Cultura

Tutti i Santi giorni, 29 dicembre: San Davide

San Davide e la sfida con Golia per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 29 dicembre.

San Davide e la sfida con Golia per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 29 dicembre.

Il 29 dicembre si ricorda San Davide. San Davide, nacque a Gerusalemme intorno al 1040 a.C.; le sue vicende sono raccontate nel primo e nel secondo libro di Samuele e nel Primo libro dei Re (1 Sam 16,1; 2 Sam 23,5; Re 2). Secondo la Bibbia, il pastore Davide – “fulvo di capelli e di bell’aspetto” – era il più giovane dei sette figli di Isai, della tribù di Giuda. Fu preso a servizio da Saul, primo re d’Israele, come citarista affinché ne rallegrasse l’umore: il sovrano, infatti, era assalito da uno spirito di tristezza e malinconia che spesso lo rendeva furibondo. Per ordine divino, Davide venne segretamente unto con l’olio benedetto dal profeta Samuele come re d’Israele. L’episodio delle Sacre Scritture più famoso che lo riguarda è quello dello scontro con Golia, il gigante filisteo che terrorizzava gli ebrei, sfidandoli a duello. Dopo quaranta giorni, Davide, non potendo più sopportare le offese rivolte al Suo Dio, raccolse la provocazione e, con l’aiuto del Signore, riuscì ad avere la meglio sulla forza di Golia, tramortendolo con un sasso lanciato da una fionda e poi decapitandolo con la sua stessa spada. La vittoria lo rese popolare presso gli ebrei e gli valse l’amicizia di Gionata, figlio del re Saul. Tuttavia, la crescente fama del giovane ingelosì il re che cercò di ucciderlo con una lancia; Davide scappò, rifugiandosi nel deserto. Morto Saul, Davide venne eletto re di Giudea e poi d’Israele: con grande zelo, condusse il suo popolo alla virtù e al timore di Dio; innalzò un magnifico padiglione sul monte Sion e vi fece trasportare l’Arca dell’Alleanza. Nell’ultima parte della sua vita, pur avendo un numeroso harem secondo la consuetudine del tempo, si invaghì di Betsabea, moglie del suo ufficiale Uria l’Hittita. Per non avere intralci lo fece morire mandandolo a combattere in guerra (2Sam 11). Secondo la tradizione, il pentimento di San Davide per questa azione, dopo che il profeta Natan gli ebbe rimproverato la sua colpa (2Sam 12), sarebbe all’origine del Miserere, uno dei più famosi Salmi, il 51. Davide ricopre una grande importanza nella genealogia di Gesù presente nel Vangelo di Matteo, in quanto segna il termine della prima parte della genealogia stessa, divisa in tre blocchi di quattordici generazioni. Compare anche nella genealogia proposta da San Luca evangelista. In entrambe risulta essere nipote di Obed e figlio di Iesse.

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La figura di Davide diede luogo a un’iconografia eccezionalmente vasta e complessa, derivante sostanzialmente dal testo biblico. Una delle prime raffigurazioni note, risalente al VI secolo, è il mosaico pavimentale della navata centrale di una sinagoga a Gaza dove il sovrano è identificato dall’iscrizione: incoronato è seduto in trono e suona l’arpa circondato da animali selvatici, secondo il modello ispirato alle rappresentazioni di Orfeo con gli animali. Successivamente si sviluppò il tema di Davide giovane (1 Sam. 16) raffigurato per lo più imberbe, abbigliato da pastore con corta tunica, stivaletti e una sorta di sago. Come cantore regio e salmista venne raffigurato frequentemente nel Medioevo nei frontespizi di salteri, bibbie, libri d’ore e di musica liturgica: seduto in trono o stante, per lo più barbuto, in abbigliamento da sovrano, con uno strumento musicale, solo o circondato da cori o musici, o da figure danzanti, ma anche da scribi. A partire dal IX secolo compare l’iconografia che lo vede rex et propheta, elaborata secondo una tipologia classica dei sovrani. Tra le scene della vita di San Davide, quelle più frequentemente raffigurate nell’età medievale riguardavano la lotta con il leone o con l’orso, mentre era intento a suonare accanto al proprio gregge e l’unzione per mano del profeta Samuele. San Davide viene raffigurato molto spesso insieme a Golia, talvolta mentre sta per colpirlo con la fionda, altre volte dopo averlo sconfitto e decapitato; in alcune raffigurazioni ha in una mano la testa del gigante, nell’altra la spada.

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