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Parco Sirente Velino, la riperimetrazione è illegittima: la sentenza della Corte Costituzionale

Parco regionale Sirente Velino, per la Corte Costituzionale la revisione dei confini "è illegittima": manca la partecipazione qualificata dei territori. Respinto invece il ricorso contro la governance.

È arrivata la sentenza della Corte Costituzionale sulla riperimetrazione del Parco regionale Sirente Velino. La revisione dei confini del Parco “è illegittima”: la Regione poteva farla, ma manca la partecipazione qualificata dei territori. Respinto per inammissibilità il ricorso sulla governance.

Parco Sirente Velino, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale l’articolo 2, commi 1 e 2, della Regione Abruzzo dell’8 giugno 2021, n.14, riguardanti la Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini (modifiche alla l.r. 42/2011). In sostanza la Corte ha bocciato la riperimetrazione per la mancanza di partecipazione “qualificata” degli enti territoriali (province, delle comunità montane e dei comuni). La Regione era quindi titolata alla riperimetrazione, ma doveva agire non attraverso la partecipazione “semplice” degli enti locali, ma attraverso una partecipazione qualificata. Illegittima anche la parte riguardante l’istituzione delle Guardie Parco con qualifiche di polizia giudiziaria. Respinto, invece, per inammissibilità il ricorso sulla governance.

La parte relativa alla riperimetrazione era quella che più aveva acceso lo scontro con le associazioni ambientaliste e le opposizioni in Consiglio regionale. Dalla sentenza si evince che la Regione poteva certamente incidere sulla perimetrazione, ma attraverso diversi passaggi. Se da un lato infatti “deve essere quindi condivisa l’affermazione della difesa regionale secondo cui la scelta dell’atto legislativo come strumento per la riperimetrazione del parco costituiva un percorso obbligato, giacché, mancando il piano e non essendo in discussione la sua adozione, non vi è dubbio che la riperimetrazione stessa non poteva che avvenire tramite legge regionale”, dall’altro “ciò che tuttavia non risulta rispettato, nel procedimento che ha condotto all’approvazione della previsione regionale impugnata, è l’obbligo di partecipazione ‘qualificata’ delle province, delle comunità montane e dei comuni previsto dalla citata lettera a) del comma 1 dell’art. 22, secondo cui «[t]ale partecipazione si realizza […] attraverso conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all’analisi territoriale dell’area da destinare a protezione, alla perimetrazione provvisoria, all’individuazione degli obiettivi da perseguire, alla valutazione degli effetti dell’istituzione dell’area protetta». Un coinvolgimento ‘rinforzato’, dunque, che non si esaurisce nella semplice ‘partecipazione degli enti locali interessati’, prevista dalla lettera c) del comma 1 dell’art. 22 della legge n. 394 del 1991 per la ‘gestione dell’area protetta’, ma esige il rispetto di tutte le specifiche condizioni e modalità di partecipazione analiticamente individuate alla detta lettera a) del comma 1 dell’art. 22. Più precisamente, non risulta che siano state effettuate le prescritte ‘conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all’analisi territoriale dell’area da destinare a protezione’, né che tale documento d’indirizzo sia stato predisposto, né ancora che siano state operate l’analisi territoriale, l’individuazione degli obiettivi da perseguire e la valutazione degli effetti dell’istituzione dell’area protetta sul territorio, sulla cui base espressamente si realizza la partecipazione, secondo quello che la legge quadro statale sulle aree protette qualifica espressamente come principio fondamentale per la disciplina delle aree naturali protette regionali”. […] Tutto questo è mancato nel procedimento di formazione della decisione regionale di riperimetrazione provvisoria del parco naturale regionale Sirente Velino”.

La sentenza integrale [CLICCA QUI]

“Era più che prevedibile la bocciatura da parte della Corte costituzionale della riperimetrazione, ovvero della riduzione, del Parco Sirente – Velino che era stata disposta dalla Regione Abruzzo”: lo dichiara Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese. Fina sottolinea: “Tutto questo mostra che la decisione era figlia di un’improvvisazione incompetente. Certamente i Sindaci hanno raccolto un comprensibile disagio di fronte ad inefficienze nella valorizzazione e nel sostegno al parco regionale; vincoli certi ed opportunità incerte o assenti. Ma la risposta non era e non è la riperimetrazione. Per questo ci siamo battuti contro quella scelta. Ora sia un nuovo inizio, a cui intendiamo partecipare: chi oggi gestisce e guida il Parco lamenta la disparità di strumenti e risorse tra aree protette regionali e nazionali. Vero ma allora perché si è archiviata sbrigativamente la discussione sulla possibilità di trasformare il Sirente – Velino nel quarto parco nazionale abruzzese (o quinto se si considera anche l’istituendo parco della Costa Teatina)? Bisognerebbe risolvere i problemi e superare le frustrazioni trovando una soluzione guardando più avanti e non tornando indietro. Chiederemo a tutti gli attori in campo di confrontarsi senza spirito di appartenenza”.

“Quando le cose si fanno coi piedi – aggiunge il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci –  e, direi, con ostinata ignoranza e cattiveria, fanno la fine che meritano: vengono stracciate con le armi della ragione e del rispetto della legge. Dopo la bocciatura del Governo arriva dalla Consulta la sentenza che mette una pietra tombale sull’assurda “riperimetrazione” del Parco Sirente-Velino. Per motivi ancora oscuri o forse puramente ideologici – come se si dovesse dimostrare a chissà chi una indomita e muscolare ostilità anti-ambientalista – l’assessore Imprudente ha dedicato quasi esclusivamente la sua attività in questi anni a ridurre l’area protetta del Parco regionale, incurante delle critiche, dei suggerimenti, delle proposte alternative, degli emendamenti, delle firme raccolte da migliaia di cittadini. Lo ripeto: 1) un Parco aiuta l’economia. La qualità ambientale è un fattore premiante, richiesto da turisti, consumatori e cittadini: il brand del Parco aumenta il valore degli immobili, delle produzioni agro-alimentari, di tutto il territorio; 2) i danni della fauna selvatica sono un problema serissimo che peggiorerà, riducendo il Parco, perché solo i cinghiali potranno essere cacciati (soprattutto i maschi) disperdendo i branchi e aumentando la proliferazione dei cuccioli. I risultati si ottengono con il monitoraggio, la caccia selettiva, l’uso dei “corral” di cattura, la semplificando le procedure e aumentando i rimborsi per i danni; 3) l’uso del legnatico è un diritto dei naturali e aiuta la manutenzione del bosco e la prevenzione da frane e incendi. Bisogna aggiornare i dati catastali sulle proprietà pubbliche e private dei boschi, fare nuovi Piani di assestamento forestale, promuovere le amministrazioni dei Beni Separati; 4) le pratiche urbanistiche sono e resteranno di competenza comunale, non c’entra niente il Parco. Dipendono dalla Soprintendenza per il rispetto del Piano Paesaggistico che resta in vigore: si deve sveltire l’esame delle pratiche; 5) i progetti di sviluppo sostenibile (allevamento, agricoltura, accoglienza turistica, prodotti tipici, ristorazione, turismo in bici o a cavallo, trekking o scialpinismo, attività culturali e visite nei Borghi) si attivano solo stando nella Rete europea Natura 2000. La Zona di Conservazione Speciale, quando comporta vincoli agli imprenditori, va indennizzata: il Parco deve funzionare approvando dopo 30 anni! il suo Piano Territoriale con una governance qualificata e chiedendo risorse adeguate, ora che smart working e digitalizzazione possono accrescere i servizi e l’attrattività dei nostri paesi, molto più belli e vivibili delle metropoli”.

Soddisfatte le associazioni ambientaliste, (WWF Abruzzo, Lipu Abruzzo, Pro Natura Abruzzo, Italia Nostra Abruzzo, Mountain Wilderness, CAI Abruzzo, Salviamo l’Orso, Orso and Friends, Altura Abruzzo, Appennino ecosistema, Touring Club Italiano, Dalla parte dell’Orso, Comitato Salviamo il Parco Sirente Velino e altre) che, come scrivono “avevano creato una grande mobilitazione contro l’incomprensibile e scellerata decisione della Giunta regionale, lanciando una petizione on line ha raggiunto più di 125.000 firme, raccogliendo l’appello di cinquanta personalità della scienza e della cultura abruzzesi e italiane rivolto al Presidente della Regione e all’Assessore all’ambiente, pubblicando articoli sulla stampa, anche su testate importanti a livello nazionale e portando la discussione e la richiesta di scongiurare la riduzione del Parco su un piano di attenzione più ampio di quello locale. Nonostante questo, la Regione Abruzzo è rimasta sorda agli appelli, il Presidente Marco Marsilio non ha mai incontrato le Associazioni o sentite le popolazioni per raccogliere le istanze e confrontarsi con tutti i portatori di interesse, accampando come “volontà del territorio” delibere di consigli comunali datate di diversi anni e riferite a compagini amministrative spesso mutate.  Il WWF, poi, una volta approvata la Legge regionale con i confini ridotti del Parco, aveva presentato una richiesta al Governo di impugnativa sollevando successivamente attraverso una memoria alla Corte Costituzionale, tra le altre questioni, proprio il fatto che la riperimetrazione attuata andasse a compromettere “il nucleo minimo di salvaguardia del patrimonio naturale” richiesto dalla normativa nazionale.  Ora la sentenza della Corte Costituzionale dà una sonora batosta all’amministrazione regionale che pensa di ridurre i confini di un’area protetta, mentre gli obiettivi comunitari chiedono esattamente il contrario. È indubbiamente una grande sconfitta far passare la decisione dei confini dell’unica area protetta regionale attraverso una diatriba giuridica, meglio avrebbe fatto la Giunta regionale ad accogliere l’invito che le Associazioni ambientaliste non hai mai cessato di lanciare, quello della ricerca di un dialogo e di un confronto con la creazione di un tavolo di ascolto e di nuova programmazione del territorio, basato però sulla tutela del grande patrimonio naturalistico che il territorio del Parco regionale Sirente Velino custodisce. Ora si lavori insieme per il bene dell’area protetta, il Parco ha bisogno di altro: di essere dotato di strumenti per esercitare la propria funzione, dell’approvazione del Piano di gestione, della possibilità di indennizzare velocemente i danni da fauna all’agricoltura e agli allevamenti, di un piano di rilancio che punti alla promozione turistica…”.

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