L'abruzzo nel mondo

Ambasciatori d’Abruzzo nel mondo, l’esempio di Umberto Petricca

Consiglieri regionali dell'Abruzzo nel mondo a confronto. I valori identitari e la strada del turismo di Ritorno. L'esempio di Umberto Petricca, emigrato da Paganica al Venezuela, poi tornato nel suo Abruzzo: nuovo ambasciatore dell'Abruzzo nel mondo?

Ambasciatori d’Abruzzo, i Consiglieri regionali dell’Abruzzo nel mondo a confronto con il presidente Marsilio. La forza dei valori identitari e la strada del Turismo di Ritorno come nuovi volani per lo sviluppo d’Abruzzo. L’esempio più recente è firmato da Umberto Petricca, emigrato da Paganica al Venezuela, poi tornato nel suo Abruzzo e già protagonista di progetti di sviluppo del territorio.

AMBASCIATORI D’ABRUZZO NEL MONDO – Dal 7 al 9 settembre scorsi il Consiglio regionale degli Abruzzesi nel mondo ha riunito l’Assise generale, per fare il punto sul suo programma. L’evento ha riportato tutti i Consiglieri abruzzesi, da ogni parte del globo, a confrontarsi con il Presidente della Regione Marco Marsilio e con i Consiglieri del Direttivo: Sabrina Bocchino, Sara Marcozzi, Roberto Santangelo e con il rappresentante dell’Osservatorio delle Associazioni, Antonio Innaurato. Un focus storico e programmatico: ora, ci si aspetta il richiamo ai nostri forti valori identitari – come l’Abruzzo “Forte e Gentile” – unito ad un dibattito sul futuro della nostra emigrazione: in attesa, tra l’altro, dell’anno del “Turismo di Ritorno”, ma anche dalla discussione del Piano Strategico del Turismo 2023/2025”.

Proprio in fatto di ritorno, non passa inosservato l’esempio recente di Umberto Petricca, personalità il cui profilo ben si sposa con il riconoscimento di Ambasciatori d’Abruzzo nel mondo. Anche l’emigrazione, infatti, vive una stagione difficile ed ha bisogno di un rinnovato slancio propositivo. Come quello che Petricca è stato in grado di creare con l’attività messa in campo dal suo ritorno.

La riflessione comune è chiamata ad allargare i propri orizzonti senza indulgere sulla sola tradizione, ma ricercando politiche innovative, anche grazie a risorse pubblico-private e a gestioni manageriali capaci di riportare nella nostra Regione preziose risorse umane, ma altresì economiche e finanziarie. Solo in questo modo si possono sostenere nuovi progetti di sviluppo e di occupazione, specie nelle aree interne più svantaggiate.
In tal senso, Il Capoluogo ha recentemente riportato la straordinaria storia imprenditoriale di un grande “magnate” come Umberto Petricca, il quale dalla sua Paganica ha conquistato non solo il Venezuela, ma anche il Sud America, per poi tornare nella sua amata terra. Tutto ciò, non solo per un classico “Buen retiro”, ma per investire nello sviluppo della sua stessa terra, con grande lungimiranza: a partire dalla sua entrata nel capitale azionario di uno storico istituto come la Banca del Fucino, nonché in altre attività di promozione delle reti infrastrutturali vitali per il nostro “Abruzzo Diseguale” a due velocità, tra la costa e le sue aree interne, colpite altresì da ben due sismi, nel 2009 e nel 2016.

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Per questo appare doveroso il riconoscimento di “Ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo” a questo illustre personaggio, tornato alle sue radici e accompagnato da grandi idee e progetti.
Un caso quasi unico ed irripetibile, oppure il primo di una nuova serie virtuosa? “Le Missioni Impossibili” sono di casa in Abruzzo.

Ambasciatori d’Abruzzo nel Mondo, dalla nostalgia al riscatto

Un grande scrittore del nostro Mezzogiorno, Corrado Alvaro, ha scritto “Quando uno lascia un paese tutte le cose acquistano prima della partenza un valore straordinario, di ricordo, e ci fanno pregustare la lontananza e la nostalgia”.

Spesso la vasta letteratura dell’emigrazione ha descritto tanti aspetti comuni al sentimento che la accompagna. In primo luogo il legame ancestrale con le proprie origini familiari e geografiche, unito ai ricordi indelebili della propria infanzia e giovinezza, comunque non sempre felici. Quindi, un mondo complesso e non solo da “cartolina”, che descriviamo a volte con il lieto fine ed il ritorno nella propria terra, dopo una vita sì di sacrifici, ma anche di successi per tanti nostri corregionali, imprenditori, professionisti ed anche politici inseriti nelle Istituzioni dei nuovi Paesi di adozione.
In questo ambito si è descritta questa fenomenologia, con personaggi di primo piano negli Usa: come il magnate e filantropo Henry Savatori (da Tocco da Casauria), protagonista della politica repubblicana, ma anche di J.Volpe, ex Governatore ed Ambasciatore in Italia, originario di Pescosansonesco. Fino all’ex Segretario di Stato, Mike Pompeo, da Pacentro.
Sul fronte democratico, con il Senatore del Colorado, Vincent Massari (nato a Luco Dei Marsi) o l’attuale Speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, da Montenerodomo.

Diverse generazioni in un grande Paese che ha accolto tanti nostri emigranti, ma senza dare a tutti fama e successo, pur con il loro indubbio talento. Come il poeta Pascal D’Angelo da Introdacqua, a cui è dedicato il Museo Regionale dell’Emigrazione. Così, per le generazioni successive descritte, nello stesso Canada, dove si sono affermati in diversi campi tanti nostri oriundi: spesso protagonisti delle sue Istituzioni, ai vari livelli, fino a diventare Ministri Federali. Basti citare l’avvocato Filomena Tassi. Un salto di qualità, unico e non comune, tra le varie minoranze etniche e linguistiche, che testimonia la nostra fortissima voglia di riscatto dalla miseria, con le competenze e l’integrazione piena raggiunta nei nuovi Paesi. Un passaggio cruciale, specie in quelli di estrazione anglosassone, che spesso non concedono il doppio passaporto ed esigono la cittadinanza esclusiva per candidarsi nelle stesse Istituzioni parlamentari, come l’Australia. Qui, da poco, è stato eletto Primo Ministro un oriundo, il laburista Antony Albanese, e un Ministro Federale, il giovane M.Canavan, che è stato poi costretto alle dimissioni perché in possesso della doppia cittadinanza italiana.

Un dibattito attualissimo, questo, che divide la politica anche nostrana. I temi identitari, talvolta, entrano in conflitto con gli stessi valori cristiani dell’accoglienza dei migranti, in fuga da guerre, violenze e miserie.
In altri contesti più omogenei al nostro, per la comune appartenenza all’Unione Europea, il problema resta più aperto, anche se diventa sempre più complesso, per i rapporti con le nuove generazioni che oramai vanno allentando i loro rapporti con la terra d’origine. Una tendenza generalizzata, che va affrontata con più determinazione e tempestività, perché più tempo passa senza che siano adottate politiche mirate, maggiormente, per loro, il distacco diventerà incolmabile.
Ed allora ‘che fare?’, come scriveva Ignazio Silone chiudendo l’epopea della sua “Fontamara” e con i tre romanzi dell’emigrazione, con il suo esilio svizzero.
Se allora la tendenza prevalente è quella dell’oblio e del distacco, bisogna che questa sia contrastata con adeguate politiche mirate, in primis, ai vari livelli legislativi ed attuativi, quindi sul piano regionale.
Altre realtà hanno già previsto strumenti e risorse aggiuntive per favorire il rinsaldamento di questi legami culturali, così come di quelli sociali ed economici, tra le varie comunità d’origine e quelle all’estero: gemellaggi, borse di studio per studenti che coltivano questi temi, ma anche sostegni ed incentivi, ad esempio a “start up” di giovani o imprese affiliate a progetti comuni, specie per coloro che sono rientrati da Paesi come l’Argentina prima ed il Venezuela dopo, in piena crisi sociale e economica. Per questo assume ancor più valore l’esempio di Umberto Petricca, di cui qui riproponiamo la storia.

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