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Terremoto 2009, vittime corresponsabili: città sotto choc per la sentenza

Terremoto 2009, L'Aquila sotto choc: le vittime del crollo di via Campo di Fossa avrebbero avuto una condotta "incauta" restando a casa

Terremoto 2009, L’Aquila sotto choc per la sentenza del Tribunale civile sulla corresponsabilità delle vittime del crollo di via Campo di Fossa. L’avvocato Wania Della Vigna: “Sentenza da impugnare”. Le voci dalla città: “Solo annullandola si potranno onorare le vittime e ridare fiducia nelle istituzioni”.

Le vittime del crollo del palazzo di via Campo di Fossa “corresponsabili” della propria morte, perchè restarono a casa in pieno sciame sismico. 24 persone alle quali, nella sentenza del Giudice Croci per il risarcimento civile, è stato imputato il 30% di corresponsabilità. La città insorge per quella che viene definita una sentenza “vergognosa” e sconcertante. Al microfono del Capoluogo.it, l’avvocato Wania Della Vigna ha parlato di una sentenza che “merita di essere impugnata”
Molti gli aquilani che hanno deciso, sotto la pioggia, di manifestare con un presidio di protesta al Parco della Memoria, luogo deputato al ricordo di chi morì la notte del 6 aprile.

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Terremoto 2009: la sentenza choc sui risarcimenti civili

“È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che tenuto conto dell’affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell’edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30 per cento. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15 per cento e per il residuo 40 per cento in capo agli eredi del costruttore”. La richiesta di risarcimento da parte dell’Avvocatura dello Stato verso i proprietari degli appartamenti del palazzo di via Campo di Fossa a L’Aquila dove, a causa del crollo imputabile al terremoto 2009 in cui morirono 24 persone, è stata accolta dalla sentenza del giudice del tribunale civile dell’Aquila Monica Croci.

Intanto, in redazione e sui social arrivano messaggi di sconcerto.
“Difficilmente accendiamo la televisione mentre si pranza – ci scrive Maria Scarsella – ma oggi forse intimamente legati con le famiglie delle vittime del terremoto lo abbiamo fatto. Siamo rimasti agghiacciati! La notizia della colpevolezza delle vittime del sisma del 2009 del 30% è impossibile da commentare. Nel 2011 inviai alla Rivista Abruzzese una lunga lettera pubblicata interamente, sulle nostre  vicende che intitolai: “L’Aquila in spe e contra spem”.  Ne riporto alcuni stralci. ‘Mi concedo un ultimo sguardo alla notte. È incantevole con le sue luci stellari, con la sua aria ancora pungente ad inizio aprile. Un delicato profumo di fiori di melo raggiunge la mia finestra e in lontananza si sente un guaire di cuccioli, poi, tutto è quiete. Chiudo la finestra e m’infilo nel letto. Una smania a fasi alterne s’impossessa di me e ogni tanto una fitta improvvisa lacera il mio cuore come se un gran dolore ineluttabile stesse per arrivare. Poi un’inaspettata calma m’invade e chiudo gli occhi, fiduciosa. Le Istituzioni d’altra parte si sono espresse molte volte rassicurando tutti. Non c’é nulla da temere. Arriva però nella notte la prima scossa potente, la seconda, poco più tardi, ancora più forte, ma non fanno venire meno l’attendibilità delle dichiarazioni fatte e così rimango immobile nel letto: non può succedere niente. Gli esperti, infatti, hanno controllato, si sono riuniti e  hanno rassicurato: l’energia si va man mano esaurendosi, non c’è timore, nulla d’irreparabile potrà mai accadere’. È qualcosa di misterioso il rapporto di fiducia che ogni persona ha nei confronti di chi deve proteggere, accudire, dare indicazioni, allertare o placare le ansie, le paure”.

“La forza della persuasione, quindi, – si legge nella nota – ci fa dimenticare quella di un evento naturale che, come nel caso aquilano, diventa tragico. Quasi tutti, quella sera del sei aprile del 2009, vanno a letto tranquilli e fiduciosi; per molti saranno le ultime ore di comunione con i propri cari. Arriva la terza disastrosa scossa. E da quel preciso momento non ci potrà mai essere rassegnazione. Non si potranno mai giustificare le rassicurazioni, il non fare. Non si potranno mai perdonare tutte le scelte sbagliate. S’aspetta con fede che giustizia sia fatta. (Ci sono altre cinque pagine di ricostruzione di quel tragico evento). È oggi è stata fatta giustizia? No! Io che non ho avuto perdite, mi sento umiliata, offesa, tradita. Posso immaginare le persone che non rivedranno più i loro cari e sto soffrendo con loro e chiedo che la sentenza si annulli. Solo, così, si potranno onorare le vittime innocenti del quel tragico 6 aprile del 2009 e ridare alle famiglie ma anche a noi aquilani la fiducia nelle Istituzioni, persa in quel lontano giorno del 2009″.

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