25 novembre

Maura, la storia di una donna fuggita dal laccio della violenza

"Conosco Una che doveva morire un sacco di volte e invece oggi insegna alle altre ad avere coraggio". La storia di Maura e la sua rinascita dopo la morsa della violenza.

Maura è una giovane donna madre di due bambini: la sua è una storia di violenza, ma anche di rinascita. Perchè Maura dal cappio che la stava soffocando è riuscita a scappare, ha avuto la forza di chiedere aiuto e di fare giustizia.

Il suo non è un nome di fantasia, perchè quando ha raccontato la sua storia ha sempre voluto metterci la faccia per fare in modo che altre donne nella sua condizione potessero trovare la forza e il coraggio di denunciare, di andare via. Lei è una ‘onicotecnica semplice’, così l’hanno conosciuta in tanti sui social, in realtà è un’estetista altamente qualificata che ha fatto della formazione il suo motto di vita. È una mamma/papà di due splendidi figli, vedova del padre del primo e vittima di continue violenze fisiche e psicologiche da parte del secondo. Il primo marito è morto giovanissimo a causa di un incidente in moto: un lutto terribile, la perdita dell’amore della sua vita, conosciuto che aveva 17 anni, un figlio piccolo da crescere e amare. Qualche anno dopo aveva incontrato un ragazzo con cui sembrava essere scattata la scintilla: l’idillio iniziale è stato breve, purtroppo, poi è stato un  un susseguirsi di botte e minacce reiterate nel tempo, una violenza continua, subita per anni. “Ero incinta e una sera tornò a casa ubriaco: mi riempì di botte, senza un motivo, lasciandomi senza fiato. Non sono andata via perchè avevo deciso che se dovevo morire, se fosse stato questo il mio destino lo avrei fatto a casa, lì dove avevamo pensato di costruire un futuro insieme”. Prima di mettere la parola fine c’è voluto del tempo, degli anni. Dopo la scomparsa dell’amato padre, il compagno, invece di starle vicino cominciò a rubarle anche i soldi, frutto del suo lavoro, per spenderli in alcool e droghe. Quando lei lo scoprì la massacrò nuovamente di botte mandandola in ospedale. Maura ha rischiato di morire davanti ai suoi bambini, tra le mura domestiche che dovrebbero rappresentare il porto sicuro per una donna che cerca di farsi strada nella vita come professionista, come madre e all’epoca anche come compagna. Alla fine, dopo essere riuscita a denunciare, supportata dalla mamma e da pochi amici, dopo un processo lungo e travagliato, ha messo la parola fine a questa lunga storia. Ha avuto giustizia, quella che meritava.

25 novembre, la violenza non può essere mai giustificata

Oggi “aspira alla serenità”, cresce i suoi figli, barcamendandosi tra il lavoro, le attività sportive dei ragazzi, i compiti e le crisi adolescenziali del primogenito. Maura ha riscoperto la voglia di vivere: nel tempo libero canta, con la sua voce melodiosa e un po’ roca, sognando un futuro tranquillo, esce con le amiche, porta i figli a cena fuori o al centro commerciale per una sessione di shopping terapeutico. “Chissà se la mia esperienza potrà essere utile a qualcuna: il coraggio è contagioso, ed è una malattia della quale ci dovremmo ammalare tutti, almeno una volta nella vita”. Dopo tanto tempo, dopo una miriade di lavori malpagati o in nero, approfittando della gravità della sua situazione, per Maura è arrivato anche il lavoro sicuro, in un contesto fatto di professionalità e umanità. “Mi rendo conto di quanto io possa essere considerata una persona ‘difficile’, una donna che ha passato l’inferno non è facile da tenere in un negozio. Ho due figli e sono sola, devo gestire la famiglia e i miei ‘demoni’, gli attacchi di panico, i momenti di sconforto e tutto il resto. Il lavoro in questo caso rappresenta non solo una fonte di guadagno, anche una forma di terapia personale”. 

In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Maura ha affidato ai social un lungo post, una sorta di incoraggiamento per le tante, troppe donne, che ogni giorno subiscono ogni tipo di violenza.

“Conosco Una che rimase vedova con un figlio e nel 2015 perse anche il padre, conosco Una che nonostante in Italia fai prima a farti giustizia da sola, lei ingoiando attese e risentimento ha preferito avere fede nella legalità. Conosco Una che nonostante le scorciatoie per riuscire a sopravvivere, ha scelto un lavoro che le piace e tira su due ragazzi. Conosco Una che mentre il mondo è stanco lei sposta le montagne in silenzio. Conosco Una che nonostante le delusioni e i dolori non perde la speranza e la voglia di credere in qualcosa. Conosco Una che delle fiaccolate in questa giornata e le scarpette rosse ci si pulisce il culo, perché lei da sola ne ha portate 51 a denunciare ma non l’ascoltano altrimenti le associazioni saprebbero lavorare. Conosco Una che nonostante i riconoscimenti del governo ha gridato in faccia ai “potenti” il suo sdegno e vomito della loro inefficenza. Conosco Una che sta cercando di portare un progetto di legge e evita ospitate in programmi scrausi che servono solo per audience. Conosco Una che il 25 Novembre lo vuole togliere, perché è una ricorrenza che nessun Paese sviluppato dovrebbe avere. Conosco Una che doveva morire un sacco di volte e invece oggi insegna la vita alle altre. Conosco Una che del dolore non ne fa una gara, perché per aiutare le donne non devi giudicare un dolore, ma capirlo e aiutarla a incanalare vittoria e soddisfazione. Conosco Una che porta le sue sofferenze sul volto, ma sta ideando un massaggio per togliere il dolore dal viso. Conosco Una che mi ha resa forte e consapevole, perché io sono la sognatrice, ma lei è Una che mi riporta a riva quando io a fatica resto a galla. Una, una parte forte di me. Buon 25 Novembre a chi Una ce l’ha dentro e non muore mai”. 

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