A 12 anni dall’inchiesta che ha coinvolto l’ex assessore alla Protezione civile, Daniela Stati commenta la recente assoluzione: “È giusto che la giustizia indaghi e spulci nell’attività della politica, ma servono tempi più veloci”.
“Dal punto di vista umano non mi resta molta gioia per questi eventi che riguardano un periodo triste e buio per L’Aquila, l’Abruzzo e l’Italia intera, quello del terremoto. Mio padre ha quasi 76 anni, se fossero passati altri dieci anni? Se non avesse potuto vivere il momento di questa assoluzione, come ci saremmo dovuti sentire?”. Così l’ex assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, Daniela Stati, commenta al microfono del Capoluogo.it, per la rubrica Grandangolo, l’assoluzione con formula piena dalle indagini iniziate nell’agosto 2010 relativamente alla questione Abruzzo Engineering. Oggi, Daniela Stati è “una donna come tante, lavoro per una multinazionale per la ricognizione e il recupero crediti e ho una grande passione, che è la politica vera, quella che si fa tra la gente. Una passione che le inchieste giudiziarie e i tanti problemi non mi hanno tolto, perché ce l’ho nel sangue. Mi sento fortunata, perché nei momenti più difficili, quando stavo per cedere, ho avuto al mio fianco mio padre, la mia famiglia, i miei amici”.
“È giusto che la giustizia indaghi, – ha sottolineato poi l’ex assessore Stati, in riferimento agli eventi che l’hanno coinvolta – e faccia il proprio percorso, spulciando anche nell’attività politica, ma che sia in tempi più veloci. Lo Stato dovrebbe mettere a disposizione della Giustizia fondi per mettere i magistrati nelle condizioni di svolgere velocemente il proprio lavoro; anche perché se io sbaglio pago, ma ci sono delle categorie che quando sbagliano non pagano, per cui ci vorrebbero riforme davvero importanti”.
A questo punto, al di là della passione, Daniela Stati tornerà alla politica attiva? “Nella vita e in politica mai dire mai“.
