano andate le cose nella prima guerra mondiale ,ovvero la sconfitta seguita ad una pace “ingiusta”, fu la ragione dell’affermazione del regime nazista ( che fino ad allora aveva avuto pochissimi consensi ) sulla base dei valori del popolo tedesco, una specie di socialismo che a differenza del marxismo era basato sul potere di uno stato forte. Una affermazione che permise di muovere i passi per le annessioni che portarono alla seconda guerra mondiale.

Diversa è la riflessione che potrebbe essere fatta sui veterani, per esempio nel mondo dell’antica Roma. Veterani come dice il Vocabolario Treccani: “Il soldato romano che, dopo l’istituzione dell’esercito permanente, riceveva il suo congedo onorevole dopo il regolamentare numero d’anni di servizio (honesta missione dimissus: il contrario è l’ignominiosa missio) diveniva veteranus o emeritus. Il congedo poteva essere anticipato per meriti speciali. Il soldato riformato era invece ex causa o causaria missione dimissus, ma poteva essere anch’egli considerato come congedato con onore. Il veterano non veniva però senz’altro dimesso, ma trattenuto per 4 o 5 anni in un reparto speciale (vexillatio veteranorum) presso la legione, libero dal servizio ordinario, ma tenuto a combattere in caso di guerra. La qualità di veteranus importava il godimento dei praemia e commoda militiae. Questi consistevano in una somma di denaro o in assegnazioni di terre all’atto del congedo, e in privilegi permanenti”.  2Per la canzone di De Gregori, leggendo il testo, l’auspicio in realtà è sempre lo stesso , quello di poter tornare alla normalità, alla famiglia, alla vita e ai momenti che davvero contano (“Dietro la collina non c’è più nessuno.Solo aghi di pino e silenzio e funghi, Buoni da mangiare, buoni da seccare, Da farci il sugo quando viene Natale, Quando i bambini piangono, E a dormire non ci vogliono andare”)

E poi nel cinema, nella letteratura e nelle arti figurative ci sono figure di generali interessanti perchè affrontano il problema dell’antimilitarismo della guerra, del pacifismo da molti punti di vista. Solo un esempio. Nel cinema nel cinema c’è il Generale della Rovere ,una figura generosa di “lestofante” che acconsente al raggiro ideato dal comandante delle SS per avere informazioni, ovvero trasformandolo in delatore, perchè personaggio di cui tutti si fidano, all’interno di un carcere sotto le spoglie nientedimeno che del generale della Rovere . Il malcapitato invece decide di impersonare fino al sacrificio della vita i valori per i quali centinaia di persone erano private della libertà, torturate e messe a morte durante l’ occupazione nazi-fascista. .La realtà carceraria, e quella della Resistenza, con cui il truffatore viene a contatto, lo porta lentamente a riconsiderare i valori della dignità, del coraggio e del patriottismo. Gradualmente, egli finisce non solo di interpretare Della Rovere, perdendo la propria identità, ma ad infondere coraggio e speranza agli altri prigionieri. Il generale Della Rovere è un film del 1959 diretto da Roberto Rossellini , realizzato su un soggetto di Indro Montanelli, dalla rielaborazione del quale prese forma l’omonimo romanzo.

Questo il testo della poesia di Bertolt Brecht, “Generale – il tuo carro armato”

Generale, il tuo carro armato
è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

Ci sono i generali veri quelli a cui si rivolge Brecht. I generali russi e americani che nel conflitto russo ucraino hanno tenuto aperto un canale di comunicazione. Si parla anche di un canale di comunicazione tra generali russi e ucraini. Si tratta di un linea di comunicazione che in maniera intermittente si apre tra alti ufficiali russi e ucraini. Generali a più stelle ai quali viene facile accettare di dipanare un gomitolo intricato. Perché li unisce qualcosa di incancellabile: un passato in comune. La condivisione di una delle principali esperienze formative per un soldato: l’Accademia.Quella linea di contatto tra alti ufficiali, quindi, può rivelarsi una delle contromisure più efficienti per allontanare lo spettro di un conflitto globale e, come ha minacciato Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, di “una guerra nucleare totale”. La poesia di Brecht lo fa sperare.

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