Sentenza sisma, anomalie nella costruzione: così la perizia smonta la responsabilità delle vittime

Si fonderà sulle perizie il lavoro degli avvocati dei familiari delle vittime, per provare a smontare la sentenza sisma che stabilisce il concorso di colpa delle vittime
Sentenza sisma, entrano in gioco le perizie. I legali dei familiari, nell’appello, punteranno sulle perizie redatte nell’ambito del procedimento, in cui si evince che il crollo della palazzina di via Campo di Fossa non fu causato dal sisma, ma da un “progetto carente” e dalla “scorretta posa in opera del materiale”. Non solo, le vittime furono rassicurate dagli organi competenti.
SENTENZA SISMA – Si fonderà sulle perizie il lavoro degli avvocati dei familiari delle vittime, per tentare di smontare la sentenza del giudice Monica Croci del 9 ottobre scorso, nel ricorso in appello. Saranno citate le suddette perizie, in realtà, anche nel corso della prossima udienza, in programma il 26 ottobre, per le pratiche riguardanti la morte di due sorelle, i cui fascicoli non erano stati ritrovati nel corso della precedente udienzaal Tribunale civile dell’Aquila. Oltre alle perizie sugli errori nella costruzione dell’immobile, naturalmente i legali difensori dei familiari ricorderanno la condanna dell’allora vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, per via delle rassicurazioni rese alla popolazione prima della notte del 6 aprile 2009. Come ripota il Centro, quindi, la tesi proposta sarà la seguente: le vittime, precedentemente tranquillizzate, non potevano essere consapevoli di dormire in un edificio non a norma.
Un passaggio della sentenza, del resto, parla chiaramente: «Il crollo è imputabile all’inosservanza delle normativa antisismica da applicarsi e alla negligenza del Genio civile, che invece certificava la conformità di progetti e connessa costruzione alla normativa». Nella sentenza sul risarcimento dei familiari viene assegnato il 40% di responsabilità per la morte di tre delle vittime agli eredi del costruttore, il 15% a ciascuno dei Ministeri, Infrastrutture e Interno, e il 30% alle vittime stesse. Un’attribuzione di responsabilità che, comunque, cita la relazione elaborata dagli ingegneri e docenti universitari Francesco Benedettini e Antonello Salvatori: “risulta come il progetto strutturale e la relazione di calcolo presentate al Genio civile al fine di verificare la conformità alla normativa antisismica fossero entrambi assai carenti, con una marcata sottostima delle azioni simiche previste dalla normativa all’epoca vigente e dei carichi reali presenti sull’edificio, tali da renderlo particolarmente vulnerabile proprio dal punto di vista sismico in particolare nella direzione traversale, proprio quella nella quale si manifestò il collasso”. Inoltre, nella sentenza vengono citate anche ulteriori perizie, quali quella dei Vigili del Fuoco, eseguita il giorno successivo al crollo, o quella effettuata dall’ingegner Raimondo Quaresima, redatta nel corso del procedimento penale. Perizie dalle quali viene fuori: “un’anomala disgregazione delle strutture in cemento armato; in particolare la stessa viene imputata dall’ingegnere Quaresima alla scorretta posa in opera del materiale“.