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Vitamina D, la vitamina che vitamina non è

Alla scoperta della Vitamina D con la nutrizionista Simona Di Pirro: primo appuntamento sul Capoluogo con la rubrica dedicata al benessere… che passa anche dal cibo.

Vitamina D…la vitamina che vitamina non è!

Andiamo alla scoperta della Vitamina D con la nutrizionista Simona Di Pirro: primo appuntamento sul Capoluogo con la rubrica dedicata al benessere… che passa anche dal cibo.
Un po’ di storia – Nella prima metà del secolo scorso, il biochimico americano Mc Collum identificò nell’olio di fegato di merluzzo un principio liposolubile che era in grado di contrastare il rachitismo, una patologia che determina lo sviluppo di ossa poco mineralizzate e deformi nei bambini e a cui diede il nome di Vitamina D, seguendo l’ordine alfabetico delle vitamine fino ad allora note.
Oggi sappiamo che la vitamina D, o meglio D3, viene sintetizzata nel nostro corpo a partire da molecole presenti negli alimenti o generati direttamente nella nostra cute, per fotosintesi. In realtà chiamiamo vitamina D3 una serie di diversi composti chimici che sono simili tra loro, ma differiscono per attività biologica. La vitamina D3 si comporta come un ormone e svolge il suo lavoro in molti tessuti come intestino, cuore, cervello, muscoli, gonadi, mammella, prostata e cellule del sistema immunitario, non solo nell’osso! Non si deve dimenticare inoltre che è capace di attivare anche la trascrizione di circa un centinaio di geni. È facile intuire il perché oggi molti studi su patologie autoimmuni ed oncologiche includono il dosaggio della vitamina D3.

Il ruolo fondamentale della vitamina D3, quindi, non è quello di fissare il calcio nelle ossa, ma di stimolare l’assorbimento del calcio a livello intestinale.

Dove possiamo trovare la vitamina D?

Nelle alghe, in alcuni pesci a carne grassa come l’aringa, il salmone selvatico, nelle uova di gallina (in particolare nel tuorlo), nella carne (in base al tipo di taglio), nel fegato, nelle ostriche e gamberi, nel burro e nei funghi, nei quali è presente l’ergosterolo che in seguito ad irraggiamento solare si trasforma in vitamina D2.
Bene! In fondo sembrerebbe facile fare il pieno di vitamina D… ma purtroppo non è così. Infatti, l’assorbimento intestinale è minimo (20%) e la produzione derivata dall’esposizione solare non è sufficiente durante l’inverno. Spessissimo vedo persone con livelli di vitamina D al di sotto della soglia di sufficienza (30ng/ml) che necessitano di un’integrazione mirata!

Rispondiamo ora ad alcune domande dei nostri lettori.

  1. È vero che la vitamina D fa venire i calcoli ai reni?
    Sebbene alcuni studi abbiano trovato livelli di vitamina D più alti in persone con calcoli renali, in realtà non ci sono studi che evidenzino una correlazione certa tra l’assunzione di vitamina D e la loro formazione. Si consiglia, comunque, di monitorare i livelli di calcio in caso di supplementazione.
  1. Quante volte al mese devo assumere vitamina D?
    La vitamina D va assunta giornalmente nella dose consigliata e adeguata alla situazione personale del paziente.
  1. È utile la vitamina D contro l’infezione da SARS-CoV-2?
    Molti studi ormai hanno confermato l’associazione tra malattia grave e ipovitaminosi (quantità insufficiente di vitamina nell’organismo), ma si sta ancora studiando l’effettiva efficacia della supplementazione una volta contratta la malattia.

Diamo un’occhiata più da vicino…
Come funziona la Vitamina D?
La 1,25-dididrossi-vitamina D, che sui referti delle nostre analisi del sangue troviamo con la sigla 1,25(OH)D, è il metabolita biologicamente attivo che si ottiene in seguito ad un complesso percorso metabolico che interessa diversi organi e regioni anatomiche (cute, sangue, fegato, rene, tessuto adiposo, intestino).
Il ruolo fondamentale della vitamina D3, dicevamo, è quello di stimolare l’assorbimento del calcio a livello intestinale, ma l’equilibrio ematico di questo ione dipende anche dall’azione di altre due molecole, il paratormone (PTH) e la calcitonina (CT).
Il paratormone è un ormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi che assicura una stabilità dei livelli del calcio tramite un’azione diretta a livello dell’osso e del rene e, tramite un’azione indiretta, a livello dell’intestino tramite la vitamina D3.
La calcitonina viene prodotta dalle ghiandole tiroidee e paratiroidi ed ha un effetto contrario, abbassando i livelli di calcio nel sangue. 

Ma praticamente cosa succede?
-Quando i livelli ematici di calcio diminuiscono, viene rilasciato il PTH che agisce sia a livello osseo, solubilizzando la matrice e liberando così il calcio, sia a livello renale, inducendo la sintesi di vitamina D3, la quale, a livello intestinale, promuove l’assorbimento del calcio stesso.
-Quando invece i livelli ematici di calcio aumentano, la calcitonina stimola sia la formazione dell’osso che l’escrezione renale di calcio e la forma inattiva di vitamina D, che quindi non può agire a livello intestinale.
Abbiamo capito ora perché per vincere la nostra gara quotidiana contro le malattie ed essere in buona salute è necessario che tutti i giocatori della squadra siano presenti nelle giuste quantità e siano in grado di lavorare insieme. 

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La Dott.ssa Simona Di Pirro, Biologa Nutrizionista, sarà ospite de “Il Capoluogo” con una sua rubrica quindicinale. Potete suggerire temi o fare delle domande scrivendo alla redazione del Capoluogo. La dottoressa Di Pirro è laureata presso l’Università degli Studi dell’Aquila in Biologia della Salute e Nutrizione con lode, ha frequentato la scuola di alta formazione in Micoterapia (utilizzo dei funghi medicinali) presso l’Università di Padova e la scuola di alta formazione in Microbiota umano in collaborazione con l’Università di Pavia. È inoltre consulente per l’igiene degli alimenti e gestione del sistema HACCP.
La dottoressa propone ai suoi pazienti un approccio nutrizionale basato sulla medicina funzionale presso i suoi studi dell’Aquila e di Avezzano.
Questi invece i suoi riferimenti social:
-pagina facebook: Dott.ssa Simona Di Pirro Biologa Nutrizionista
-instagram: simonadipirronutrizionista

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