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Sentenza terremoto: “Istituzioni paghino spese legali per il ricorso”

Sentenza terremoto, il PD chiede alle Istituzioni di "assumere le spese legali del ricorso contro la vergognosa sentenza di ieri".

Sentenza terremoto, il PD chiede alle Istituzioni di “assumere le spese legali del ricorso contro la vergognosa sentenza di ieri”.

“Per la vergognosa sentenza di ieri che “colpevolizza” le vittime del terremoto non dovremo mai smettere di indignarci perché quella sentenza scarica sulle vittime innocenti le responsabilità degli organi che, in quei giorni, cercava di minimizzare o tranquillizzare la popolazione impaurita”. Lo scrivono in una nota i consiglieri regionali Pierpaolo Pietrucci, Silvio Paolucci, Antonio Blasioli e Sandro Mariani, i consiglieri comunali Stefania Pezzopane, Stefano Albano, Eva Fascetti e Stefano Palumbo, i consiglieri provinciali Walter Chiappini e Antonella La Gatta, i parlamentari Luciano D’Alfonso e Michele Fina, Emanuela Di Giovambattista (segr. PD L’Aquila) e Francesco Piacente (segr. prov. PD). “Piuttosto, – scrivono gli esponenti nel PD – dobbiamo conservare la rabbia e la vergogna – che ieri sera abbiamo urlato all’Aquila dal piazzale del Memoriale alle vittime del 6 aprile – senza cedere allo sconforto o all’amarezza che le parole di quel giudice possono generare. La dignità delle vittime è sacra e nessuno – nemmeno un magistrato – può permettersi di calpestarla. Continueremo perciò a confidare nella giustizia e nelle decisioni che potranno, dovranno e sapranno ribaltare l’assurda sentenza di ieri. A maggior ragione, in questa sfida per la giustizia e per il rispetto delle vittime del sisma, lo Stato e le Istituzioni devono essere in prima fila, assumersi le proprie responsabilità e percorrere l’unica strada giusta: difendere i cittadini incolpevoli. Per questo chiediamo che il Comune dell’Aquila, la Provincia, la Regione Abruzzo e ogni altro Ente che avverta il peso e il valore della posta in gioco, deliberino immediatamente di assumersi tutte le spese legali che dovranno essere sostenute dai parenti delle vittime fino alla fine del giudizio. Ci sembra questo il modo responsabile e serio per dimostrare, oltre la solidarietà morale, anche il sacrosanto sostegno concreto verso i cittadini, restituendo alle Istituzioni il coraggio e il prestigio che sempre devono rappresentare”.

La sentenza.

“È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che tenuto conto dell’affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell’edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30 per cento. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15 per cento e per il residuo 40 per cento in capo agli eredi del costruttore”. La richiesta di risarcimento da parte dell’Avvocatura dello Stato verso i proprietari degli appartamenti del palazzo di via Campo di Fossa a L’Aquila dove, a causa del crollo imputabile al terremoto 2009 in cui morirono 24 persone, è stata accolta dalla sentenza del giudice del tribunale civile dell’Aquila Monica Croci.
Dopo la tragedia gli eredi delle vittime avendo dalla loro parte perizie che attestavano irregolarità in fase di realizzazione dell’immobile e una “grave negligenza del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme poste dalla legge vigente, in tutte le fasi in cui detta vigilanza era prevista”, hanno citato in giudizio (per milioni di euro di danni) ministero dell’Interno e ministero delle Infrastrutture e Trasporti per le responsabilità della Prefettura e del Genio Civile per i mancati controlli durante la costruzione, il Comune dell’Aquila per responsabilità analoghe e le eredi del costruttore per le responsabilità in fase di costruzione. I ministeri hanno chiamato in causa il condominio imputandogli una responsabilità oggettiva, cioè senza colpa, ma derivante solo dal fatto di essere proprietario della costruzione. In particolare il tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità dei ragazzi morti pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa, ha condannato i Ministeri e le eredi della ditta, mentre ha respinto le domande nei confronti del Comune e nei confronti del condominio. L’inchiesta penale era stata archiviata quasi nell’immediatezza dell’avvio della maxi inchiesta sui crolli (220 quelli definiti) da parte dei pm Alfredo Rossini (ex Procuratore capo) Fabio Picuti e Roberta D’Avolio in quanto i presunti responsabili all’epoca identificati quali indagati, erano deceduti nel corso degli anni. Nella vicenda civilistica, le famiglie delle vittime sono state difese dall’avvocato Luciano Angelone di Sulmona, i Ministeri dall’Avvocatura dello Stato, il Comune dall’avvocato Domenico De Nardis, le eredi della ditta dall’avvocato Francesco Camerini, il condominio dall’avvocato Luciano dell’Orso.

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