Sentenza terremoto L’Aquila, “Spero non faccia da apripista per Amatrice e Rigopiano”

13 ottobre 2022 | 16:25
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Sentenza terremoto L’Aquila, “Spero non faccia da apripista per Amatrice e Rigopiano”

Sentenza Terremoto L’Aquila, il timore è che possa fare da apripista per altre decisioni simili sul fronte Amatrice o Rigopiano. A maggio 2022, lo stesso giudice aveva condannato il Consiglio dei Ministri, stabilendo il risarcimento per i familiari di una delle 309 vittime

SENTENZA TERREMOTO – Vittime “corresponsabili” della loro morte. Il loro fu un “comportamento incauto, dovevano uscire”. Una decisione, quella emessa ieri dal Tribunale civile dell’Aquila che ha sconvolto l’opinione pubblica nazionale, che stride con un’altra sentenza emessa dallo stesso giudice, Monica Croci, lo scorso maggio, che aveva stabilito il risarcimento per i familiari della vittima Refik Hasani, deceduto sotto le macerie a Castelnuovo. Parla l’avvocato Wania Della Vigna: “Spero non diventi un precedente giuridico”.

Il timore, fondato, è che la sentenza terremoto del Tribunale civile dell’Aquila che ha stabilito – per la prima volta – la “corresponsabilità” di alcune delle 24 vittime del crollo in via Campo di Fossa possa fare da apripista ad altre decisioni simili.
Il Capoluogo ha ascoltato l’avvocato Wania Della Vigna, protagonista in numerosi procedimenti penali come legale che tutela gli interessi dei familiari delle vittime del sisma, sia dell’Aquila che di Amatrice.
Non è possibile far passare il principio giuridico stabilito dalla sentenza, dichiara l’avvocato. “Mi sono documentata: non mi risulta – né come avvocato che si occupa di queste sentenze civili, né dalle ricerche fatte sui dispositivi depositati negli anni – che ci siano state altre sentenze di questo genere. Io ho curato e curo, in quanto legale, anche altre cause che riguardano abitanti di via Campo di Fossa: non ci sono mai state sentenze che riconoscessero una corresponsabilità nel danneggiamento, nelle lesioni o nella morte da parte delle persone che dormivano nello stabile. Non ci sono quindi precedenti: neanche con la stessa giudice”, precisa Wania Della Vigna.

E proprio una recente sentenza, datata maggio 2022 ed emessa dalla giudice Monica Croci, riconosce – a differenza di quest’ultima – il risarcimento danni per 320mila euro a favore dei familiari di una delle 309 vittime del sisma, il macedone Refik Hasani.
Fu rassicurato dalla Grandi Rischi e non uscì di casa la notte del 6 aprile, perdendo la vita sotto le macerie della sua abitazione. In questo caso, il giudice Monica Croci aveva condannato la presidenza del Consiglio dei Ministri al risarcimento danni.
“Questa sentenza, invece, può fare da apripista per altre decisioni che vadano in questa direzione. Anche se spero vivamente che non sarà così. Preciso che, solitamente, sono le sentenze della Cassazione a costituire un precedente giudiziario. Capita, infatti, che queste possano essere contrastanti e che ci siano giudizi differenti. Tanto che si richiede, a volte, la Cassazione a sezioni unite. Mentre i Tribunali e le Corti d’Appello forniscono, generalmente, giudizi di merito. Tuttavia, tutto può costituire un precedente giuridico. Spero che non sia così né per L’Aquila, né per Amatrice né per Rigopiano. Così come per tutti i morti nei disastri come terremoti, valanghe, frane“, continua l’avvocato.

Non solo la sentenza terremoto, i timori sulla recente emergenza Marche.
“Ho già letto e ascoltato teorie preoccupanti, in merito a ipotesi di presunte responsabilità nei decessi avvenuti a causa dell’alluvione nelle Marche. Responsabilità legate al fatto che queste persone dormissero nelle loro case. Lo ribadisco: questo principio non può e non deve assolutamente passare”
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