Omicidio di Barisciano, le arringhe finali: accusa e difesa a confronto

L’AQUILA – Ultima udienza in Corte d’Assise per l’omicidio di Barisciano. Accusa e Difesa a confronto nella discussione finale.
L’AQUILA – Ultima udienza in Corte d’Assise per l’omicidio di Barisciano. Accusa e Difesa a confronto nella discussione finale.
Un ultimo testimone da sentire, assente per malattia alla scorsa udienza, e il processo per l’omicidio di Barisciano può avviarsi a conclusione. Nella mattinata di mercoledì 19 ottobre, infatti, presso l’Aula A del Tribunale dell’Aquila, la Corte di Assise formata dal presidente del Tribunale Alessandra Ilari, il giudice a latere Niccolò Guasconi e sei giudici popolari, ascolterà le arringhe nell’ambito della discussione finale. Toccherà al pm, la dottoressa Simonetta Ciccarelli, trarre le conclusioni della pubblica accusa e poi l’arringa difensiva da parte dell’avvocato Mauro Ceci, che difende l’imputato Gianmarco Paolucci, insieme alla collega del foro di Milano, Licia Sardo.
L’accusa ha dalla sua quella che è considerata la “prova regina” a carico del giovane aquilano accusato dell’omicidio di Paolo D’Amico, avvenuto nella giornata del 22 novembre 2019 nella sua abitazione di Barisciano: quella che i RIS hanno definito come “mistura di DNA” trovata sui pantaloni della vittima, all’altezza delle caviglie. In questa mistura è stato rilevato sia il DNA della vittima che una corrispondenza “altamente probabile” con il DNA dell’imputato. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il DNA dell’imputato sarebbe finito in quella posizione per la presunta attività di trascinamento del corpo che lo stesso Paolucci avrebbe posto in essere dopo l’omicidio, per liberarsi la via di fuga. Le stesse tracce non sono però state trovate sulle armi del delitto, un cesello con la punta da 1,6 cm e una mazzetta da muratore. Il primo sarebbe stato utilizzato per sferrare dei colpi al torace della vittima, il secondo per colpire la stessa vittima alla testa.
Tra gli altri elementi in mano all’accusa, la presunta presenza dell’imputato sul luogo e nelle ore compatibili con l’omicidio di Paolo D’Amico, che secondo gli inquirenti sarebbe avvenuto due giorni prima il ritrovamento del cadavere avvenuto il 24 novembre. Il 22 dello stesso mese, data presunta per l’omicidio, infatti, il telefono dell’imputato ha agganciato una cella telefonica compatibile con l’abitazione della vittima. Durante il processo, ha fatto scalpore la deposizione del padre dell’imputato, che ha dichiarato che il figlio quel giorno si trovava in quella zona, in quanto lui stesso gli aveva chiesto di portargli degli attrezzi in un’abitazione della stessa zona. Una dichiarazione che ha suscitato più d’una perplessità, inducendo i giudici a ricordare all’uomo i rischi connessi ad eventuali false testimonianze.
Per l’accusa, inoltre, l’imputato avrebbe rilasciato dichiarazioni incongrue in sede d’indagine.
Starà alla Difesa, rappresentata dagli avvocati Mauro Ceci e Licia Sardo, provare a smantellare il castello accusatorio, a cominciare dalla questione DNA. Dalla sua, la Difesa ha una serie di “mancate conferme” provenienti dalle analisi scientifiche e dei movimenti bancari. Per un delitto che secondo gli inquirenti è maturato nell’ambito del consumo e cessione di stupefacenti o per debiti non saldati, le analisi tossicologiche sul capello dell’imputato hanno dato esito negativo, escludendo uso di stupefacenti nei 6 mesi precedenti l’arresto. Negativo anche l’esito delle analisi per quanto riguarda presunte tracce ematiche o organiche repertate nell’abitazione di Bagno dell’imputato, mentre nelle auto nelle sue disponibilità (una di proprietà e una appartenente alla fidanzata) sono state sì trovate tracce ematiche, ma non riconducibili alla vittima. Negativo anche l’esito dell’esame delle scarpe inizialmente sequestrate e ritenute compatibili con l’orma di sangue rinvenuta sulla scena del crimine: la suola delle scarpe sequestrate in fase di arresto risulta con forme diverse dall’orma sulla scena del crimine. Nulla di particolarmente rilevante, infine, nemmeno per quanto riguarda i movimenti bancari.
Nella giornata del 19 ottobre, quindi, accusa e difesa si confronteranno nella discussione finale su cui la Corte d’Assise dovrà basarsi, insieme agli atti del processo, per la sentenza. In linea teorica, la decisione della Corte potrebbe arrivare nella stessa giornata, ma con più probabilità ci sarà bisogno di un’ulteriore udienza, messa in conto per il 2 novembre.
