Le nuove stanze della poesia, Un Natale di pace

Un Natale di pace, senza guerra e disuguaglianze: gli auguri di Valter Marcone nell’appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia.
La puntata di questo giovedì 22 dicembre è una puntata prenatalizia. Natale, Un giorno particolare nel calendario cattolico.
Perchè al termine dell’Avvento, uno dei due periodi forti di tutta la liturgia cristiana, ci ripropone la contemplazione di un bimbo nato povero tra i poveri, adorato dai pastori che accorrono alla grotta dove è stato deposto in una mangiatoia, salutato dai Re Magi a lui condotti da una stella. Un evento quasi insignificante per la fragilità di quel bimbo, per la marginalità di quel contesto. Un bimbo venuto al mondo per cambiare il mondo attraverso una morte in croce che è poi in definitiva la più grande vittoria a cui l’uomo abbia mai potuto aspirare :la vittoria sulla morte. Perchè con la resurrezione al terzo giorno di quell’uomo che gli altri volevano re dei giudei diversamente da lui stesso che si chiamava figlio di Dio ,viene sconfitta la morte e viene ricostruita una storia, un patto di alleanza tra un Dio e il suo popolo.
Tutto a partire da una annunciazione. L’Annunciazione a Maria che sarà madre trasforma il modo attraverso cui il popolo di Dio può comprendere la sua storia. Invece di indurlo alla schiavitù e alla disperazione, gli apre una strada verso il Regno. «Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto”. (Lc 1,28 – 29).
Al di là di questa nascita che pure ha cambiato la storia del mondo attraverso la storia del cristianesimo quando pensiamo al Natale di Gesù non possiamo fare a meno di pensare alle parole che la sua buona novella hanno annunciato al mondo nei due millenni che ci separano da quell’ evento. E sono parole importanti oggi più di ieri. Se ne potrebbe fare l’elenco perchè attraverso i secoli sono state declinate in tutti i modi possibili, in molti contesti e da molti uomini che non solo le hanno proclamate ma le hanno accolte e vissute.
Quando parlo di queste parole che contengono un mondo ,il primo pensiero è sicuramente di come sono state accolte perchè per continuare a parlarne oggi, che dimostrano ancora la loro validità occorre innanzitutto aderire alla loro accoglienza, preparare loro un posto adeguato, mettere insieme tutte quelle azioni che possono trasformarle in fatti concreti. Siamo chiamati a «rendere ragione della speranza che è in noi» (1Pt 3,15)
Qui non è possibile esaminarle tutte, tutte quelle della buona novella: pace, prossimo, perdono, povertà, diseguaglianze,laicità, e molte altre , ossia quello che ci fa crescere in quell’amore che «tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta»(1Cor 13,7). Con esse impariamo ad ascoltare Colui che esorta: «Esulta, o sterile che non hai partorito, esplodi in un cantico e inneggia a gran voce, tu che non hai provato i dolori del parto» (Is 54,1).
Per questa riflessione ne ho scelto tre come il titolo : un Natale di pace contro la povertà e in lotta delle diseguaglianze . Tre parole dunque che stanno tra di loro a tessere il volto di una esistenza dignitosa e profondamente umana a cui ogni individuo aspira nel suo percorso terreno. Tre parole che declinate in senso negativo rappresentano la tempesta perfetta perchè rendono una società ingiusta, classista, piena di pericoli quindi infida , insomma frutto di egoismi . Tuttee tre le parole sono sinonimo di egoismo.
Anche se Marguerite Yourcenar ne Le memorie di Adriano ci ricorda alcune verità imprescindibili : “ Quando si saranno alleviate sempre più le schiavitù inutili, si saranno scongiurate le sventure non necessarie, resterà sempre, per tenere in esercizio le virtù eroiche dell’uomo, la lunga serie dei mali veri e propri: la morte, la vecchiaia, le malattie inguaribili, l’amore non corrisposto, l’amicizia respinta o tradita, la mediocrità d’una vita meno vasta dei nostri progetti e più opaca dei nostri sogni: tutte le sciagure provocate dalla natura divina delle cose. “
Stare con i piedi per terra dunque rispetto alle aspirazioni che voglio coniugare con le tre parole di cui ho parlato finora pace,povertà, diseguaglianze ricordando che P. Congar amava riportare le famose parole di Péguy «Non il vero, ma il reale… cioè il vero con la sua storicità, con la sua concretezza nel divenire, nel tempo».
Il banco di prova dunque la realtà . E purtroppo la realtà attuale non depone a favore della coniugazione positiva della pace , della lotta alla povertà del contrasto alle diseguaglianze. In moltissimi paesi del mondo e purtroppo anche nel nostro paese.
Innanziitutto comincio col domandare : ma quando è Natale, quanti Natale ci sono, che sifgnifica dunque Natale. Naturalmente in questa riflessione per una rubrica di poesia non posso non dare la parola ad alcuni poeti ,pochi purtroppo per ragioni di spazio.
E dunque Madre Teresa di Calcutta risponde forse così agli interrogativi che ho posto _
È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza
Ecco quando è Natale. Un discorso intimo, personale come quello di riconoscere i propri limiti e le proprie debolezze, o quando si ha o non si ha la capacità di rimanere in silenzio per ascoltare gli altri ,quando si tende la mano ad un fratello. Un discorso anche comunitario quando non si accetta l’oppressione dell’uomo sull’uomo, la marginalità di molti nelle nostre società, le poverstà fisiche e spirituali .
In “L’Anello debole”, Rapporto 2022 sulle marginalità e povertà della Caritas si legge proprio come introduzione che è poi in sostanza il succo di tutta l’esposizione dello studio : “La nuova emergenza socio-economica che stiamo vivendo colpisce un Paese, come l’Italia,
che già prima della pandemia e della guerra in Ucraina faceva registrare valori record di povertà
ed esclusione sociale. Come si legge nel rapporto, che riporta anche dati della statistica uffi-
ciale, il numero dei poveri assoluti nel nostro paese è infatti in forte crescita sin dal 2008, cioè
dallo scoppio della crisi finanziaria globale, ed è poi di nuovo decisamente aumentato nel 2020
in occasione della recessione indotta dalla pandemia. Va osservato come durante tale periodo
di crisi l’incidenza della povertà è aumentata di più proprio tra quei gruppi sociali e demografici
che di più avevano subito gli effetti delle crisi precedenti: le famiglie con figli minori, i lavoratori
a termine, le donne, gli immigrati. “
La Giornata mondiale del 17 ottobre di lotta alla povertà è stata ispirata dal Movi-
mento Internazionale ATD-Quarto Mondo e dal suo fondatore, padre Joseph Wresinsky, che nel
1987, sul Sagrato dei diritti umani al Trocadero di Parigi, fece collocare una Lapide in memoria
delle «vittime della miseria».
Quella sera, alla fine della cerimonia di inaugurazione, padre Joseph disse: «Stanotte, noi –
cittadini, ministri, deputati, funzionari e tutti gli altri – abbiamo fatto un patto di alleanza con i
disoccupati, gli illetterati, gli indigenti e i senzatetto. Non un patto per una notte, ma un patto
per l’avvenire”. Un impegno a essere “iniziatori di questa strada nuova in cui la giustizia avrà la
meglio sul profitto, sullo sfruttamento, la pace sulla guerra, in cui la giustizia e l’amore saranno
riconciliati”. Sono parole di 35 anni fa .
Nel 2021 le persone accolte ed accompagnate presso i centri di ascolto/servizi in rete sono
state 227.556 6 , di cui 50,9% uomini e 49,1% donne; la proporzione si è esattamente invertita ri-
spetto allo scorso anno quando il peso del genere maschile era invece minoritario.
Dunque la necessità di combattere contro tutto questo ci riporta inesorabilmente al Natale e a un Dio necessario. Ce lo ricorda Bertold Brecht che vede appunto nel Natale e quindi nella nascita del figlio di Dio sulla terra , un Dio che si incarna per far parte della storia umana fatta anche appunto di guerra, povertà, diseguaglianza, oppressione. Lo sguardo di un Dio necessario a noi uomini .
Alla vigilia di Natale
(Bertolt Brecht)
Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.
Il contesto di questo componimento è dunque quello del lavoro e della miseria che colpisce, in tempi di recessione anche chi un lavoro ce l’ha.
Le grandi catastrofi, quali guerre e pandemie, tendono a influire su diseguaglianza e povertà.
Sempre secondo il rapporto Caritas :”Nel 2021 cresce l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%; parallelamente si contrae la quota degli occupati che scende dal 25% al 23,6%. Appaiono stabili in tal senso le differenze tra assistiti italiani e stranieri: tra i primi risulta molto più alto il peso dei pensionati (15,8%)16 e delle persone inabili al lavoro (5,0%); tra i secondi è invece più consistente la percentuale di disoccupati e, al contempo, di occupati (29,4% contro il 17,3% dei nostri connazionali). (Tab. 8). La pandemia da Covid-19 è bene sottolinearlo ha enfatizzato molte conseguenze della crisi economico- finanziaria del 2008 non ancora superate, anche in termini occupazionali. Tante risultano essere oggi le fragilità connesse al mercato del lavoro italiano, in continuità con il recente passato: l’ampia diffusione di occupazioni a bassa remunerazione e bassa qualifica (soprattutto nel terziario); la segmentazione del mercato occupazionale; le marcate differenze territoriali; il dualismo tra in sider (lavoratori con contratti stabili) e outsider (lavoratori precari); la diffusa precarietà; la forte incidenza dei lavori irregolari (nel 2016 l’Istat aveva stimato l’esistenza di 3,7 milioni di lavoratori a tempo pieno nell’economia informale, pari al 15,7% di tutta l’occupazione del Paese);17 la diffusione dei contratti di lavoro non standard, soprattutto tra i giovani e del part-time involontario; l’alta incidenza dei Neet e della disoccupazione giovanile. Molte delle diverse condizioni di precarietà elencate vedono coinvolti i nostri assistiti, sia italiani che stranieri.
Le disuguaglianza di reddito stanno crescendo a un ritmo esponenziale. Secondo Oxfam, nel 2010 circa 390 miliardari possedevano la ricchezza privata della metà della popolazione mondiale. Nel 2016, invece, il numero è sceso a otto. La Grande Recessione, seguita alla crisi finanziaria del 2008, ha colpito i vulnerabili in modo particolarmente duro, mentre coloro che l’avevano innescata ne hanno beneficiato ulteriormente.
E poi Natale richiama la pace. Una pace che non c’è a causa dei conflitti in tutto il mondo. Conflitti che vengono ricordati in queste due composizioni da Salvatore Quasimodo e Henry Wadsworth Longfellow .
Natale
(Salvatore Quasimodo)
Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
Campane di Natale
(Henry Wadsworth Longfellow)
Ho sentito le campane, per Natale,
suonar le loro vecchie càrole consuete
e ripetere, dolci e libere, le parole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E pensavo a come, venuto quel giorno,
i campanili di tutta la Cristianità
avevano battuto al canto ininterrotto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E, disperato, ho chinato la testa
“Non c’è pace sulla terra”, ho detto,
“Perché l’odio è troppo forte e si fa gioco del canto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini”.
Poi da ogni bocca nera e maledetta
il cannone tuonò nel Sud,
ed in quei rombi annegaron le càrole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Fu come se un terremoto scuotesse
le pietre focaie di un continente
e mandasse in rovina i focolari domestici
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Allora le campane hanno rintoccato più forte e profondo:
“Dio non è morto, e non dorme;
Il male fallirà, il bene prevarrà
con pace sulla terra, con buona volontà per gli uomini”.
Finché con quei rintocchi e con quel canto
il mondo non è tornato dalla notte al giorno,
una voce, una melodia, un canto sublime
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Il fratello dunque contro l’altro fratello in una tempesta perfetta : pandemia, guerra in Ucraina e aumento dei prezzi di cibo ed energia stanno scatenando una grave crisi alimentare globale. Entro l’anno 827 milioni di persone rischiano di soffrire la fame, 860 milioni dovranno sopravvivere con meno di 1,9 dollari al giorno.
Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia afferma in una intervista rilasciata a Patrizia Pallara il 29 aprile 2022 su Collettiva “ Una caloria su otto del sistema alimentare mondiale è prodotta in Ucraina, Bielorussia, Russia: il 60 per cento dell’olio di semi di girasole, il 30 per cento del grano, il 20 per cento del mais, il 15 per cento dei fertilizzanti che sono strategici. Il prezzo di queste commodity, fissati principalmente alla Borsa di Chicago, specializzata in beni primari come il cibo, sono schizzati in alto e adesso si trovano al di sopra dei livelli del 2008. Questi aumenti speculativi si sono combinati ai rincari di petrolio e gas, e a fattori geopolitici, come il blocco delle navi che trasportano grano ucraino nel Mar Nero, una delle principali rotte commerciali globali, la sospensione di molti accordi e le sanzioni. Ed ecco qua la crisi alimentare. “
Ecco allorae che cosa è e che cosa significa oggi per noi, ma soprattutto il Natale è il dono di un Dio all’umanità come dice Isaia 9:5
Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Che si avvera per testimonianza dell”evangelista Matteo 1 :22-23
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.