Superbonus, come sbloccare i crediti d’imposta: sistema di compensazione per alleggerire il peso fiscale

Un meccanismo di compensazione per sbloccare i crediti d’imposta legati al Superbonus. Stefano Miconi spiega la soluzione a Grandangolo.
Un meccanismo di compensazione per sbloccare i crediti d’imposta legati al Superbonus. ABI e ANCE rilanciano la soluzione anticipata dal commercialista aquilano Stefano Miconi. L’intervista a Grandangolo.
Con 150mila cantieri fermi e 100miliardi bloccati nei cassetti fiscali, si fa sempre più urgente trovare una soluzione efficace per sbloccare i crediti d’imposta legati al Superbonus. Di qualche giorno fa è la nota di ABI e ANCE indirizzata al Governo, nella quale si prospetta una possibile soluzione legata a un sistema di compensazione relativo a un meccanismo di smaltimento degli stessi crediti, che si potrebbero usare per “pagare” gli F24 dell’Irpef dei correntisti. A spiegare il meccanismo, il commercialista aquilano Stefano Miconi, docente alla Business School 24ORE sul Superbonus, che aveva anticipato proprio la soluzione oggi proposta da ABI e ANCE, e che nell’intervista a Grandangolo illustra la proposta, partendo dai quattro fattori che attualmente bloccano i crediti d’imposta: “Primo, le banche non sono organizzate per vendere crediti di imposta, poi c’è da considerare che gli acquirenti degli stessi crediti vogliono guadagnare da tali transazioni, più di quanto ha guadagnato la banca, e pertanto non ci sarà mai un reale incontro tra domanda e offerta. Inoltre, il costo che le banche dovranno sostenere per vendere i crediti, ricadrà sulle imprese già stremate per l’aumento dei prezzi delle materie prime e comunque si tratta di un sistema troppo complesso per essere attuato con rapidità ed efficacia”.
Questi quindi i fattori che stanno bloccando il Superbonus: “I dati parlano chiaro, le imprese stanno rischiando di chiudere con debiti enormi che non saranno mai in grado di pagare. Questo comporterà crisi di impresa, che si ripercuoterà fornitori; si dovrà necessariamente ricorrere alla cassa integrazione per i dipendenti, con costi per lo Stato incredibilmente alti, forse più alti del Superbonus stesso. Inoltre la sostanziale lievitazione dei prezzi, legata anche alla congiuntura economica internazionale, rischia di bloccare per anni il settore edile che non riuscirà, con le sue forze, a ripartire prima di 5 o 6 anni. Il tutto si ridurrà ad una grande bolla finanziaria che porterà, inevitabilmente, ad una depressione del mercato di cui, purtroppo, non beneficerà nessuno”.
Per uscire da questa situazione, “ho pensato a un modello che permetta alle banche di poter utilizzare, in accordo con il Fisco stesso, i crediti ‘compensandoli‘ nel momento in cui dovrà pagare i debiti fiscali che i correntisti hanno con il Fisco. L’idea parte dal presupposto che le banche sono al contempo i destinatari dei crediti fiscali e anche i delegati al pagamento dei modelli F24, con i quali i contribuenti pagano le imposte ed i contributi. Pertanto, attraverso un sistema di scambio di crediti, gli istituti potranno mettere a disposizione i loro crediti fiscali per liquidare all’Agenzia delle Entrate le imposte che i loro clienti dovrebbero pagare utilizzando gli F24. Questo dovrà avvenire attraverso un sistema automatizzato di compensazione con l’Agenzia delle Entrate, attraverso il quale le Banche trasferiranno agli uffici finanziari i loro crediti invece che il denaro dei contribuenti. Tale fattispecie non esiste nel nostro ordinamento legislativo e andrebbe appositamente creata, come è stato appositamente creato l’istituto dello sconto in fattura, strumento che prima del 2019 non esisteva nella normativa italiana”.
“Colgo l’occasione per rammentare – conclude Miconi – che mai, nella storia del nostro Paese, si è assistito a un’azione legislativa nettamente in contrasto con le norme basilari dello statuto del contribuente, come nel caso della normativa sui bonus fiscali del precedente Governo. Mai si era vista prima una legge che in 18 mesi è stata rivista e stravolta per 17 volte, mai si era visto prima che un sistema produttivo a cui è stato offerto un credito di imposta, prontamente liquidabile, in alternativa al pagamento in denaro, si trovi oggi nelle condizioni di fallire per troppi crediti, impossibili da liquidare, in quanto il sistema di smobilizzo è ingessato e incastrato nella sua stessa procedura operativa. Abbiamo il dovere di intervenire e cercare una soluzione che possa coniugare gli interessi di tutti i soggetti che intervengono in questo modello di sviluppo, a partire dai singoli proprietari, fino ai grandi Istituti di credito”.
L’intervista integrale
