Poesia e pace nella storia dell’arte

“Il volto della pace”: una poesia di Paul Éluard per l’appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.
Ci sono opere di letteratura, cinematografiche, visive, architettoniche che hanno saputo, nel corso dei secoli, incarnare e rappresentare l’idea di pace. Opere di grande bellezza soprattutto nella storia dell’arte ci hanno dato artisti che hanno così voluto e saputo interpretare la loro idea di pace , ossia una visione pacifica della vita, della convivenza, dei rapporti tra popoli. Idee che poi diventano lo specchio per chi guarda suscitando non solo nei loro occhi emozioni .
Da molte settimane ormai in questa rubrica trascrivo per i lettori alcune delle più belle poesie, scritte negli anni, sul tema della pace commentandole con opportune riflessioni spesso mutuate dai resoconti dei giornali , dei seminari, degli incontri e dei documenti che sul tema della pace vengono quotidianamente prodotti. Contributi che indicano l’importanza di questo argomento che nel tempo ha visto come accennavo all’inizio l’interesse di poeti, pittori,registi cinematografici, cantautori che esprimendo le loro idee hanno realizzato opere d’arte che possiamo definire immortali. Perchè partendo dalla realtà ,dal contesto, dalla narrazione contenuta nella loro opera propongono una visione della pace che va oltre il loro tempo e sempre arrivano a noi con la freschezza iniziale che dimostra la validità di quelle idee.
Idee che sono contenute anche in molte opere d’arte, figurative e visive, che sono giunte fino a noi. Tra queste ne ricordo alcune . Per esempio “Pieter Paul Rubens, Minerva protegge la Pace da Marte, 1629-1630” un quadro dipinto e donato a Carlo I in occasione di una missione diplomatica di pace tra la Spagna e l’Inghilterra. Tutti hanno studiato sui libri di scuola le guerre tra queste due nazioni che hanno insanguinato l’Europa per secoli. Il dipinto rappresenta al centro Cerere nuda, ovvero la Madre Terra che personifica la Pace. Dietro di lei, vestita con l’armatura,appare Minerva , dea della guerra . La dea viene raffigurata nell’atto di allontanare Marte che interessato alla Pace, puntando soprattutto ai suoi frutti, personificati da Bacco, Sopra la scena vi è raffigurato un amorino che porta nella mano una corona d’ulivo, simbolo di pace.
Oppure “Allegoria della Pace tra Firenze e Fiesole “di Luca Giordano dipinta nel 1682 chiamata la Soffitta, cioè una tela da soffitto,dipinta per la Sala della guardia in Palazzo Pitti. Raffigura una complessa allegoria nella quale si rievoca la pace fatta tra Firenze e Fiesole in periodo romano. Non solo, è anche un’allusione alla pace durevole stabilita in Toscana dai Medici, qui rappresentati dal loro stemma che Giove, dio supremo, porge a Minerva. Essi si trovano nella parte alta dell’opera, circondati da nuvole, e il sole che si eclissa con la testa del dio Giove. Oltre ai popolani, vi è la figura allegorica dell’Arno, nudo e sdraiato a terra con un tino pieno d’acqua. La sua mano destra è rivolta verso l’alto ad indicare l’architettura sullo sfondo riconducibile alla cupola di Santa Maria del Fiore, di Firenze.
E poi l’opera di Antonio Canova “Allegoria della pace realizzata nel 1812 che assume un forte valore simbolico e politico. Doveva esaltare il ruolo chiave, nelle vicende diplomatiche nazionali della famiglia di Nicolaj Rumianzev, che aveva commissionato l’opera .Avrebbe dovuta rappresentare , a grandezza naturale, un’allegoria della pace. Alla sua base c’è una scritta in latino che rappresenta un compromesso in quanto non si riuscì a scegliere una lingua tra il russo, lingua del committente e una lingua più internazionale .
La “Guerra e Pace” dipinta da Pablo Picasso nel 1953 per la cappella del castello di Vallauris, sulla Costa Azzurra. L’opera è imponente e monumentale perchè La guerra e La Pace vengono rappresentate su pannelli di legno di cento metri ,di legno che riprendono la forma della volta. Sulla sinistra vi è La Guerra, rappresentata dalla sua personificazione su di un cocchio su una terra rosso sangue. Sul pannello di destra, invece vi è La Pace , rappresentata da figure allegre e spensierate che danzano sulla musica di un suonatore di flauto. Sotto i raggi di un grande sole, vi è un bambino con un cavallo alato, mentre sulla destra, ai piedi di un albero da frutta, riposa serenamente una famiglia.
Infine “ I soldati che dipingono la pace “ di Bansky, del 2007. E’ esponente della street art, questo autore è un writer inglese che nelle sue opera va oltre l’aspetto artistico ma spazia nella cultura, nell’etica e nella politica. Spesso anche in pieno disesnso con la società che lo circonda . Un esempio fu l’opera I soldati che dipingono il simbolo della Pace, collocata originariamente fuori dal Palazzo di Westminster. Il murales, prontamente rimosso dalle autorità, raffigura due soldati in assetto da combattimento che dipingono il simbolo della pace su un muro. Il primo, accovacciato, imbraccia il mitra mentre l’altro completa il simbolo della pace immergendo un pennello nella vernice rossa.
Ho fatto questo breve excursus su alcune opere d’arte, solo alcune , che parlano di pace perchè mi aiutano a introdurre una poesia di Paul Eluard che pubblicata un anno prima della morte del poeta, evoca , come le opere d’arte che ho ricordato, un volto della pace . I versi liberi si intrecciano ad un lessico che richiama esclusivamente immagini di pace e solidarietà. Anche in questa poesia appare la metaforica colomba che ritroviamo perfettamente stilizzata in molte opere pittoriche . La colomba simbolo di pace perchè nella Bibbia si narra che Noè fece uscire per tre volte dall’arca una colomba che, alla fine, tornò da lui con un ramoscello d’ulivo nel becco segno evidente che la riconciliazione con Dio era avvenuta e il diluvio terminato.
Paul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel, è stato un poeta francese, tra i maggiori esponenti del movimento surrealista. Nato a Saint-Denis nel 1895, il poeta sceglie lo pseudonimo “Éluard” in ricordo della nonna materna. Per comporre i suoi versi si ispira al vitalismo di Whitman e all’armoniosa musicalità delle opere di Verlaine. Pubblica le sue prime poesie nel 1913
“Il volto della pace”
Conosco tutti i luoghi dove abita la colomba
e il più naturale è la testa dell’uomo.
L’amore della giustizia e della libertà
ha prodotto un frutto meraviglioso.
Un frutto che non marcisce
perché ha il sapore della felicità.
Che la terra produca, che la terra fiorisca
che la carne e il sangue viventi
non siano mai sacrificati.
Che il volto umano conosca
l’utilità della bellezza
sotto l’ala della riflessione.
Pane per tutti, per tutti delle rose.
L’abbiamo giurato tutti.
Marciamo a passi da giganti.
E la strada non è poi tanto lunga.
Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno,
coglieremo alla svelta l’alba e la primavera
e prepareremo i giorni e le stagioni
a seconda dei nostri sogni.
La bianca illuminazione
di credere tutto il bene possibile.
L’uomo in preda alla pace s’incorona di speranza.
L’uomo in preda alla pace ha sempre un sorriso
dopo tutte le battaglie, per chi glielo chiede.
Fertile fuoco dei grani delle mani e delle parole
un fuoco di gioia s’accende e ogni cuore si riscalda.
La vittoria si appoggia sulla fraternità.
Crescere è senza limiti.
Ciascuno sarà vincitore.
La saggezza è appesa al soffitto
e il suo sguardo cade dalla fronte come una
lampada di cristallo
la luce scende lentamente sulla terra
dalla fronte del più vecchio passa al sorriso
dei fanciulli liberati dal timore delle catene.
Pensare che per tanto tempo l’uomo ha fatto
paura all’uomo
e fa paura agli uccelli che porta nella sua testa.
Dopo aver levato il suo viso al sole
l’uomo ha bisogno di vivere
bisogno di far vivere e s’unisce d’amore
s’unisce all’avvenire.
La mia felicità è la nostra felicità
il mio sole è il nostro sole
noi ci dividiamo la vita
lo spazio e il tempo sono di tutti.
L’amore è al lavoro, egli è infaticabile.
Eravamo nel millenovecento diciassette
e conserviamo il senso
della nostra liberazione.
Noi abbiamo inventato gli altri
come gli altri ci hanno inventato.
Avevamo bisogno gli uni degli altri.
Come un uccello che vola ha fiducia nelle sue ali
noi sappiamo dove conduce la nostra mano tesa:
verso nostro fratello.
Colmeremo l’innocenza
della forza che tanto a lungo
ci è mancata
non saremo mai più soli.
Le nostre canzoni chiamano la pace
e le nostre risposte sono atti per la pace.
Non è il naufragio, è il nostro desiderio
che è fatale, e la pace inevitabile.
L’architettura della pace
riposa sul mondo intero.
Apri le tue ali, bel volto;
imponi al mondo di essere saggio
poiché diventiamo reali,
diventiamo reali insieme per lo sforzo
per la nostra volontà di disperdere le ombre
nel corso folgorante di una nuova luce.
La forza diventerà sempre più leggera
respireremo meglio, canteremo a voce più alta.