Ambiente e novita': il caso

Aumentano le zone protette nel Parco della Maiella, D’Angelo: “Escludere le attività dell’uomo porta spopolamento”

Fa discutere l'aggiornamento del Piano del Parco Nazionale della Maiella. Daniele D'Angelo: "Le aree protette non escludano l'attività dell'uomo: mi auguro che il Parco rifletta". 

Fa discutere in questi giorni l’aggiornamento del Piano del Parco Nazionale della Maiella. Daniele D’Angelo: “Le aree protette non escludano l’attività dell’uomo: tante preoccupazioni. Mi auguro che il Parco rifletta”.

“La tutela dell’ambiente è una priorità, ma il vero ambientalismo risiede nell’alleanza tra la natura e l’uomo, non nella contrapposizione. In questo senso, le aree protette possono essere una grande risorsa, ma è fondamentale che siano organizzate e regolate in armonia con le esigenze delle comunità e con attività che, se praticate in maniera corretta, non solo sono rispettose dell’ambiente ma contribuiscono alla sua salvaguardia. Lo dichiara Daniele D’Angelo, segretario provinciale di ‘Italia al Centro’ e capogruppo al Comune dell’Aquila.
“Espellere le attività antropiche da ampie porzioni del territorio – prosegue – non significa preservarlo, ma condannarlo a una progressiva e inevitabile incuria, laddove invece un attento intervento dell’uomo e delle sue iniziative, collegate alla natura, garantisce dedizione e aiuta a prevenire disastri troppo spesso collegati all’insorgere di incendi o al verificarsi di eventi meteorologici estremi”.

“Oltre al danno economico e sociale che la limitazione di determinate attività arreca alle comunità locali, con conseguenze in termini di spopolamento e anche di abbandono dell’ambiente. Vi sono, insomma, tutte le buone ragioni per praticare una politica ambientale a tutto tondo, che coltivi una sinergia tra uomo e natura e, in questo senso, dovrebbe andare la gestione dei Parchi.
Abbiamo invece raccolto in questi giorni alcune preoccupazioni circa l’aggiornamento del Piano del Parco Nazionale della Maiella, alcune delle quali già formalizzate, relative soprattutto all’aumento delle zone interdette, con forti limitazioni su vari fronti: dalla raccolta di funghi e tartufi al reperimento di legnatico, fino al ventaglio di attività connesse alla fruizione ordinaria della montagna. Pratiche che non solo non rappresentano una minaccia per l’ambiente, ma contribuiscono a preservarlo e a mantenerlo ordinato, laddove invece un abbandono dell’uomo e delle attività antropiche porterebbe con sé una inevitabile incuria.
Al di là dei passaggi formali, auspichiamo un supplemento di riflessione da parte del Parco, delle comunità coinvolte e delle autorità preposte. Chi vive e lavora in montagna sa che la montagna vive dell’alleanza con l’uomo. Si parla tanto di spopolamento delle aree interne
– conclude D’Angelo -, vediamo di non compiere passi involontari per accelerarlo”.

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