Grandangolo

Ferdinando Mach di Palmstein, una delle menti del PSI di Bettino Craxi, si racconta a Grandangolo

Ferdinando Mach di Palmstein, mente finanziaria del Partito Socialista Italiano ai tempi di Bettino Craxi e oggi analista strategico, ospite di Grandandolo. Una analisi disincantata che passa in rassegna decenni di storia politica ed economica italiana: "Non abbiamo risolto il problema di mettere insieme i valori di libertà e socialità che non sono ancora stati praticati da nessuno".

Per la rubrica Grandangolo, a cura del direttore del Capoluogo.it, David Filieri, l’intervista a Ferdinando Mach di Palmstein, una delle menti del Partito socialista di Bettino Craxi, di cui era intimo amico.

Discendente di una famiglia nobile boema, Ferdinando Mach di Palmstein è nato e cresciuto a Milano, dove ha abbracciato la politica durante gli studi universitari in Bocconi. Esponente di spicco del vecchio Psi, oggi è consulente e analista strategico. “Negli ultimi anni ho deciso di farmi conoscere di più, perchè il passato è quasi sepolto e sono molto proiettato nel presente sentendomi libero di fare solo ciò che voglio”, spiega Palmstein al Capoluogo.

È stato molto vicino a Bettino Craxi, leader del primo Psi, poi Presidente del Consiglio. “Craxi era un leader che sottovalutava completamente il valore dell’economia e in me aveva trovato una persona che, venendo dal mercato finanziario degli agenti di cambio, portava quella cultura economica che lui ‘sottostimava’.  Scesi a Roma quindi in condizioni di privilegio, per aiutarlo nei rapporti con il mondo imprenditoriale italiano, in rapporto con le conoscenze che il partito socialista aveva per aiutare gli italiani all’estero. Ero partito con quella missione che imparai lentamente, strada facendo. Era un mestiere per me tutto nuovo”.
Altra figura di spicco con la quale Mach di Palmstein si trovò fianco a fianco è stata quella di Claudio Martelli, incontrato negli anni in Bocconi. “Ero un giovane studente che aveva scelto Ingegneria nonostante gli studi classici. Alla fine, non riuscendo a superare un esame, cambiai facoltà e scelsi la Bocconi. Fu una casualità che poi nella vita mi ha portato tanto bene, nonostante di errori, come tutti, ne abbia fatti tanti. Lì incontrai un gruppo di persone straordinarie, che sono diventati poi gli amici e le guide di una vita intera”. Con lui infatti, hanno studiato Francesco Giovazzi, Angelo Cardani e un giovane Claudio Martelli, “Che era lì per educarci politicamente nel marasma delle lotte del movimento studentesco guidate da Cusani. Per la mia formazione fu un momento molto educativo, Martelli è stato il mio formatore nella passione politica, mi ha insegnato poi con il tempo ad avere un rapporto dignitoso anche con Bettino Craxi”.

Quella di Mach di Palmstein è stata ed è tuttora una figura di spicco non solo per la politica, ma anche e soprattutto per l’economia italiana. Per quanto riguarda lo scenario politico attuale, “La nostra classe politica ha le competenze per gestire la situazione non solo del Paese, ma anche a livello mondiale. Gli italiani, dopo essere stati i padroni del mondo, hanno imparato che questo è il luogo dove tutto il mondo vuole venire perchè si vive meglio. Siamo un Paese che ha la cultura della pace costruttiva alla quale mi ispiro per declinare un passaggio oggi possibile: dobbiamo spiegare a tutti che il dividendo della pace è superiore al dividendo della guerra. Dobbiamo saper perdonare anche la Russia, dando così una svolta al paradigma del genere umano ‘homo homini lupus’. La crudeltà dell’uccidere è meglio eliminarla. Per questo, sogno una federazione degli Stati e dei regni d’Europa, in un concetto di unione reale, non utopica e di non belligeranza”. 

Nel ’93, quasi 30 anni fa, la fine di Craxi come uomo politico, travolto da una bufera che coinvolse giustizia e politica. Ieri, e anche oggi, quanto la giustizia è al servizio della politica?C’è stata e c’è ancora una degenerazione della funzione giudiziaria nel mondo libero e tende a essere usata dalla politica. Ma non è una cosa nuova: secoli fa il re decideva tutto e anche quando è nata la separazione tra potere giudiziario e potere assoluto esisteva comunque la figura del delegato che riportava al re le decisioni e aveva sempre l’ultima parola. L’uso del potere giudiziario da parte del politico vincente c’è, nelle democrazie libere, da che mondo è mondo. Soprattutto da quando è caduto il grande nemico del comunismo: da quel momento lì in poi è nata la tendenza da parte del Paese dominante a utilizzare i giudici per dirimere delle questioni. Quindi non è una cosa che ha toccato Craxi per primo, ma anche ad altri molto prima di lui, essendo gli italiani anarchici per natura. Innovatori per attitudine, gli italiani hanno sempre sviluppato capacità e indipendenza che vengono da una radice anarchica. Oggi la giustizia viene usata in politica per correggere le cose che non ti piacciono, questo è uno degli abusi del potere politico dominante ed eletto dal popolo, quindi legittimato.  In questo Paese, in ogni caso, non abbiamo risolto il problema di mettere insieme i valori di libertà e socialità che non sono ancora stati praticati da nessuno. Il premier Giorgia Meloni ci sta provando, vedremo cosa succederà!“. 

Il video integrale con l’intervista del direttore David Filieri a Ferdinando Mach di Palmstein

Si ringrazia il ristorante Connubio dello chef Luca Totani per la splendida location.

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