Cultura

Tutti i Santi giorni, 23 ottobre: San Giovanni da Capestrano

San Giovanni da Capestrano per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 23 ottobre.

San Giovanni da Capestrano per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 23 ottobre.

Il 23 ottobre si ricorda San Giovanni da Capestrano. San Giovanni, al secolo Giantudesco, nacque a Capestrano il 24 giugno 1386, da un barone tedesco e da madre abruzzese. Studente a Perugia, si laureò e divenne ottimo giurista, tanto che Ladislao di Durazzo lo fece governatore di quella città. Fu imprigionato quando la cittadina fu occupata dai Malatesta e in carcere ebbe luogo la sua conversione. Una volta libero, fece annullare il suo matrimonio e nel 1417 prese i voti nel convento francescano di Assisi. La sua vita si può suddividere in due fasi: una prima comprende la sua attività in Italia fino al 1451, durante la quale si dedicò alla predicazione, alla difesa della ortodossia cattolica e alla riforma dei frati minori. A partire dal 1422 cominciò a predicare all’Aquila davanti a grandi folle, estasiate dalle sue parole e dal suo entusiasmo, per poi spostarsi nelle maggiori città d’Italia. Durante i suoi viaggi conobbe San Bernardino da Siena, di cui fu grande amico e che difese quando venne accusato di idolatria; dal senese ereditò, inoltre, la devozione al nome di Gesù, rappresentato graficamente nel famoso trigramma bernardiniano, l’IHS.

san giovanni da capestrano

Nominato inquisitore dei Fraticelli, combatté il fraticellismo: una setta che pretendeva di praticare “alla lettera e senza glosse” la regola di San Francesco, professando diverse dottrine dichiarate eretiche dalla Chiesa; per il successo che ebbe come riformatore dell’Ordine francescano si meritò l’appellativo di “Colonna dell’Osservanza”. Giovanni si adoperò, specialmente presso la regina Giovanna di Napoli, per far applicare le leggi contro l’usura in generale e contro gli Ebrei in modo particolare, cercando di costringere questi ultimi ad osservare le disposizioni del diritto ecclesiastico e civile del Regno. Dal 1451 al 1456 si aprì il secondo periodo della vita di San Giovanni da Capestrano, quello propriamente europeo: su richiesta di papa Niccolò V partì per l’Austria insieme a dodici compagni, richiesto da Federico III come predicatore soprattutto per cercare di riconvertire gli hussiti di Boemia. Questi ultimi erano seguaci del riformatore Jan Hus, arso come eretico nel 1415 e riabilitato da Giovanni Paolo II solo nel dicembre 1999. Nel 1456 fu incaricato dal Papa di predicare la Crociata contro l’Impero Ottomano che aveva invaso la penisola balcanica: percorrendo l’Europa orientale, il capestranese riuscì a raccogliere decine di migliaia di volontari, alla cui testa partecipò all’assedio di Belgrado nel luglio di quell’anno; l’esercito turco fu messo in fuga e lo stesso sultano Maometto II venne ferito. San Giovanni da Capestrano morì a Ilok, in Slavonia, oggi Croazia orientale il 23 ottobre 1456, come riportato dalle tre biografie stilate a opera dei frati Girolamo da Udine, Nicola da Fara e Cristoforo da Varese. La prima, assai breve, fu scritta nel luglio del 1457, solo nove mesi dopo la morte del francescano; la seconda apparve intorno al 1462; la terza, la più completa, fu terminata nel giugno 1489. Ben presto nell’Ordine francescano si levò il desiderio di dare l’avvio al processo di canonizzazione di fra Giovanni, ritenuto quasi una formalità, in considerazione delle note virtù eroiche e del gran numero di eventi miracolosi che ne avevano costellato la vita e che continuavano “post mortem”. Ciò nonostante, il culto fu consentito nella diocesi di Sulmona a partire dal 1514 e per tutta la Chiesa dal 1622; San Giovanni da Capestrano fu canonizzato da Alessandro VIII nel 1690, anche se la bolla fu pubblicata solo nel 1724, per opera di Benedetto XIII. A gravare sul ritardo del riconoscimento della sua santità fu probabilmente l’attività di inquisitore condotta sia contro i fraticelli che contro gli ebrei, durante la quale non poche furono le condanne al rogo.

san giovanni da capestrano

Per quanto riguarda la tradizione iconografica raffigurante San Giovanni da Capestrano, si ha una codificazione del modello che lo vede rappresentato come un frate francescano di mezza età, senza barba e in atteggiamento ascetico. È inoltre caratterizzato dalla presenza di alcuni attributi specifici: un cartiglio con scritto Deo autem gratias qui dedit nobis victoriam per Jesum Christum dominum nostrum; una bandiera con una croce rossa su campo bianco; una piccola croce sulla spalla sinistra della tonaca; il disco del trigramma IHS; un libro nella mano; l’aureola raggiata. La Pala di San Giovanni da Capestrano, attribuita all’omonimo Maestro, fu realizzata tra il 1490-1499 per chiesa di San Bernardino all’Aquila e oggi conservata al MuNDA, presenta al centro il ritratto a figura intera del Santo, rappresentato secondo l’iconografia tradizionale. Nelle 4 tavolette laterali, sono raffigurati gli episodi più salienti della sua vita: mentre officia messa in Ungheria, un dardo con infissa una pergamena – su cui è scritto a lettere d’oro Giovanes noli timere – si vede discendere sull’altare, in riferimento all’invulnerabilità di Giovanni nel corso dello scontro di Belgrado; è poi rappresentato durante la battaglia di Belgrado, nell’atto di benedire i soldati e pregare per la vittoria dell’armata cristiana sui turchi; mentre predica all’Aquila – davanti ad una chiesa dalla tipica terminazione piana aquilana – allorché compie un esorcismo, grazie all’intercessione della tavoletta con l’IHS che mostra ai fedeli. Viene poi riportata la scena dei funerali, in cui trova posto uno dei primi miracoli post mortem operati dal Santo, con storpi accorsi nei pressi del suo feretro e con la liberazione di una donna posseduta dal demonio; infine, l’anima del Santo portata in cielo da angeli. Al 1459, è da collocare una delle prime testimonianze pittoriche che rappresentano di Giovanni da Capestrano: il dipinto su tavola di Bartolomeo Vivarini da Murano, conservato a Parigi presso il museo del Louvre. Oltre la firma e la data, l’opera reca due interessanti iscrizioni; la prima, sul nastro-cartiglio che si dirama in alto dalla parte superiore dello stendardo che il frate sostiene con la mano destra, riporta: “Deo. aut[em]. gratias. qui. dedit. nobis. victoriam. p[er]. I[esum]. X[ristum]. D[ominum]. n[ost]r[um]”; nella seconda, posta sul parapetto che fa da sfondo alla parte inferiore della figura del protagonista, si legge: “beatus Joh[ann]es. de Capistrano. ordi[ni]s. minorum de obs[se]ua[n]cia. obijt. 1456. die. no[ta?] 23. ottobris. In hui lac. U[n]garie”. Una copia fedele del dipinto, eseguita su tela ma completa di tutte le scritte citate, si conservava nel castello di Gagliano Aterno, appartenente ai conti di Celano e residenza abituale di Leonello Acclozemora e di sua moglie Jacobella, detta Cobella, molto devoti del Santo capestranese. Diversi critici hanno stimato il dipinto di Gagliano copia coeva di quello conservato al Louvre; tuttavia, si tratta più verosimilmente di una copia ottocentesca eseguita in occasione della vendita del Vivarini al marchese Campana, e che l’opera originale si trovasse proprio nel castello di Gagliano, commissionaa da Leonello d’Acclozemora e da sua moglie Cobella.

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