Attualita'

Due novembre, un monito in difesa della pace

La ricorrenza del due novembre nel contributo di Nando Giammarini.

Il due novembre, sentita ricorrenza dei defunti, sia un monito in difesa della pace, della sicurezza, della serena convivenza.

Viviamo giorni d’ingiustizia, di povertà di sofferenza, tempi assurdi di guerra. Saturi di dolore e di contrastanti sentimenti che ogni conflitto scatena, essi sono diventati nello scorrere inesorabile del tempo, che nessuno potrà mai pensare di fermare, anche i giorni che ci conducono alla festa di tutti i Santi e all’indelebile ricordo dei defunti. Una ricorrenza, che arricchisce di umanità il territorio e la sua gente. Consolazione per chi crede, un fermo richiamo per tanti, un monito potente per chi non crede – ma ha testa e cuore per far rivivere attraverso il ricordo, coloro che sono andati avanti ed hanno lasciato una traccia del suo passaggio sulla terra. Non solo indifferenza o calcoli di chi riduce la sua vita e l’intero mondo a una scacchiera di ruoli da affermare e di conti da regolare. In simili giorni, è difficile non sentire un richiamo: l’eco di un canto intriso di note, tristi e gioiose insieme, nato nella sofferenza e dalla disperata speranza di uomini e donne resi schiavi da altri esseri umani. Penso, inoltre, alle profonde ingiustizie perpretate nei confronti di coloro che non hanno nulla ed ai quali si nega anche la tranquillità del nulla avere. A quelli che il Manzoni, dopo la conversione religiosa avvenuta in seguito al matrimonio con Enrichetta Blondel, definiva “Le pupille di Dio”. Consci di tutto ciò ognuno deve impegnarsi, per quanto nelle sue possibilità e capacità, in un cammino di storia e di memoria da serbare, di speranze da custodire con umiltà e decisione. Tutto ciò è di primaria importanza per salvare il pianeta seguendo le ragioni della mente e del cuore con il desiderio profondo di tanti uomini e donne che camminano su questa terra incontro allo stesso destino. Il due novembre, comunemente definito anche giorno dei morti, ci recheremo davanti alle urne e alle tombe dei nostri cari per rendergli omaggio e recitare una preghiera senza pensare ai vari problemi che hanno costellato i rapporti terreni ma tenendo ben presente i fatti terribili che, purtroppo, continuano a segnare la condizione umana dove si continuano a scavare trincee, erigere macerie d’odio costruire barriere come rughe sulla faccia della terra. Una cosa ci deve essere ben chiara e non dobbiamo mai stancarci di ripeterla: in questi giorni d’ ingiustizia e di morte, a causa della guerra che insanguina il mondo, e che non possiamo far finta di non vedere e non temere per la sorte dei nostri fratelli ucraini, si fondono ma non si confondono con quelli della nostra tradizione più genuina, semplice e sentita. Quella della ricorrenza dei Defunti. È ora più importante che mai, per ciascuno di noi, fare qualcosa d’ urgente e d’essenziale tessendo rapporti di rispetto e di pace anche camminando semplicemente nelle tante piazze ove si svolgono manifestazioni per la pace perché la morte inflitta non diventi prova e misura di disumanità. In tutti i paesini dell’Alta Valle dell’Aterno si costuma ricordare i nostri cari andati avanti addobbando le loro tombe con fiori e lumini accesi e partecipare alla funzione religiosa in loro suffragio. Successivamente ci si reca in processione al cimitero stazionando davanti alle tombe in cui riposano. A fine funzione c’è il rito della benedizione si fa un giro in tutto il cimitero per salutare tutti gli altri defunti, che in una piccola realtà paesana come quella di Cabbia, mio paese d origine, sono legati da vincoli di rispetto, parentela, vicinato. La celebrazione del due novembre è molto sentita ed al mio paese, pressoché disabitato in questo periodo autunnale, vede le vie d’accesso alla piccola frazione riempirsi di auto e gente, sembra di nuovo la nuovo la festa del San Rocco. Santo protettore del paese. Lo stesso Monumento ai Caduti viene addobbato a festa con un vaso di fiori ed un lumino acceso – in attesa del 4 novembre, festa delle Forze armate, giorno in cui il Comune depositerà una corona d’alloro. E per questa commemorazione dei defunti,- e doveroso ricordarci con gratitudine, oltre ai nostri cari, amici e conoscenti che hanno illuminato la nostra vita – di quelli di cui non conosciamo i nomi e che forse non hanno nessuno che gli porti, anche idealmente, un fiore. Penso ai tantissimi migranti profughi, lavoratori extracomunitari che hanno perso la vita tragicamente. È un atteggiamento sicuramente di riconoscenza che ci guida, ma anche uno spirito di fraternità, di solidarietà verso ogni uomo e donna di qualsiasi colore, etnia, credo politico e religioso. Desidero concludere questo articolo, che mi coinvolge emotivamente e non poco, rivolgendo un pensiero, commosso e riverente ai tanti genitori del mio paese periti in giovane età che hanno lasciato nel dolore i propri cari ed i suoi bambini ancora in tenera età. Analogo pensiero rivolgo ai giovani, alcuni figli di amici miei cari, ma più in generale alle vittime innocenti dei terremoti che hanno sconvolto l’Aquila ed Amatrice. R.i.p.

leggi anche
crisantemi
Crisi e inflazione
Gli aumenti colpiscono anche i fiorai, cresce il prezzo di crisantemi e lumini
Giuseppe Durato
La personalita'
I fumetti di Giuseppe Durato, così Abruzzo e Giappone sono più vicini
Frecciarosa
Prevenzione
Le prevenzione del tumore al seno viaggia sui treni tra Avezzano e Roma