Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 27 novembre, Beato Bernardino da Fossa. I resti mortali custoditi nella chiesa di San Giuliano, a L’Aquila.
Il 27 novembre si ricorda il Beato Bernardino da Fossa. Il Beato Bernardino, al secolo Giovanni Amici, nacque a Fossa nel 1421, da nobile famiglia abruzzese. Di intelligenza acuta, primeggiò negli studi addottorandosi in giurisprudenza a Perugia. Qui, colpito da una predica sulla vita di San Bernardino da Siena, spentosi all’Aquila nel 1444, decise di abbracciare la vita religiosa nel ramo degli Osservanti dell’Ordine francescano, entrando nel 1445 tra i Frati Minori della stessa città umbra. Cambiò il nome di Giovanni proprio in quello di Bernardino, al quale, come consuetudine di molti Ordini religiosi, venne aggiunto il luogo di nascita: divenne così Fra’ Bernardino da Fossa, ma è conosciuto anche come Bernardino da L’Aquila. Grazie alle sue spiccate doti organizzative, gli furono affidati vari incarichi nei conventi francescani dell’Umbria, finché fece ritorno in Abruzzo, risiedendo proprio all’Aquila. Qui ricoprì incarichi di responsabilità, divenendo prima Superiore Provinciale poi Procuratore Generale dell’Ordine nella curia romana, prendendo parte ai Capitoli Generali che si tennero tra il 1452 e il 1467. Venne eletto per due volte vescovo dell’Aquila – una prima nel 1472, alla morte del cardinale Amico Agnifili, e poi nel 1491, come successore di Giovanbattista Gaglioffi – ma declinò entrambe le volte l’offerta per spirito di umiltà. Nel 1475 Bernardino da Fossa abbandonò ogni carica e si ritirò nel convento di San Giuliano dell’Aquila, città alla quale fu sempre molto legato. Il 16 gennaio del 1495, a Cittaducale, riuscì a fermare le truppe di Carlo VIII e a convincerle a non attraversare il territorio aquilano, risparmiando alla popolazione le gravi conseguenze di un’occupazione militare. Il Beato è ricordato come convincente oratore e celebre fu la sua predicazione quaresimale tenuta in Dalmazia, a Sebenico, nel 1465. Fu, inoltre, un prolifico scrittore di testi storici – tra cui figura una Cronaca aquilana recante come sottotitolo “Della presa di possesso del Convento di Sant’Angelo d’Ocre”, relativa alla storia locale nel periodo 1254-1423 – e scritti teologici, molti dei quali restano ancora inediti; fanno eccezione quelli pubblicati nel 1572 dal nipote e biografo Antonio Amici. Il frate si spense nel convento dell’Aquila il 27 novembre 1503 e fu sempre venerato come beato, sia in Italia che in tutto l’Ordine Francescano. Il culto fu confermato da papa Leone XII il 26 marzo 1828. Curiosità: il suo corpo, trafugato dalla chiesa conventuale di San Giuliano il 1º dicembre del 1515, era conservato presso la casa francescana di Sant’Angelo ad Ocre. A seguito del terremoto del 6 aprile del 2009, il convento, non agibile, rimase chiuso e incustodito. Il 29 febbraio 2020 l’altare in cui erano conservate le reliquie del Beato Timoteo da Monticchio fu profanato ed i suoi resti dispersi sul pavimento; analoga sorte toccò alla teca contenente le spoglie del Beato Bernardino da Fossa: forzata e rovistata l’urna, il corpo, fortunatamente, non fu estratto. Attualmente i resti mortali di due beati sono è custoditi nella chiesa di San Giuliano all’Aquila.
Dal punto di vista iconografico, il Beato Bernardino da Fossa è raffigurato con il saio proprio dei Frati Minori Osservanti, spesso con il cappuccio calzato sul capo canuto, come appare nell’immagine di copertina. Si tratta di un clipeo affrescato nel chiostro del convento di Sant’Angelo d’Ocre, facente parte di un ciclo di Santi e Beati dell’Ordine Francescano. Tra le altre opere d’arte in cui compare il Frate aquilano, non si può non citare la tavola raffigurante Gesù che vestito da pellegrino appare al Beato Berardino da Fossa, opera attribuita a Francesco da Montereale. Il dipinto – insieme al pannello dipinto con Cristo risorto adorato da una Santa francescana – proviene da Sant’Angelo d’Ocre e fu impiegato, dopo il 1515, come sportello del vano in cui era posta l’urna del Beato subito dopo la traslazione delle sue spoglie nel monastero. Cristo, in abiti da pellegrino, appare al Fra Bernardino che gli si avvicina con le mani giunte, seguito da un confratello, suo discepolo. La scena, con un paesaggio sullo sfondo, è rappresentata all’interno di una finestra gotica; la parte superiore della tavola è decorata con girali di frutta e due scene inserite in due tondi. Lungo la parte inferiore del dipinto corre un’iscrizione: DENTRO QUESTO SACRO ALTARE E’ COLLOCATA EL PUDICISSIO CORPO V BTI P F BERNARDINI AQUILANI D FOSSA QV QDEM ALUS PR ES SETT ITINER UN LUN DELLA RESURREZIONE LAPPARVE IESU X PO I SPE PELEGRINI CMO REAL APPASE DOB SUS DISCIPULUS EUNTIBUS. L’opera oggi è conservata nelle sale del MuNDA.
