Abruzzesi nel mondo

Pietro Di Donato, lo scrittore-operaio americano orgoglio vastese nel mondo

La figura di Pietro Di Donato, americano di origini vasetti, operaio e scrittore, autore del celebre romanzo "Cristo tra i muratori".

Uno dei filoni più creativi e stimolanti dell’emigrazione abruzzese negli. Stati Uniti, già descritto, è indubbiamente quello letterario, “verista”, che accanto ad un gigante come John Fante o ad uno straordinario poeta come Pascal D’Angelo, va ricordato altresì il grande scrittore, d’origine vastese, Pietro Di Donato.

Pietro Di Donato nacque il 3 aprile 1911 a West Hoboken, nel New Jersey, il primo figlio con altri sette, da Geremia ed Annunziata Cinquina: il padre originario di Vasto e la madre di Taranta Peligna, sempre in provincia di Chieti. La svolta tragica della sua vita, arrivò appena dodicenne, il “Venerdì Santo” del 1923, quando il padre, operaio edile, morì in un incidente sul lavoro, lasciando la madre vedova e lui giovanissimo capofamiglia. Una grande assunzione di responsabilità, che lo portò subito a lavorare nei cantieri, come l’amato papà, ma anche a studiare nelle scuole serali, per uscire dall’isolamento di tanti immigrati analfabeti. Un’esperienza durissima di vita, che però Di Donato ebbe il dono di saper interiorizzare e rielaborare nella lettura e poi nella stessa scrittura, dal forte sapore autobiografico. Questa catarsi, già nel 1937, a soli 26 anni, lo portò a cimentarsi nella scrittura, prima con in racconto e nel 1939 a pubblicare come romanzo il suo capolavoro: “Christ In Concrete”, tradotto in “Cristo Tra i Muratori”, il suo primo, che resterà il più conosciuto, a distanza di decenni. Il secondo conflitto mondiale vide Pietro dichiararsi obiettore di coscienza, svolgendo il servizio civile a Cooperstown, dove tra l’altro conobbe la futura moglie, Helen Dean, sposandola nel 1943, a New York, con il rito civile celebrato dal mitico Sindaco della Città, Fiorello La Guardia. Da questo matrimonio, nacquero due figli Peter e Richard. Il grande successo di “Cristo Tra I Muratori” ebbe una vasta risonanza negli Usa, sia di critica che di pubblico, in contemporanea con il famoso “Furore” del grande scrittore J. Steinbeck. Dieci anni dopo, il regista E. Dmytryk, ne diresse un film, tratto da esso, con la nota attrice Lea Padovani, contribuendo a far lo conoscere anche in Italia. Da qui lo stesso inserimento nel prestigioso “Book Of The Month”, presentando l’opera come una miscellanea linguistica e stilistica unica, simile a quella dei nostri emigranti, con il loro gergo misto tra il dialetto originale e l’inglese, mantenendo sempre il loro accento tipico. La stessa critica, lo inquadrò subito nello stile “biblico-proletario”, che denunciava le durissime condizioni di lavoro della classe operaia, specie immigrata, a cui toccavano sempre i lavori più gravosi e pericolosi, spesso a scapito in primis della loro sicurezza. Un legame dello scrittore con la terra del padre, che risultò sempre intenso, con tre visite nella sua Regione, nel 1960, 1974 e nel giugno del 1977, dopo anche del figlio Richard, che in un’intervista a “Il Tempo”, dichiarò: “Io sono nato in America. Per tutto il 1900 gli italiani sono stati ritratti essenzialmente con due clichés: quello dell’allegro pizzaiolo o quello del gangster Al Capone. Ma gli italiani d’America di Pietro Di Donato non né l’uno né l’altro. Erano figure intime, personali, complesse, erano carne e sangue ancora caldi, che avremmo viste schiacciate, fra la fredda pietra e la calce”.

Il Comune di Vasto, in quella occasione intitolò una strada a questo suo figlio prediletto, ricordato nella terra dei suoi genitori, nel luogo che Pietro Di Donato, chiamò sempre la sua “vera Patria”, onorato in occasione del centenario della nascita, il 3 aprile 2011. Da parte sua il Comune di Taranta Peligna, ha promosso un Premio giornalistico a suo nome, sulla sicurezza sul lavoro, (in collaborazione con l’Anci, l’Inail, la Fnsi, l’Amnil Onlus, con il Patrocinio della Presidenza della Repubblica e della Regione Abruzzo), memore delle tante tragedie sul lavoro, tra cui quella di Marcinelle, in Belgio. Un esempio particolare della forza evocatrice della letteratura non solo americana, ma internazionale, su di un tema unificante, sempre prioritario della difesa del lavoro dignitoso e sicuro, in ogni latitudine ed in ogni tempo, per il grande popolo migrante. Nel 2006, nella Sala del Consiglio Comunale di Pescara, tra l’altro, fu proiettato il Documentario: “Pietro Di Donato, lo Scrittore Muratore”, che denunciava le terribili condizioni di lavoro della classe operaia, specie dopo la “Grande Depressione” del 1929, come descritto dalle pagine del romanzo “Furore” del grande Steinbeck, ma con una chiara differenza. Questi era un borghese, che spesso e volentieri era a cena alla Casa Bianca, dal Presidente Roosevelt, mentre Di Donato, figlio di emigranti abruzzesi, non lo fu mai, anche perché visto con idee troppo radicali e di sinistra. Non a caso il regime fascista censurò il romanzo (cancellando il nome del suo traduttore, Bruno Maffi) rieditato solo dal dopoguerra, in varie edizioni, fino ad una integrale recentissima. Così la sua seconda opera, “This Woman”, del 1958, ed a seguire due anni dopo, con “Immigrant Saint: The Life Of Mother Cabrini (sulla vita della prima Santa americana, Francesca Saverio Cabrini) e nel 1962 con “The Penitent”: “Ho ucciso Maria Goretti”, che evidenziano comunque una sua attenzione sempre ai temi religiosi e della giustizia sociale. Nel 1970 i racconti “Naked Author” e “The American Gospels”, uscito postumo nel 2000. Inoltre un suo articolo sul delitto di Aldo Moro, “Cristo nella Plastica”, uscì nel dicembre del 1978, pur se controverso, a testimonianza della sua grande sensibilità ed onestà intellettuale, che lo accompagnò sempre fino alla sua scomparsa, avvenuta il 19 gennaio 1992, a Stony Brook, in New York, nella “Grande Mela”, che era stata anche la sua ” musa ispiratrice”, sia esistenziale che letteraria.

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