Tutti i Santi giorni, 9 novembre: Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano

La Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 9 novembre.
La Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 9 novembre.
Il 9 novembre si celebra la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano. Il nome ufficiale di Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano è caratterizzato da più significati: il titolo di Arcibasilica, cioè “basilica superiore”, deriva dal fatto che è la più antica e quella di rango più alto tra le quattro basiliche maggiori romane, tutte caratterizzate da una Porta Santa e un Altare Papale. La dedica Sanctissimi Salvatoris segue la tradizione di intitolare a Gesù Cristo tutte le cattedrali patriarcali, cioè le chiese titolari dei Patriarchi, e la identifica quindi come la cattedrale del Papa; la dedica et Sancti Iohannes Baptista et Evangelista è invece una dedicazione secondaria, voluta rispettivamente dai papi Sergio III e Gregorio Magno. La specificazione in Laterano ricorda invece l’originario nome di Basilica Laterana, che si riferiva all’ubicazione urbana della basilica e che è comune all’antica denominazione delle altre basiliche papali. Infine, il titolo onorifico di omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput indica come essa sia preminente su tutte le altre chiese del mondo, in quanto cattedrale del Papa, cui sin dai Concili antichi si riconosceva il primato tra i vescovi e i patriarchi come successore dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa romana. La basilica sorse nel IV secolo nella zona allora nota come Horti Laterani, antichi possedimenti della famiglia dei Laterani confiscati ed entrati a far parte delle proprietà imperiali al tempo di Nerone. Restituiti ai Laterani da Settimio Severo, che vi aveva eretto nei pressi i Castra nova equitum singularium, il terreno e il palazzo che vi sorgevano pervennero all’imperatore Costantino quando sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell’ex-imperatore Massimiano e sorella di Massenzio. La residenza era dunque nota, a quell’epoca, con il nome di Domus Faustae e Costantino ne disponeva come proprietà personale quando vinse Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, nel 312. A seguito della vittoria, Costantino donò, in segno di gratitudine per l’intercessione divina, gli antichi terreni e la residenza dei Laterani al vescovo di Roma, in una data incerta, ma ascrivibile al papato di Milziade. Sul luogo degli antichi castra venne edificata quindi la primitiva basilica, consacrata da Milziade al Redentore, all’indomani dell’editto di Milano dell’anno 313 che legalizzava il Cristianesimo. La dedicazione ufficiale della basilica al Santissimo Salvatore fu compiuta però da papa Silvestro I nel 324, che dichiarò la chiesa e l’annesso Palazzo del Laterano Domus Dei, “casa di Dio”.

L’anniversario della Dedicazione della basilica fu celebrato, fin dal XII secolo, il 9 novembre, inizialmente come festa solo della città di Roma; in seguito, fu esteso a tutte le chiese di rito romano per onorare la basilica chiamata “chiesa-madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”. Le origini della festa risalgono alla commemorazione dell’immagine del Salvatore crocifissa dagli ebrei a Beirut: secondo la leggenda, un cristiano che viveva nei pressi di una sinagoga di Beirut traslocò dalla sua abitazione dimenticando nell’edificio un’immagine sacra che rappresentava Gesù Cristo nella sua interezza; l’edificio fu acquistato da un ebreo che non fece caso all’immagine, ma un suo ospite notò l’icona e denunciò il padrone di casa come sospetto apostata davanti agli anziani del sinedrio. Gli ebrei fecero irruzione nella casa, si impadronirono del dipinto e ripeterono su di esso tutti i tormenti inflitti a Gesù: nel trafiggergli il costato, dal legno della tavola fuoriuscirono sangue e acqua in abbondanza. Il sangue effuso fu raccolto e diede prova di virtù miracolosa ridando la salute a un paralitico e la vista a numerosi ciechi. Come conseguenza di questi prodigi, la comunità ebraica di Beirut si rivolse al vescovo per ottenere il battesimo e trasformò la sinagoga in una chiesa intitolata al Salvatore. Le prime tracce del racconto risalgono al VI secolo e il suo testo, attribuito ad Atanasio, fu citato da Pietro, vescovo di Nicomedia, al secondo concilio di Nicea del 787 e addotto come argomento a favore del culto delle immagini. Tra il X e il XIII secolo il testo della leggenda conobbe una ricca circolazione in Europa occidentale subendo numerose aggiunte, tra le quali l’attribuzione dell’immagine a Nicodemo, discepolo di Gesù; inoltre, fu indicato come giorno della consacrazione a Cristo Salvatore dell’ex sinagoga di Beirut il quinto giorno dalle idi di novembre, cioè il 9 novembre. Nei più antichi codici che citano la festa a Roma si parla di Salvatoris templi dedicationem o Dedicatio S. Salvatoris, senza alcun riferimento alla basilica lateranense. Fu tra l’XI e il XII secolo, in un’epoca di ridefinizione del ruolo pastorale e politico del pontefice, che l’associazione tra questa festività e la basilica lateranense si fece più stretto: in uno scritto composto da Giovanni Diacono per conto di papa Alessandro III, la basilica veniva descritta come chiesa patriarcale e imperiale a cui “per grazia ricevuta da Dio Salvatore Gesù Cristo” appartengono il primato e il dominio su tutte le chiese della terra intera. Lo scrittore attribuisce il merito dell’istituzione di questa solennità cristologica a San Silvestro, che dedicò la Basilica lateranense al Salvatore il quinto giorno alle calende di novembre. Sempre secondo lo scritto di Giovanni Diacono, a ricordare il legame tra la festa e il culto delle immagini, in occasione del rito di consacrazione sarebbe apparsa su una parete della basilica la figura del Salvatore. La veste attuale della Basilica di San Giovanni in Laterano è quella voluta da Papa Innocenzo X che ne decise la radicale riedificazione, affidata a Francesco Borromini. Curiosità: il 28 luglio 1993 l’entrata laterale e parte della facciata del palazzo furono danneggiati gravemente da un attentato dinamitardo conseguenza dell’esplosione di un’auto bomba. Anche se la statica della facciata fu danneggiata, fu possibile riparare i danni rapidamente. Questo attentato fu considerato come un avvertimento al Papa che poco prima in Sicilia aveva condannato la Mafia e i suoi membri.
