Abruzzesi nel mondo

Maria Liberatore Prando brilla in Brasile

La rubrica "abruzzesi nel mondo" ci presenta Maria Cristina Liberatore Prando

La stella abruzzese brilla nello stato brasiliano Rio Grande Do Sul.

L’allora Regione degli Abruzzi e Molise, nelle statistiche storiche brasiliane, fin dal 1876 (sino al 1925 e nelle successive), registrava oltre 90mila arrivi nel grande Paese sudamericano, che vede ora alla sua guida uno stesso oriundo veneto, come Jair Bolsonaro. Attualmente in Brasile si stimano presenti oltre 310mila cittadini italiani e dai 25 ai 30 milioni di oriundi, il numero più alto nel mondo, insieme a quelli in Argentina. Il flusso migratorio impetuoso per decenni ha interessato non solo le sue grandi aree urbane, come San Paolo, ma anche quelle rurali, dove si richiedeva manodopera a buon mercato, ma specializzata, come nel suo Stato meridionale del “Rio Grande Do Sul“. Questo, al confine con l’Uruguay e l’Argentina, ha visto passare molti emigranti, anche nostri corregionali, in particolare contadini più che operai, insediatosi nella stessa splendida “Vale dos Vinhedos” (I.G.dal 1996), dove si produce vino da molti viticoltori di origine italiana ed abruzzese, ora esportato anche in Europa. Qui va ricordata la loro epopea dal libro di Flavia Cristaldi: “E Andaron per Mar a Piantar Vigneti (Gli italiani nel Rio Grande Do Sul). Ebbene anche in questa florida terra brasiliana sono arrivati per decenni i nostri emigranti abruzzesi, insediandosi nella sua stessa capitale, Porto Alegre. Proprio qui, da anni, opera l’Associazione Abruzzese del Rio Grande do Sul (AARS), che ha rieletto alla sua Presidenza una donna, Maria Cristina Liberatore Prando, storica fondatrice e promotrice delle radici abruzzesi in questo solare stato brasiliano. Lei, originaria di Ateleta(AQ), nel cuore montano della nostra Regione, al confine con il Molise, è stata definita una “figlia della guerra”, nata durante il cruento secondo conflitto mondiale. Da quella tragedia, iniziò la sua storia brasiliana, con l’emigrazione familiare nel nuovo mondo, alla ricerca di un futuro. E questo la giovane Maria Cristina, con tenacia e determinazione, ha saputo costruirlo con grandi sacrifici, ma ripagata da altrettante soddisfazioni, arrivando a laurearsi sia in Lettere che in Pedagogia, nella locale Università. Da qui la salita in cattedra sia di portoghese che di italiano, nelle scuole, portandola con questa formazione, a diventare un sicuro punto di riferimento per la nostra stessa comunità di emigranti, oramai inserita nel tessuto economico e sociale, ma anche culturale del grande Paese sudamericano. In tale veste la Prof.ssa Liberatore Prando ha co-fondato il “Centro di Cultura Italo-Brasiliano”, promuovendo la nostra cultura delle “radici”, ritornando più volte nella sua terra natia, ospite nel 2008, altresì dell’Università degli Studi di Teramo, per una sua personale “Lezione di Vita”: una bambina arrivata a 7 anni, a Porto Alegre, con il padre Umberto, calzolaio, di Castel di Sangro, chiamati da un parente missionario scalabriniano, Padre Roberto Ciotola (fratello della madre Assunta), attivo lì per sessant’anni in Brasile e ricordato con una mostra documentale nel 2015, a Bolzano. Un grande sacerdote, che In quella terra straniera ha promosso sempre la sua opera pastorale, specie a favore dei nostri emigranti, coltivandone letteralmente la stessa “lingua delle origini”, con il “Talian”, (dal veneto ed altri dialetti), come idioma co-ufficiale, insieme al portoghese. Una missione di famiglia, ripresa e portata davanti dalla Prof. Liberatore Prando e dalla sua Associazione, sia in Brasile, che nella nostra regione, dove ha accompagnato le ultime generazioni della grande comunità di Porte Alegre, a conoscere le proprie radici comuni. Tutto questo non solo con corsi di lingua, seguiti da stages, ma anche sulle tradizioni popolari ed enogastronomiche abruzzesi, tanto ricche e tanto varie, in tutte le sue grandi e piccole comunità sparse nel mondo, come tra le 78 famiglie di Porto Alegre, che portano nel cuore la storia dei propri avi. Un interscambio sempre vivo, visto che lo scorso anno, la Gazzetta Italo-Brasiliana ha annunciato che la migliore birra artigianale del grande Paese è stata” Quadra 66″, prodotta lì da Maurizio Cirillo, imprenditore e manager, di lungo corso, dalle origini aquilane. E tornano qui i versi dello scrittore Gabriele d’Annunzio dà il “Dono di Dioniso”: “E il grappolo più grande colsi avidamente….”

 

 

Sergio Venditti

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