Santa Lucilla per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 31 ottobre.
Il 31 ottobre si ricorda Santa Lucilla. Di Santa Lucilla, diminutivo di Lucia, poche sono le notizie documentarie attendibili. Il racconto agiografico, piuttosto leggendario, vuole che ai tempi della persecuzione di Valeriano, nel 257, Lucilla cieca dalla nascita, recuperò la vista dopo che il padre, il tribuno Nemesio, chiese e ottenne dal papa, Stefano, il battesimo per sé e per la figlia; a compiere il rito battesimale fu San Valentino.
Resi ancora più saldi nella fede dal miracolo ottenuto, rifiutarono entrambi di abiurare come richiesto dalle esortazioni dell’Imperatore. Per questo motivo padre e figlia furono condannati a morte e martirizzati, lui tra la via Appia e la via Latina e Santa Lucilla sulla via Appia, nei pressi del tempio di Marte. Papa Stefano, che fu ucciso anch’egli di lì a poco, seppellì i due martiri in un luogo segreto, da cui il successore, Sisto II, farà traslare i corpi in una sepoltura più dignitosa lungo la Via Appia, il 31 ottobre seguente. Nel 1642 i resti mortali della Santa a vengono traslati dal cimitero di Callisto a Reggio Emilia, prima nella basilica del patrono San Prospero e in seguito nella cappella della Madonna delle Grazie.
Nell’immagine di copertina, un particolare dell’olio su tela San Valentino battezza Santa Lucilla, datato al 1575, opera di Jacopo Da Ponte, meglio noto come Jacopo Bassano, conservato presso il Museo Bassano del Grappa. Nel quadro è raffigurato l’episodio del battesimo di Santa Lucilla per mano di San Valentino. Il Santo è rappresentato come un giovane, in abiti da sacerdote, mentre somministra il sacramento alla ragazza: da notare come, secondo la moda del tempo, i personaggi siano raffigurati con vesti contemporanee, del Cinquecento, e non con abiti del III secolo. La croce che notiamo accanto a San Valentino è una croce realmente esistente: al tempo del pittore Jacopo Bassano si trovava nel Duomo di Bassano del Grappa, e oggi è esposta nel museo a fianco del dipinto. In alto, due angeli appaiono con una palma, probabile prefigurazione della sorte che toccherà ai protagonisti del dipinto. Sulla destra, alcuni templi resi in scorcio prospettico.