La poesia incontra il cinema a Sulmona

Al Sulmona International Film Festival la poesia contemporanea ha incontrato il cinema: ce ne parla Valter Marcone per l’appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.
Lunedì 24 ottobre 2022 nel teatro Maria Caniglia di Sulmona a corollario del Sulmona International Film Festival si è tenuto l’incontro immersione nell’immaginario cinematografico di due dei poeti più originali del panorama italiano. La poesia contemporanea ha incontrato il cinema nelle parole di Vivian Lamarque in dialogo con Valerio Grutt.
Il Sulmona International Film Festival è un festival cinematografico di cortometraggi che si svolge a Sulmona ogni anno in autunno, organizzato dall’associazione culturale Sulmonacinema. Quest’anno è giunto alla quarantesima edizione. Un traguardo importante a cui si è arrivato attraverso una storia altrettanto importante per le scelte e per gli eventi che in questi anni hanno caratterizzato il lavoro dell’Associazione Sulmonacinema.
Sul sito del festival infatti si legge : “ Nel 1983 nasceva il Sulmona cinema Film Festival. Nelle prime sette edizioni il Festival ha dialogato con le cinematografie emergenti nel panorama internazionale quali quella Ungherese, Canadese, Svizzera, Cubana, Latinoamericana e Australiana.

A partire dal 1990, nucleo della manifestazione diventa il concorso per lungometraggi dedicato alle opere prime e seconde di registi italiani. La giuria, composta da studenti delle scuole di cinema italiane e presieduta da un regista o da un attore di fama internazionale, durante ogni edizione del Festival assegna cinque Ovidio d’argento (miglior film, miglior regia, miglior attore, miglior attrice e migliore colonna sonora). L’evento festivaliero si caratterizza inoltre per proiezioni sperimentali, di avanguardia e di ricerca artistica. Dal 2007 lo sportello Sulmonacinema Film Commission fornisce supporto operativo e logistico alle società di produzione cinematografica e televisiva che girano sul territorio. Tra le numerose collaborazioni spicca quella con la produzione del film “The American” con George Clooney. Dal 2016, con la denominazione Sulmona International Film Festival, l’evento torna ad aprirsi al mondo con l’istituzione di un Concorso Internazionale di Cortometraggi, sezioni fuori concorso, anteprime, incontri con autori e workshop.”
Come scrive l’Ansa : “Un traguardo prestigioso e fortemente ambito, sin da quando, nel 1992, l’associazione culturale “Sulmonacinema” fece proprio il progetto delle Acli nazionali lanciato dieci anni prima. Una kermesse che ha saputo evolversi e rinnovarsi per esplorare le diverse forme di linguaggio che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora la cinematografia internazionale. Tante le celebrità che in quarant’anni sono state ospitate: da Paolo Sorrentino a Matteo Garrone, da Mario Monicelli a Claudia Cardinale, da Alessandro Haber a Valeria Golino, passando per Nanni Moretti, Gabriele Muccino, Luca Guadagnino, Luigi Lo Cascio, Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e molti altri ancora. Alcuni di loro in veste di concorrenti, altri come ospiti o presidenti delle giurie composte da studenti delle scuole di cinema italiane. Anche in questa edizione non mancheranno giornate dedicate ai più giovani grazie alla e solida collaborazione con gli istituti scolastici del territorio. Quanto ai registi stranieri, il Siff può vantare di aver mostrato al pubblico in sala numerose première italiane e di aver avuto in selezione ufficiale tanti candidati agli Academy Awards, tra cui alcuni vincitori dell’ambito Oscar, (The Neighbors’ Window di Marshall Curry nel 2020, The Present di Farah Nabulsi nel 2021, The Queen of Basketball di Ben Proudfoot nel 2022). Non solo, dal 2007 lo sportello Sulmonacinema Film Commission offre supporto operativo e logistico alle società di produzione cinematografica e televisiva che girano sul territorio. Tra le numerose collaborazioni spicca quella con la produzione del film “The American” con George Cloney.”
Ma l’evento di questa quarantesima edizione a cui mi riferisco e che interessa questa rubrica è l’incontro di Vivian Lamarque in dialogo con Valerio Grutt. ,due dei maggiori poeti italiani che a latere del festival, nella prestigiosa sede del teatro Maria Caniglia, hanno parlato di cinema e poesia .
Scrive Giuliana Legnani a questo proposito : “Mentre nel cinema le immagini si susseguono in un avvicendarsi più o meno ritmico, veloce, armonioso, romantico, terrificante, nella poesia la parola gioca un ruolo fondamentale e determinante nella creazione di ritmi, stili, espressioni metaforiche, creazione di versi armoniosi, melodiosi e sonanti.”
E le parole di Lamarque e Grutt ,come quelle dei loro versi che ricordiamo più avanti con i loro curricoli, hanno portato gli ascoltatori a vagare ,con la mente s’intende, in quell’immaginario per eccellenza che è il cinema. Storie, gesti, azioni, musiche , parole, suoni che sono a volte uno shock emotivo che dura a lungo . E mentre nella poesia si costruisce un appagante silenzio dopo l’emozione della lettura dei versi, nel cinema si continua a pensare con tutti i collegamenti tra ciò che si è visto e le esperienze della propria mente : che è poi in definitiva una specie di creazione poetica che prende le mosse proprio dalle immagini. Così che cinema e poesia diventano inscindibili , anzi speculari. Pensiamo per esempio al cinema di poesia di Pasolini a cui tra l’altro il 25 ottobre la rassegna cinematografica peligna ha lasciato uno spazio “ cinema e letteratura “in cui si parlerà di “Pasolini e Moravia due volti dello scandalo . Il libro di Renzo Paris “
Continua Giuliana Legnani : “A dimostrare questo indissolubile legame profondo, che trova le sue radici in ambiti meno tangibili, ecco poesie e poeti che convivono in maniera più o meno apparente ne Il postino, dove il poeta Pablo Neruda è interpretato da Philippe Noiret, mentre il postino da Massimo Troisi; Wystan Hugh Auden, “Funeral Blues” citata sia ne “L’attimo fuggente”, sia in “Quattro matrimoni e un funerale;
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.(Traduzione di Gilberto Forti)
Ferzan Özpetek nel film “Le fate ignoranti” fa citare ai suoi personaggi la poesia “Le tue parole erano uomini” di Nâzım Hikmet, il più importante poeta turco del Novecento:
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.
In “Ragazze interrotte” il film di James Mangold con Winona Ryder e Angelina Jolie, viene citata “Resumé” di Dorothy Parker del 1926.
Il rasoio fa male,
il fiume è troppo basso,
l’acido è bestiale,
la droga dà il collasso,
la corda si spezza,
la pistola è proibita,
il gas puzza,
allora viva la vita.
Più recentemente, nel 2014, Mario Martone ha diretto il film “Il giovane favoloso”, biografia romantica di Giacomo Leopardi, a conferma di quanta poesia ci può stare nel cinema.
E poi Vittorio Gassman, Fellini, Benigni, Troisi, memorabili poeti, registi e attori che ben hanno saputo incarnare il connubio immagine-parola. Non ultimo e certamente il più poetico di tutti, Charlie Chaplin, che solo con le sue patetiche e pregne immagini ha dato al cinema più poesia di chiunque altro. All’interno dunque di questo perimetro Vivian Lamarque e Valerio Grutt hanno intrettenuto gli ascoltatori .
Vivian Lamarque nata a Tesero nel 1946, piccolo comune di montagna della provincia di Trento, viene data in adozione all’età di nove mesi ad una famiglia milanese perché figlia illegittima. Dopo la precoce perdita del padre adottivo scopre a dieci anni di avere due madri, nello stesso anno inizia a scrivere le prime poesie.
È cresciuta a Milano dove tuttora lavora e vive con la figlia e i nipoti. Le prime pubblicazioni avvengono grazie al poeta Giovanni Raboni, che inserisce le poesie della Lamarque in alcune riviste letterarie.
Il suo primo libro, Teresino, vince il Premio Viareggio Opera Prima nel 1981, primo di una lunga serie di riconoscimenti: Premio Montale, Premio Camajore, Premio Elsa Morante e Premio Rodari. La sua scrittura è connotata da una semplicità di stile molto apprezzata e nella sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti. Tra le raccolte poetiche si ricordano: Teresino (1981, Vincitore del Premio Viareggio per l’Opera Prima), Il Signore d’oro (1986), Poesie dando del Lei (1989), Il signore degli spaventati (1992), Una quieta polvere (1996), Poesie per un gatto (2007), Madre d’inverno (2016, Premio Bagutta 2017). Ha insegnato italiano agli stranieri e letteratura nei licei, è stata una traduttrice ,collabora con il Corriere della Sera.
Valerio Grutt è nato a Napoli nel 1983. Ha pubblicato Una città chiamata le sei di mattina (Edizioni della Meridiana, 2009), Qualcuno dica buonanotte (Alla chiara fonte editore, 2013), Andiamo (Edizioni Pulcinoelefante, 2013), e Però qualcosa chiama – Poema del Cristo velato (Edizioni Alos, 2014) in seguito interpretato da Marco D’Amore all’interno del museo Cappella Sansevero di Napoli. Alcune sue poesie sono state pubblicate nell’antologia Poeti italiani underground (Ed. Il saggiatore, 2006) e nell’ebook I 4 elementi (Subway Edizioni, 2014). È stato direttore editoriale della rivista Popcorner, direttore artistico del festival Lyrics – Autori di Canzoni e cofondatore del Centro Internazionale della Canzone d’Autore. Dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di