Sentenza shock, L’Aquila torna in piazza e grida: Le vittime non hanno colpa

La città torna in piazza dopo la sentenza e chiede alla cittadinanza di aderire alla manifestazione. Un appello anche ai neo parlamentari.
L’Aquila torna in piazza domenica 23 ottobre per difendere chi “quella notte” è stato strappato via dalla vita.
“Le vittime non hanno colpa” – è il grido unanime degli aquilani dopo che il Tribunale civile dell’Aquila ha ritenuto responsabili al 30 per cento alcune delle vittime morte sotto le macerie dell’edificio in via Campo di Fossa sbriciolatosi nel sisma del 6 aprile del 2009.
E allora L’Aquila scende di nuovo in piazza il prossimo 23 ottobre alla villa comunale dopo anni e anni di processi per difendere chi “quella notte” è stato strappato via dalla vita.
Si chiede di aderire firmando un appello attraverso l’indirizzo mail “levittimenonhannocolpa@gmail.com”.
Tra i nomi dei primi firmatari Federico e Vincenzo Vittorini, Rita Innocenzi, Alessandro Tettamanti, Giusi Pitari, Agnese Porto.
“Ai parlamentari neo eletti chiediamo di attivarsi in rappresentanza del nostro territorio presentando interrogazioni tese a far luce su quanto accaduto” – si legge nell’appello dei cittadini promotori della manifestazione.
“La sentenza shock sulla responsabilità delle morti avvenute nel condominio di via Campo di Fossa giudica il comportamento delle vittime del sisma indicandolo come in parte colpevoli del loro destino e lo fa mediante un dispositivo che, parlando di risarcimento economico, di fatto offende la memoria di che è stato.
E’ una sentenza che va letta alla luce delle responsabilità del crollo e inquadrata ponendola accanto a quella di assoluzione della Commissione Grandi Rischi e a quella che condanna un imputato risultato colpevole di aver rassicurato la cittadinanza.
Dalla rabbia che generano queste correlazioni e nel ricorso di ciò che realmente accade, dalla volontà di rivendicare risposte, dalla consapevolezza che non resteremo in silenzio nasce la scelta di promuovere questa manifestazione”.
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La sentenza
La sentenza del Tribunale civileriguarda solo alcune delle 24 vittime rimaste sepolte nella palazzina. Dopo la tragedia, gli eredi dei deceduti, avendo dalla loro perizie che attestavano irregolarità in fase di realizzazione dell’immobile e una “grave negligenza del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme poste dalla legge vigente, in tutte le fasi in cui detta vigilanza era prevista”, avevano citato in giudizio (per milioni di euro) i ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture per le responsabilità della Prefettura e del Genio Civile nei mancati controlli durante la costruzione, oltre al Comune dell’Aquila per responsabilità analoghe e anche le eredi del costruttore che è nel frattempo deceduto. Il Tribunale, ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime ricorrenti pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa che anticiparono quella devastante delle 3.32. I due ministeri sono entrambi stati condannati con un riconoscimento del 15% di responsabilità ciascuno, ritenuti responsabili anche le eredi del costruttore con il 40% di responsabilità, mentre la giudice ha respinto le domande nei confronti del Comune.
