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La real politik di Giorgia Meloni, insidie dagli alleati e opposizioni in guerra

Governo Meloni, le fibrillazioni arrivano dai partiti alleati, mentre le opposizioni si fanno la guerra. L'editoriale di Giuseppe Sanzotta

Governo Meloni, le fibrillazioni arrivano dai partiti alleati, mentre le opposizioni si fanno la guerra. L’editoriale di Giuseppe Sanzotta

Chissà se Biden nel prender per mano una sorridente Giorgia Meloni prima di un lungo e cordiale colloquio avrà pensato che davanti aveva un leader politico storicamente più vicino ai repubblicani di Trump che ai democratici? Così a Bruxelles, accolta da sorrisi e abbracci, qualcuno avrà ripensato ad antiche polemiche? Diciamo che la cosa non merita alcuna indagine, perché Giorgia Meloni, ancor prima di salire al Quirinale per l’incarico di guidare il governo, aveva ben chiarito che un conto è fare opposizione e un altro è guidare il Paese. Pensate ai 5Stelle: volevano fare una rivoluzione, assicuravano di non volersi alleare con nessuno, poi hanno finito per allearsi con tutti. Non così Fratelli d’Italia che, nella precedente legislatura, è stata la sola forza politica a resistere alla tentazione delle poltrone restando sempre all’opposizione. Ora che gli elettori hanno premiato quella coerenza, non bisogna deludere le aspettative. Piaccia o meno viviamo in un sistema globalizzato con un sistema di relazioni internazionali radicate nel tempo e di cui non si può fare a meno. L’isolamento o la sfiducia internazionale è l’anticamera del disastro economico.
Se non c’è fiducia nei mercati, un Paese indebitato come il nostro viene privato delle risorse fondamentali per andare avanti.
Così il presidente del Consiglio ha assicurato, anche in campagna elettorale, la continuità della politica estera italiana, la vocazione europeista (dall’Europa stiamo ricevendo importanti risorse economiche) e atlantista (confermata anche stando all’opposizione nella precedente legislatura).

Quindi i primi passi fondamentali dovevano servire a dare un segnale chiaro, in Italia e soprattutto all’estero e a quanti avevano visto con qualche timore la vittoria della Destra. Qualcuno a sinistra all’annuncio della vittoria della destra ha provato a dire che in Russia stavano festeggiando. Chissà se potrebbe dire questo anche adesso. Meloni non ha avuto incertezze. Le frasi di Berlusconi su Putin sono state sminuite dai fatti e dalla fermezza del premier. Così anche quei discorsi sull’utilità delle sanzioni cari alla Lega al momento sono stati silenziati. Per questo Giorgia Meloni è andata a Bruxelles, per una visita di cortesia, e a Bali per incontrare i grandi della terra nel suo vero battesimo sulla scena mondiale, senza dover dare alcuna spiegazione.
Certo c’è stato l’incidente con la Francia, un tentativo di più attori, in Italia e in Francia, di creare tensioni. Ci ha pensato Mattarella, parlando con Macron, a bloccare la polemica. Crosetto e Tajani negli incontri in sede europea hanno fatto il resto. Chissà se qualcuno avrà anche detto a Salvini di moderare o meglio limitare i suoi interventi in questioni che non sono di sua competenza, quel mostrare i muscoli può solo danneggiare l’Italia. 

Avendo scelto la continuità in politica estera, all’interno, su eventi marginali, ci sono state scelte identitarie come l’aumento del contante, l’intervento per le partite Iva, il condono fiscale per i piccoli debito con il fisco. Le questioni più importanti faranno parte della manovra economica: il primo vero atto del nuovo governo. Questo non toglie incidenti di percorso. L’ultimo riguarda il sottosegretario alla Salute Gemmato autore di un discutibile intervento sui vaccini contro il covid. L’opposizione ne ha chiesto le dimissioni, ma critiche pesanti sono arrivate anche da Forza Italia. Ora il sottosegretario è pronto a dimettersi se lo chiederà Giorgia Meloni. Al momento è dalla maggioranza che possono arrivare le insidie per il governo. Berlusconi e Salvini accetteranno il ruolo di comprimari? Il fatto è che i margini per interventi economici significativi, che poi sono quelli che interessano i cittadini, sono esigui. Come sempre c’è grande attesa e speranza per il nuovo governo. Ma devono seguire i fatti. Saranno quelli ad essere decisivi. Soprattutto a mettere alla prova la maggioranza. Le opposizioni sono ben lontane dal trovare una linea comune e sembrano più interessate a farsi la guerra che a provare a costruire una coalizione alternativa. Lo dimostra la preparazione delle prossime elezioni regionali dove, se non arriveranno accordi in extremis, si presenteranno in ordine sparso spalancando il successo anche in regioni, come il Lazio, dove sono ora al governo. Così le preoccupazioni per Meloni non arrivano dalle sinistre. I rischi, per ora, possono arrivare dalla bulimia interventista di Salvini e dalle punzecchiature di Berlusconi. 

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