San Girolamo per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 30 settembre.
Il 30 settembre ricorre San Girolamo. San Girolamo, al secolo Sofronius Eusebius Hieronymus, nacque a Stridone in Dalmazia intorno al 347 da una ricca famiglia cristiana. Giunto a Roma per perfezionare i suoi studi umanistici, fu attratto in un primo tempo dai piaceri della vita mondana, ma dopo aver ricevuto il battesimo intorno al 366, crebbe in lui il desiderio e l’interesse per la vita ascetica. Nel 375, dopo una malattia, Gerolamo si dedicò allo studio della Bibbia, imparando dapprima il greco e poi l’ebraico nel deserto della Calcide ai confini della Siria. Rientrato a Roma, Papa Damaso I – conoscendo la sua fama di asceta e la sua competenza di studioso – lo incaricò di riscrivere in latino il testo di una diffusa versione della Bibbia, detta inseguito Vulgata, realizzata su una trascrizione greca. Come vuole la tradizione, nonostante il carattere difficile e focoso della sua natura, Girolamo si impegnò concretamente nella fede cristiana, prendendo parte nelle dispute dottrinali, anche con Sant’Agostino. Nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, nel capitolo dedicato a San Girolamo, viene narrata la leggenda del leone: un giorno un leone ferito si sarebbe presentato zoppicando nel monastero ove risiedeva il Santo; i confratelli fuggirono spaventati, ma l’uomo si avvicinò all’animale ferito e gli tolse una spina dalla zampa e la fiera non lo lasciò più. Trascorse gli ultimi 14 anni della sua vita come eremita in una grotta contigua a quella della Natività a Betlemme, e qui morì nel 420 mentre traduceva il libro del profeta Geremia. Le sue reliquie sono conservate nell’urna di porfido dell’altare papale della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dove i resti pervennero nel XII secolo, riposti in un primo tempo all’ingresso dell’Antrum Praesepi e poi nel 1409 in un altare appositamente voluto dalla famiglia Guaschi. Per la costruzione della cappella Sistina, papa Sisto V fece demolire la precedente, dedicata a San Girolamo: narra una leggenda che il canonico Ludovico Cerasola, per evitare un’eventuale loro traslazione alla chiesa di San Girolamo degli Schiavoni, li nascose nel pavimento a destra del presbiterio. In seguito, il cardinale Domenico Pinelli riesumò la cassa d’argento contenente il corpo di San Girolamo e la pose sotto la confessione. Rinvenuta la cassetta nel 1747 fu collocata definitivamente all’altare del Papa.
Dal punto di vista iconografico una delle immagini più antiche del Santo è probabilmente quella contenuta nella Bibbia di Carlo il Calvo del IX secolo, dove è ritratto mentre parte per la Terrasanta e spiega le Sacre Scritture; nelle prime rappresentazioni artistiche appare giovane e imberbe (Roma, mosaico di San Clemente, sec. XII), probabilmente in aderenza a modelli iconografici mutuati dalla tradizione classica e che vanno a sovrapporsi alla figura del Santo. La sua raffigurazione diventa molto comune tra il XV e il XVII secolo: è presentato anziano, con la barba e i capelli bianchi, con accanto il galero. Tre sono le iconografie principali che lo ritraggono: una con l’abito cardinalizio e il libro della Vulgata in mano, nelle vesti di Dottore della Chiesa; oppure come erudito che siede nel suo studio, intento alla scrittura, circondato dagli strumenti del sapere; l’altra, penitente nel deserto, con l’abito rosso abbassato sul tronco – simbolo della rinuncia agli onori della porpora – o rivestito di pelli e cenci, mentre si batte il petto con una pietra. Ai suoi piedi è accovacciato il leone della Legenda, considerato simbolo della forza e dell’istinto animalesco, vinti con la pietà. In questa ambientazione è raffigurato un crocifisso a cui rivolge l’adorazione e spesso anche un teschio o una clessidra, simboli del tempo che fugge e rimando al memento mori.
