Sant’Andrea e l’omonima opera della chiesa di Stiffe attribuita a Saturnino Gatti per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 30 novembre.
Il 30 novembre si commemora Sant’Andrea. Il nome dell’Apostolo Andrea è di origine greca, fatto piuttosto raro tra i giudei palestinesi dell’epoca. Fu fratello di San Pietro, probabilmente più giovane di età, visto che nelle liste apostoliche viene citato sempre come secondo, cosa che tuttavia potrebbe derivare anche dal ruolo preminente di Pietro tra i Dodici. Entrambi figli di Giona, erano originari di Betsaida, sulle rive dell’omonimo lago in Galilea (Gv 1,44) dove esercitavano il mestiere di pescatori. Secondo la tradizione cristiana, dopo essere stato seguace di San Giovanni Battista, fu chiamato a sé da Gesù stesso che lo invitò a divenire “pescatore di uomini”: Sant’Andrea fu il primo a riconoscere in Cristo il Messia e a farlo poi conoscere al fratello (Gv 1,41). Nei Vangeli il Santo è presentato come uno dei discepoli più vicini al Signore (Mc 13,3; Gv 6,8;12,22), mentre negli Atti degli Apostoli si trova solo una menzione marginale della sua figura (At 1,13). Nelle “Origini” di Eusebio di Cesarea, si legge che Andrea viaggiò in Asia Minore, lungo il Mar Nero, ed è per questo che è stato eletto come Santo patrono della Romania e della Russia. Dai primi testi apocrifi, come gli Acta et Martyrium Sancti Andreae Apostoli, si apprende che l’Apostolo subì il martirio mediante crocifissione a Patrasso, in Acaia: fu legato e non inchiodato su una croce latina, simile a quella dove fu crocifisso Cristo. La leggenda, tuttavia, vuole che il martire morì su una croce decussata, cioè a forma di x, comunemente nota come Croce di Sant’Andrea, poiché chiese espressamente di essere su questa crocifisso, non osando mai mettersi al pari del suo Maestro neppure in punto di morte. Stando alla tradizione, dopo il martirio, le reliquie di Sant’Andrea furono spostate da Patrasso a Costantinopoli intorno al 356; il capo del Santo, insieme a un mignolo e alcune piccole parti della croce, venne donata da Tommaso Paleologo a Papa Pio II nel 1461, in cambio dell’impegno per una crociata che avrebbe dovuto riconquistargli Costantinopoli. Per decisione di Papa Paolo VI nel 1964, come gesto di apertura verso la Chiesa ortodossa greca, le reliquie conservate a Roma vennero inviate nuovamente in Grecia, dove sono tutt’oggi custodite nella Chiesa di Sant’Andrea a Patrasso.
Insieme a Pietro e a Paolo, Sant’Andrea è l’unico tra i Dodici ad avere, nell’iconografia più antica, una tipologia ben definita: ricalcando l’aspetto del suo maestro Giovanni Battista, ha la barba e i capelli, bianchi o grigi, sempre arruffati come appare già nel mosaico, noto da disegni, dell’abside di Sant’Andrea in Catabarbara a Roma, basilica dedicata al Santo da papa Simplicio nel V secolo. Queste caratteristiche rimasero costanti nelle sue raffigurazioni fino al XIV secolo. Seguendo i Vangeli, l’Apostolo viene rappresentato intento a pescare insieme al fratello Pietro, nella scena cosiddetta della Vocazione, ed è per il suo mestiere che ricorrono tra i suoi attributi il pesce o la rete. Durante il Medioevo si aggiunse anche la croce, simbolo del suo martirio, dapprima una semplice croce latina a bracci dritti a cui secondo quanto riportato negli Acta: “extendentes funibus corpus eius, pedes eius tantum ligaverunt”. Solo a partire dal X secolo, l’attributo più famoso a cui il Santo divenne la croce decussata, che da lui prese addirittura il nome, divenendo parte integrante della sua iconografia dopo il Quattrocento.
Tra le opere plastiche fittili più belle dell’età rinascimentale presenti in Abruzzo, è lo straordinario Sant’Andrea di Stiffe attribuito a Saturnino Gatti. L’opera, realizzata con una cottura in due soli pezzi – come evidenzia il taglio in diagonale ai due terzi del corpo – viene ricondotta alla mano del maestro aquilano per le analogie con il San Giuseppe del Presepe di Tione e con il Sant’Antonio Abate di Santa Maria del Ponte, quest’ultimo di certa autografia e datazione, collocato da fonti documentarie al 1512. Secondo la dott.ssa Lucia Arbace, la statua di Stiffe sarebbe da datare ai primi anni del Cinquecento. Purtroppo, in seguito al sisma del 2009, il Sant’Andrea ha subito degli ingenti danni. Inserito in una piccola nicchia nella parete di sinistra dell’omonima chiesa della frazione di San Demetrio ne’ Vestini, parte del modellato sporgeva in aggetto verso la navata: il crollo di una porzione del cornicione ha investito la parte superiore della scultura, facendo precipitare in terra il capo, il busto e il braccio destro, disastrosamente frantumati in circa 80 lacerti. Recuperati quasi tutti i frammenti e ricoverato in un primo momento quanto superstite della scultura, è stato possibile procedere alla ricomposizione dei brani plastici e al successivo restauro, che ha consentito di rendere nuovamente fruibile l’opera nella sua interezza. Curiosità: subito dopo il restauro il Sant’Andrea è stato esposto in mostra a Pescara, città molto legata per la sua vocazione marinara all’Apostolo, patrono dei pescatori.
