Tecnologia

Pc da gaming, la seconda vita dopo la pandemia

Pc da gaming batte console: dalle piattaforme introvabili, alla grande riscoperta durante la pandemia. Sony rischia di perdere la 'guerra' con Microsoft.

Inizia la seconda vita del pc da gaming. In un mercato dove le console next gen risultano ancora difficili se non impossibili da trovare, sempre più utenti stanno scegliendo il pc come piattaforma di gioco.

In tutto il mondo sono 2,81 miliardi i giocatori, mentre il numero stimato di gamer pc nel 2021 è stato di 1,8 miliardi, rispetto agli 1,5 miliardi dell’anno precedente (fonte: Statista.com). Il pc da gaming, ma non solo, ha conosciuto il suo momento di maggior gloria durante la pandemia: strumento indispensabile non solo per giocare e divertirsi, ma anche per seguire la dad o poter lavorare in smart working. Difatti sono stati 347 milioni i pc consegnati nel 2021, il 28% in più rispetto al 2019, ma una concomitanza di fattori avversi come la carenza di materie prime e gli speculatori stanno rendendo le console irreperibili, spingendo quindi i consumatori a cercare alternative.

Per contrarre la pirateria, inoltre, già da tempo, Steam ha reso facilmente accessibile e più protetto un enorme catalogo di giochi, dal momento che proprio per contrastare la pirateria le aziende hanno sviluppato la tendenza a mettere sul mercato giochi principalmente per console, unica piattaforma prima dell’avvento del mobile in grado di garantire determinati volumi di vendita. Ma oggi nella transizione in atto gioca un ruolo chiave anche il costo: un pc da gaming preassemblato con i5 e 3060 (cioè processore e scheda video di fascia medio-alta) si può trovare a 850 euro, mettendo in mano agli utenti una soluzione che garantisce una performance pari o superiore alle console next gen, che sul mercato dell’usato mostrano un listino simile.
Molti ragazzi, aiutati dai numeri (su Twitch si possono guadagnare fino a 1.500 dollari al mese anche con un seguito modesto) scelgono fin da piccolissimi un percorso da gamer professionista o da streamer, altra categoria a beneficiare di un pc che, oltre a giocare, consente anche di effettuare editing veloci e mixaggi semiprofessionali a costi contenuti. Una netta inversione di tendenza rispetto a dieci anni fa, quando costruirsi una piattaforma simile era considerato un lusso.
Meno entusiasta del cambiamento in atto invece è Sony, che sulle console ha sempre puntato con convinzione. Questo novembre segna il venticinquesimo mese dal lancio della Ps5 ma nei negozi è impossibile trovarne una in pronta consegna, e la lista d’attesa è talmente lunga che gli utenti sono costretti a puntare sul vecchio modello: negli ultimi 12 mesi la Ps4 ha superato le vendite di Ps5 di oltre 3 milioni di unità. Il colosso nipponico cerca allora strategie alternative. Dopo la storica apertura delle sue esclusive sul mercato pc, Sony ha trovato sì un riscontro di pubblico favorevole (2.398.000 di copie vendute su pc per Horizon: Zero Dawn, 852.000 per l’apripista Days Gone) ma anche una piattaforma satura di concorrenza, dove ai cataloghi offerti dai leader storici (Valve, Epic Games, EA e Rockstar) presto si aggiungerà anche Netflix con il suo Gaming Studio. E dove a dominare la scena c’è il rivale storico di Sony.
Microsoft su pc  – come spiega Il Messaggero – ha un sistema operativo proprietario, il catalogo del GamePass (che adesso offre anche la possibilità di effettuare gratuitamente crossplay online con l’ecosistema Xbox), più una costellazione di periferiche dedicate con anni di rodaggio sulle spalle. Ha, soprattutto, un acquisto importante all’orizzonte, quello di Activision: un’operazione da 69 miliardi senza precedenti nel settore, che rischia di sottrarre al colosso nipponico gli introiti multimilionari del franchise Call of Duty, che proprio su PlayStation ha la sua fanbase più grande. E che, secondo quanto dichiarato da Sony alla CMA (Competition and Markets Authority, l’organo antitrust del Regno Unito), minaccerebbe “l’intero ecosistema del gaming in un delicato periodo di transizione”, quello verso il mercato digitale, che rappresenta l’83% delle vendite di videogame a livello globale.
Microsoft si sta spendendo a gran voce per far passare la proposta d’acquisto. Servirà l’ok di 16 governi mondiali che ad oggi però condividono gli stessi timori di Sony, preoccupati che l’accordo possa non solo violare le leggi antitrust ma anche mettere Microsoft in una posizione pericolosamente vicina al monopolio. Una posizione che condannerebbe Sony a perdere la guerra per il fiorente mercato pc prima ancora che sia iniziata.

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