Malattie cardiovascolari, siamo sicuri che sia davvero tutta colpa del colesterolo?

16 dicembre 2022 | 06:32
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Malattie cardiovascolari, siamo sicuri che sia davvero tutta colpa del colesterolo?

Focus su colesterolo e malattie cardiovascolari nell’appuntamento del venerdì con la nutrizionista Simona Di Pirro: rispondiamo alle domande dei lettori

Il colesterolo è una molecola appartenente alla famiglia dei lipidi che nel nostro organismo svolge importanti funzioni biologiche; infatti, è un componente della membrana che circonda le cellule.

Qui il colesterolo regola la rigidità della membrana stessa e la sua permeabilità, cioè la capacità di far entrare ed uscire acqua e ioni. Il colesterolo è il precursore della vitamina D, della vitamina A e dei sali biliari che sono fondamentali per un buon assorbimento intestinale dei grassi. Inoltre, il colesterolo è anche il precursore degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili (testosterone, progesterone, estradiolo e cortisolo).

Scopriamo perché allora tutti ne abbiamo così paura!
L’organismo, in situazioni di normalità, si autoregola mantenendo un equilibrio tra il colesterolo introdotto con la dieta (20%) e quello prodotto principalmente dal fegato, ma anche dal surrene e dalle ghiandole sessuali (80%). Siccome il colesterolo è un lipide, cioè un grasso, non è solubile in acqua e deve legarsi a lipoproteine per essere trasportato nel sangue. Questo colesterolo in eccesso, legato alle lipoproteine a bassa densità, anche note come LDL (colesterolo cattivo), tende ad accumularsi sulle pareti delle arterie, formando le così temute placche ateromasiche. Sono proprio queste placche le responsabili della perdita di elasticità delle arterie e possono danneggiare il cuore provocando l’infarto oppure il cervello provocando l’ictus.

Rispondiamo ora ai dubbi dei nostri lettori:

1) Il colesterolo alto che non scende con la dieta e l’attività fisica può avere origine genetica?
Sì, esiste una particolare condizione chiamata “Ipercolesterolemia familiare” che viene trasmessa per via ereditaria. Questa patologia è caratterizzata dalla presenza di un gene mutato che codifica proprio per il recettore delle LDL. Questo recettore a livello epatico serve a catturare il colesterolo che circola nel sangue e a farlo entrare nelle cellule del fegato. Se la mutazione colpisce entrambi gli alleli (di origine materna e paterna) si ha una condizione di “omozigosi” e necessita di trattamento farmacologico data la severità della malattia. Se invece il gene mutato è solo uno dei due ereditati dai genitori, si avrà una condizione di “eterozigosi”, molto più comune e meno grave.

2) Il colesterolo cattivo è il vero responsabile delle malattie cardiache?
In realtà gli ultimi studi stanno mettendo sempre più in evidenza che il colesterolo provoca maggiori danni in organismi infiammati. È proprio l’infiammazione delle pareti delle arterie ad essere determinante nelle malattie cardiovascolari. Più che puntare il dito contro il colesterolo, si dovrebbe indirizzarlo verso l’insulina o meglio verso l’insulino resistenza. È noto ormai il meccanismo che porta l’eccesso di zuccheri a stressare il pancreas, il quale nel tempo finirà per diminuire la produzione di insulina. L’iperinsulinemia e l’insulino resistenza promuovono l’infiammazione portando il grasso “viscerale” (la famosa pancetta) a rilasciare molecole infiammatorie in un circolo vizioso che si autoalimenta.

3) Come ridurre il rischio cardiovascolare?
Risulta fondamentale mantenere alti i livelli di vitamina D durante tutto l’anno, curare la propria alimentazione, introdurre una buona quantità di omega 3 preferendo i pesci grassi come il salmone selvaggio, le sardine, le acciughe, evitando al tempo stesso il fumo, la sedentarietà e un eccessivo introito di glucosio, fruttosio e carboidrati in genere. È importante mantenere anche buoni livelli di magnesio, vitamina K2 e vitamina C. In ultimo, ma non per questo meno importante, è necessario curare l’igiene del sonno. Infatti, il riposo notturno influisce notevolmente sul buon funzionamento dei nostri ormoni e sulla sensibilità insulinica.

Ecco perché per la prevenzione dell’aterosclerosi è molto utile misurare anche le LDL ossidate o le VLDL insieme ad altri parametri come trigliceridi, HDL, il rapporto HDL /LDL piuttosto che il solo colesterolo totale, omocisteina, insulinemia, glicemia, ecc. Se ci sono anche altre comorbilità come la pressione alta o il diabete, il medico potrà valutare l’utilizzo di farmaci come le statine.
Ricordiamo sempre però che il giusto approccio alimentare studiato dal nutrizionista sulle effettive necessità del paziente abbinato ad un corretto stile di vita, può essere nella maggior parte dei casi risolutivo.

La Dott.ssa Simona Di Pirro, Biologa Nutrizionista, è ospite de “Il Capoluogo” con una sua rubrica quindicinale. Potete suggerire temi o fare delle domande scrivendo alla redazione del Capoluogo. La dottoressa Di Pirro è laureata presso l’Università degli Studi dell’Aquila in Biologia della Salute e Nutrizione con lode, ha frequentato la scuola di alta formazione in Micoterapia (utilizzo dei funghi medicinali) presso l’Università di Padova e la scuola di alta formazione in Microbiota umano in collaborazione con l’Università di Pavia. È inoltre consulente per l’igiene degli alimenti e gestione del sistema HACCP.
La dottoressa propone ai suoi pazienti un approccio nutrizionale basato sulla medicina funzionale presso i suoi studi dell’Aquila e di Avezzano.
Questi invece i suoi riferimenti social:
-pagina facebook: Dott.ssa Simona Di Pirro Biologa Nutrizionista
-instagram: simonadipirronutrizionista

Simona Di Pirro