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Senigallia, il racconto di un giovane volontario abruzzese: “La bellezza in una tragedia”

Si può trovare “La bellezza in una tragedia”? Il racconto di un giovane volontario partito per l’emergenza di Senigallia

Emergenza alluvione nelle Marche, il racconto di un giovane volontario partito per aiutare la popolazione di Senigallia.

“Dopo aver ricevuto il messaggio con il quale ci veniva detto di dover partire per Senigallia perché c’era bisogno di aiuto, ho dimenticato ogni mio impegno: di fronte a un’emergenza passa tutto in secondo piano. Quindi sono partito.”
Ai microfoni del Capoluogo.it, il giovane abruzzese che chiameremo Marco, (vuole restare anonimo), racconta come ha vissuto l’intervento di aiuto sui luoghi dell’inondazione delle Marche nel settembre scorso perché si conosca l’importanza della solidarietà e del pronto intervento che “non cambierà il mondo, ma può contribuire a renderlo meno spaventoso”.
“Per l’alluvione a Senigallia io e i miei compagni, siamo partiti all’alba e nella stessa mattinata abbiamo raggiunto il punto di ritrovo stabilito per incontrarci con altre associazioni di Protezione Civile. Si lavora in squadra, sempre. Ci si aiuta, si collabora per un intento comune: prestare soccorso. Fin da subito, una volta arrivati in centro, si capiva quanto fosse drammatica la situazione, ma proprio per questo cresceva in noi la voglia di aiutare chi era in difficoltà”.

“Scesi dal mezzo, pala alla mano, ci siamo messi subito all’opera per sgomberare le strade di un quartiere della città marchigiana. È stato “bello” vedere ragazze e ragazzi, mai incontrati prima, provenienti da regioni di tutta Italia, venire al nostro fianco e darsi da fare per liberare le strade da fango e detriti. In un momento eravamo una ventina di volontari, di associazioni e luoghi diversi, con dialetti e accenti variegati, pronti a collaborare tutti insieme.”
“L’intervento mio e della mia squadra, tutta abruzzese, si è svolto nell’arco di pochi giorni, in cui abbiamo collaborato con volontari da ogni angolo della regione, ma anche con Protezione Civile e Anpas arrivate fin lì dal Veneto, Lazio, Umbria, Valle D’Aosta e non solo, nello sgombero di strade e marciapiedi. Abbiamo lavorato senza sosta ma decisamente appagati dal fatto di poter dare una mano concreta. Sempre un piacere sentire il “Grazie” dalle persone che ci guardavano dalle finestre, persone che ci raccontavano i momenti del disastro, l’improvviso arrivo dell’acqua e la perdita dei propri oggetti e arredi nel giro di pochissimo. C’è sempre bisogno di empatia e forse anche di mettersi nei panni di coloro che hanno perso tutto. Noi Abruzzesi ne sappiamo qualcosa, visti i terremoti frequenti, gli incendi, le alluvioni. Ma proprio questo ci dava ancora più carica per lavorare ininterrottamente dalle 08:00 di mattina alle 18:30 la sera, per poi andare a riposare e ricominciare il giorno dopo”.

“Ogni attività è organizzata nei minimi dettagli. Si deve essere pronti, sempre. Le attrezzature vengono controllate a dovere, i mezzi preparati e noi volontari siamo immediatamente operativi, con abbigliamento adatto e borsoni per dormire fuori, solitamente in tende o campi allestiti per le emergenze. Si può stare lì per una notte, ma anche per un’intera settimana”.
Ricorda Marco: “L’alluvione di Firenze degli Anni ‘60 insegna che l’organizzazione e la pianificazione degli aiuti sono fondamentali per essere efficaci nel minor tempo possibile. Nei giorni in cui siamo stati a Senigallia, c’erano ancora persone disperse, cittadini che non potevano rientrare in casa per il fango arrivato oltre il metro di altezza. Abbiamo ascoltato i pensieri e le lamentele delle persone che si sentivano lasciate sole dallo Stato ma che ringraziavano contemporaneamente i Volontari, che nelle emergenze umanitarie sono tra i primi ad arrivare”.
“Ho sentito qualcuno dire una frase che mi ha toccato tantissimo e mi ha reso orgoglioso di essere un Volontario: ‘La bellezza in una tragedia’. Parole dure e apparentemente contraddittorie ma che mostrano la speranza nella catastrofe”.

“Personalmente è stata un’esperienza molto toccante e profonda, che non dimenticherò di certo. Essere volontario è una scelta di vita che regala sorrisi, emozioni, ma anche silenzi e tristezza”.
Come sottolinea più volte Marco nel suo racconto, la solidarietà è fondamentale per poter attivamente contribuire al bene comune. “Fate i volontari, che non vuol dire per forza indossare una divisa. Ne sarete arricchiti e il bene che riuscirete a trasmettere ne alimenterà tanto altro da donare.”
“Ci tengo davvero a fare un ringraziamento alla Regione Marche, che si è adoperata all’istante per fornire posti letto sicuri e caldi a tutti i volontari provenienti dalle varie regioni italiane.
Un ringraziamento anche alla Regione Abruzzo, che per quanto ho potuto vedere, forse è stata quella con più volontari schierati durante i giorni dell’emergenza a Senigallia. Questo dimostra saper pianificare efficacemente gli aiuti. Grazie.”

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