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Ron De Santis, governatore della Florida ha origini peligne

12 novembre 2022 | 14:58
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Ron De Santis, governatore della Florida ha origini peligne

La rubrica di Sergio Venditti

Tra gli abruzzesi in giro per il mondo c’è Ron de Santis, attuale governatore della Florida, che ha origini nella valle peligna. Ce lo racconta Sergio Venditti nella sua rubrica.

Questo novembre 2022 ha visto nelle cruciali elezioni americane di “Midterm”, strategiche per le Presidenziali del 2024, la riconferma in uno Stato chiave come la Florida del suo Governatore, il repubblicano Ron De Santis. In un Paese come gli Usa letteralmente spaccato in due, in una corsa testa a testa tra i democratici del Presidente J.Biden ed “il partito dell’elefantino”, in cerca di un candidato per batterlo tra due anni, proprio il Governatore De Santis, può insidiare alle primarie la ricandidatura del tycoon Ronald Trump, alla Presidenza degli Stati Uniti. Uno scenario inedito per la stessa comunità italo-americana, che ora può contare su suoi esponenti di punta, su entrambi gli schieramenti, sia con Mike Pompeo (ex Segretario di Stato, nella Presidenza Trump), accanto proprio all’emergente Ron De Santis, avendo di fronte la veterana Speaker democratica del Congresso, la rieletta Nancy Pelosi, nella sua California. Tre esponenti di spicco, che però hanno una matrice comune: le origini abruzzesi delle loro famiglie, dopo che per decenni gli italo-americani avevano fatto emergere altri politici, con le famiglie d’origine campana dei Cuomo o De Blasio. In verità i rapporti tra loro non appaiono idilliaci, con Trump che ha definito “pazza” la Pelosi e non da meno con il suo temibile concorrente in casa, apostrofato “Ron il bigotto”. In effetti il 44enne Governatore della ricca Florida si è sempre caratterizzato con posizioni politiche identitarie della destra cristiana, contro l’aborto e per la linea dura sui temi dell’ordine e della sicurezza interna, specie verso il problema scottante dell’immigrazione irregolare, dal Messico e Centro America. In tal senso l’immagine di Ron De Santis, per molti analisti, dovrebbe lanciare la sfida vincente per la Casa Bianca, convergendo su posizioni più centriste, per erodere il consenso democratico, specie in alcuni stati- chiave, pur mantenendo il profilo – tipico di un candidato repubblicano. Gli studi in storia a Yale ed in giurisprudenza ad Harvard, dopo essere stato militare in Iraq, congedatosi da capitano di corvetta (con la medaglia “Bronze Star Metal”) Da lì, lanciandosi nell’agone politico, curiosamente come lo stesso ex militare, Mike Pompeo, che però avrebbe dalla sua una maggiore età (59anni) ed esperienza, nonché l’essere un punto di mediazione, per “l’Establishment” repubblicano e D.Trump. Un derby non solo tra italo-americani, ma anche di origini abruzzesi, della stessa Conca Peligna. Infatti al “pacentrano” Pompeo si contrapporrebbe De Santis (nato a Jacksonville il 14 settembre 1978), dal padre Ronald e dalla madre Karen Rogers, (Il primo tecnico televisivo e la seconda infermiera), i cui nonni erano arrivati in America ai primi del ‘900, proprio dalla Valle Peligna. In un’intervista del 2018, da deputato prima di essere eletto, per un soffio, nel mandato da Governatore, aveva commentato le elezioni italiane, con la vittoria delle “forze populiste“, apparendo di non essere poi così distante dal loro pensiero politico. La difesa dei valori tradizionali della famiglia, (sposando l’ex giornalista Casey Black, da cui ha avuto tre figli), con il suo linguaggio diretto e popolare, ma che porta avanti posizioni piuttosto estreme, per la difesa delle armi e della stessa lobby petrolifera, entrambe potentissime, ad esempio promulgando nel 2021 alcune leggi unilaterali in Florida, che impediscono alle stazioni di carburanti di ricaricare le auto elettriche o abolendo i finanziamenti filantropici per le scuole, mettendovi regole e controlli nei programmi di insegnamento, con una posizione contraria alle restrizioni da covid19: Quasi un manifesto programmatico ed ideologico della America più conservatrice e tradizionalista, rispetto a quella ultra “liberal” della California. Nel suo libro del 2011, criticava l’era di B.Obama, sulla scia del “Tea Party“, che avrebbe stravolto i valori dei Padri Fondatori della Patria. Ora però la scalata alla Casa Bianca appare sì possibile, ma è come quella dell’Everest, insidiata più in casa repubblicana, che da un partito democratico in crisi, che sostiene un Presidente debole ed anziano, come J.Biden. Infatti il rampante Donald Trump, nonostante le inchieste giudiziarie intende ricandidarsi alle prossime presidenziali ed ha sponsorizzato molti candidati nei vari Stati, per poi farsi appoggiare alle Primarie e tornare alla Presidenza della Federazione. Allora, si può starne certo, ci sarà lo scontro proprio con il giovane De Santis, che inseguendo i sondaggi, potrebbe avere solo la difficile scelta di vincere, senza accettare di diventare il numero due o in alternativa ritirarsi nella sua splendida Florida ed aspettare che passi, come” Katrina”, il ciclone Trump, per sostituirlo, magari come ha scritto un giornale Usa, con un “Trump 2.0“. Dietro di lui potrebbe però spuntare la grande sagoma di Pompeo, più flemmatico e diplomatico, che conosce meglio la macchina del potere federale, con tutte le agenzie come la Cia, che ha diretto. Siamo certi che assisteremo ad uno spettacolo al fulmicotone, che deve però interessare tutti, per il ruolo di guida degli Usa nel mondo libero.